la Repubblica, 12 marzo 2021
Intervista a Filippo Tortu
Apranzo con Filippo, 22 anni, con il fast boy dell’atletica azzurra. Il ragazzo che ai Mondiali 2019 è stato la brezza che ha riportato l’Italia a correre una finale dopo 32 anni.Paccheri al sugo di pomodoro, acqua liscia, niente pane, né caffè.Alle pareti le maglie autografate dei suoi calciatori preferiti (of course Ronaldo). Tortu da quest’anno vive da solo, vicino all’Arena di Milano, dove si allena, tesserato per le Fiamme Gialle. L’azzurro sta riprendendosi dal Covid, si è ammalato il 3 gennaio, e con lui tutta la sua famiglia. Però a vederlo in azione (in pista non a tavola), con il padre Salvino che è anche il suo tecnico, è sempre bello: pulito, elegante, efficace. Nel mondo dei bolidi umani è il terzo bianco con 9"99 a essere sceso sotto i 10 secondi, gli altri sono il francese Lemaitre (9"92) e il turco Guliyev (9"97).Com’è andato l’inverno?«Le premesse erano buone. Ma ho preso il virus, è stato avvilente, un vero momento di sconforto. Sono rimasto a casa, giusto un po’ di cyclette. E quando ho rimesso la testa fuori, mi è piombata addosso una stanchezza inaudita, non ne risento nei lavori di forza, ma sulla resistenza sì, sono a corto di fiato.Però sono molto determinato, la forma sta tornando, tutte le volte che io ho un infortunio, reagisco, penso a come riprendermi. Vorrei facesse così anche la mia Juve, che ripartisse subito in campionato a caccia dell’Inter. Sono deluso e amareggiato dall’eliminazione in Europa ma credo nella riconferma di Pirlo, al quale va dato un po’ di tempo. A proposito di tempo, marzo a Milano finora è stato bello, illuminato da un sole inaspettato».Se è per questo è inaspettata anche la modalità dei Giochi a Tokyo: molte restrizioni e bavagli.«Sì, peccato, ma meglio così che niente. Io più lo stadio è pieno e più mi esalto. C’è chi ha bisogno del tifo per accendersi e chi si alimenta da sé. Senza urla sembrerà di correre nell’impianto stadio sotto casa, ma forse aiuterà chi non sa gestire la pressione».Per lei il solito scopone scientifico?«Per me sì. Scopetta a dieci. Mi rilassa, prima di andare sui blocchi di partenza. È un’abitudine che ho dal 2016, quasi una scaramanzia.Tiro fuori le carte, uso il materassino come tavolo, e gioco con chi capita: in genere fisioterapisti e medico».Davanti vede più rettilineo o curva?«Il rettilineo. I cento metri, individuali e in staffetta. I 200 metri per me sono una maledizione. Ogni volta che li programmo o li corro, mi capita qualcosa di brutto. Nel 2014 durante le Olimpiadi giovanili in Cina a 16 anni sono inciampato all’arrivo fratturandomi le braccia.Gesso e due interventi chirurgici.Nel 2017 a Roma dopo il 20"34 al Golden Gala vado a Trinità dei Monti e cado sulla scalinata con la caviglia sinistra che fa crac. Appena ci sono i 200 all’orizzonte ecco la lesione al bicipite femorale. Forse l’unica possibilità è quella di una gara a Lourdes. Sui cento stando ai tempi 2020 gli avversari sono sempre quelli: l’americano Bromell 9"90, il sudafricano Simbine, 9"91, il canadese De Grasse, 9"97, più la sorpresa Norman, 9"86, il più veloce di tutti. Ma per i programmi che condividiamo con la struttura federale, con Giorgio Frinolli e Filippo Di Mulo, meglio chiedere al mio allenatore».Che è suo padre Salvino.«Racconto una storia: faccio il liceo, sono in auto con Salvino, chiama al telefono una professoressa che si lamenta del mio comportamento in classe. Salvino mi sgrida, la smette quando arriviamo al campo, lì faccio il miglior allenamento della mia vita, parliamo di tecnica e di esercizi, finiamo, risaliamo in macchina e lui riprende a rimproverarmi per la scuola fino all’arrivo a casa. Questo per dire che una cosa è il padre, un’altra il tecnico. E che siamo capaci di tenere le due cose distinte».È cambiato qualcosa nel suo team?«Ho un nuovo fisioterapista, Mario Ruggiu, che cura la mia mobilità articolare e che in precedenza si è occupato di Cova e di Panetta. Con Flavio Di Giorgio, che era il mio preparatore atletico ora si dedica stabilmente di Sofia Goggia, siamo sempre in buoni rapporti e ci sentiamo spesso. Il nutrizionista è Giacomo Astrua, ma a lui ho chiesto indicazioni, non il numero di penne che devo avere nel piatto, sennò impazzisco».Lei come militare sarà vaccinato presto. La fascia d’età non conta.«Ho avuto il Covid. Devono passare tre mesi, così mi hanno detto le Fiamme Gialle che ringrazio per il loro sostegno. Quindi lo farò ad aprile».Chi le è piaciuto nella stagione passata?« Mondo Duplantis, recordman svedese dell’asta, che vive in America. È un ragazzino, ha 21 anni, sono abbastanza amico suo, anche se quando siamo insieme non parliamo mai d’atletica. Apprezzo uno più giovane di me, che sembra spensierato e sorridente, e in realtà lo è, ma è anche molto concentrato sui suoi programmi e su quello che vuole ottenere. Leggerezza e determinazione. Senza mai far pesare agli altri e a sé stessi le proprie scelte. Mi piace. Come da allievo mi piaceva la figura di Stefano Baldini».Scendere sotto i 10” è una botta che inebria o tramortisce?«Gestirlo all’epoca è stato difficile.La digestione è durata due settimane, poi mi sono ripreso. È un viaggio che continua. Voglio fare il personale, voglio fare meglio, voglio correre più veloce. In programma c’è il mondiale di staffette a Chorzow in Polonia i primi di maggio, decisivo per la qualificazione olimpica. Prima farò una gara ad aprile, il 4 giugno sarò al Golden Gala, il 9 luglio al meeting di Montecarlo. Sento che posso accelerare».Cosa ha capito in questo anno difficile?«Ho imparato ad apprezzare le cose semplici, a passare più tempo con la famiglia, ho visto una cinquantina di film, più duravano meglio era.Niente horror, mi mettono tensione, mi sono concesso una certa lentezza. Tra i miei preferiti: C’era una volta in America, Braveheart che nonostante le battaglie mi ha dato molta pace, ma in cima alla mia classifica metto L’ultimo Imperatore ».Scena preferita?«Mi ha commosso soprattutto il suo rapporto con il topolino, quando l’imperatore lo sbatte sul portone.Come per liberarsi dall’infanzia, non vuole essere come quel topo che si nasconde nelle sue vesti di seta».