Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  marzo 12 Venerdì calendario

Le signore dell’arte

Alla fine di febbraio erano arrivate tutte e 34, con 134 opere: belle, eleganti, ingioiellate. Le 34 artiste aspettavano l’indicazione del posto sulle pareti che dovevano occupare. La mostra, davvero grande e originale, doveva inaugurarsi il 2 marzo, al Palazzo Reale di Milano: «Le signore dell’arte» (programmata sino al 25 luglio, ore 10-19.30, lunedì chiusa). Tutti quadri fatti da donne tra il Cinquecento e il Seicento. Scopo dell’esposizione è di far conoscere il ruolo che le donne pittrici (da sempre abituate al silenzio) avevano esercitato nell’arte figurativa.
Di certo una novità, pensata e allestita per far comprendere che il ruolo acquisito dalle donne nella modernità non era solo legato a episodi sporadici, ma costituiva una tendenza sociale di tutta la penisola. Per millenni le donne sono rimaste fuori dall’attività artistica, sino a tutto il medioevo. Solo l’età moderna ha risvegliato mogli, figlie, sorelle a dedicarsi alla pittura. Purtroppo la mostra non è stata aperta, ma l’inaugurazione è stata rinviata. La Lombardia è divenuta una regione «arancione scuro» e la legge, in queste zone, proibisce le visite delle mostre.
Auguriamoci che cambi di colore: era tutto pronto, davvero una grossa cosa. Speriamo che i pericoli di contagio si alleggeriscano. 134 opere no gender di 34 pittrici non possono essere sempre e tutte dei capolavori. Ma certo la regina della mostra, nelle sue cinque sezioni (curata da Anna Maria Bova, Gioia Mori e Alain Tapié), è cronologicamente una delle prime. In una serie di capolavori più delle altre pitture, essa esprime racchiuse la novità della femminilizzazione della pittura. È certo Sofonisma Anguissola (1532-1625). Figlia del pittore Orazio e sorella di Francesco, espone una borghesissima pittura, la Partita a scacchi prestito del Museo di Poznam, ma anche una prodigiosa Madonna dell’Itria. Una suggestiva pittura dipinta in Sicilia, a Paternò, che non era mai uscita dell’isola. Le fanno compagnia, non insensibili alla lezione di Caravaggio, altre grandi pittrici, come le bolognesi Lavinia Fontana (1552- 1614 col Matrimonio mistico di S. Caterina) ed Elisabetta Sirani (1638-1665, con Porzia che si ferisce a una coscia). Una novità della nostra epoca è che anche i quadri dipinti dalle donne attirano e raggiungono buone quotazioni. Nel 2019 Sotheby’s di New York ha venduto la vivace Lucrezia della romana Artemisia Gentileschi (1593-1653) a quasi 5 milioni di euro: mentre per la Natura morta con vaso di vetro con pesche, fiori di gelsomina, mele cotogne e una cavalletta sempre della Gentileschi (1593-1653) sono bastati 2 milioni.