La Gazzetta dello Sport, 5 marzo 2021
A tu per tu con Paola Egonu
Semplice e devastante. Il mondo di Paola Egonu si può riassumere così. Semplice come una ragazza di 22 anni che ama accudire Noir, il carlino che da qualche mese le fa compagnia. Devastante come le schiacciate che piovono nel campo avversario dai 3 metri e 44 centimetri di altezza alla quale arriva a colpire il pallone. Ne sa qualcosa Busto Arsizio che mercoledì nel quarto di finale di Coppa Italia è stata presa a pallate dall’azzurra. Nel 3-1 con cui Conegliano ha strappato il pass per le Final Four di Rimini, Paola ha toccato cifre da capogiro: 42 punti – con il 68% in attacco -, 4 in meno dal record assoluto in Italia ottenuto sempre da lei (raggiunto il 30 ottobre 2016 in Club Italia-Firenze 2-3). Niente male per una ragazza che in 6 stagioni di A-1 tra Club Italia, Novara e Conegliano è a un passo dai 3000 punti in campionato (2969).
Con Conegliano avete raggiunto 53 vittorie consecutive. Che effetto le fa?
«Sinceramente cerco di non pensare a questi traguardi. Se arrivano tanto meglio ma sono focalizzata su obiettivi ancora più grandi. Andiamo in caccia del poker. Inseguiamo tutto: Coppa Italia, Scudetto e soprattutto la Champions, che Conegliano non ha mai vinto».
Che cosa ha di speciale questa squadra?
«C’è una forte condivisione e allo stesso tempo ogni giorno in palestra la competitività non manca. Ma la differenza è fuori dal campo. Tutte viviamo all’Imoco Village, il residence che la società ci mette a disposizione. C’è grande rispetto della privacy ma se qualcuno ha delle necessità arrivano le compagne in soccorso».
Quest’anno ha ricevuto un’offerta milionaria dal Fenerbahce. Lei l’ha rifiutata...
«Mi sarebbe dispiaciuto lasciare l’Italia e Conegliano senza prima avere vissuto almeno una stagione con l’affetto del pubblico del PalaVerde che ho vissuto da avversaria. Non è stato facile dire no a quelle cifre… Fanno piacere queste proposte. In futuro mi affascina l’idea di un’esperienza all’estero. Anche per capire a che punto sono della mia crescita».
In questi giorni si è parlato molto del caso di Lara Lugli, citata in giudizio dal proprio club perché incinta. Che cosa ne pensa?
«È un problema di mentalità. Le società e i dirigenti devono capire che prima di essere atlete siamo delle donne. È triste pensare che oggi possano succedere queste cose».
Il 1° maggio, con la finale di Champions League a Verona, finirà la stagione con il club. Pochi giorni dopo inizierà una ricca estate di appuntamenti con la Nazionale.
«Nel 2020 la maglia azzurra mi è mancata molto. Oltre alle vittorie, è il traguardo che un’atleta insegue nella sua attività con la squadra di club. Sì, dopo un’estate senza impegni ora ne avremo tre ravvicinati: Nations League, Olimpiade ed Europei. Non è la prima volta quindi siamo preparate».
A Tokyo sarà la sua seconda Olimpiade. Chi le piacerebbe come portabandiera?
«Francamente non saprei».
Se fosse lei?
«Credo che avere tra le mani la bandiera tricolore alla cerimonia inaugurale dei Giochi sia il più grande onore che un’atleta italiana possa provare».
Come sta vivendo questa situazione di continua emergenza sanitaria?
«È difficile ma noi sportivi dobbiamo essere consapevoli che siamo dei privilegiati perché, nonostante le privazioni che da un anno a questa parte siamo obbligati a rispettare, facciamo quello che ci piace».
Lei ha genitori, sorelle e nonni che vivono all’estero. Dalla Gran Bretagna agli Usa, passando per la Nigeria. Riesce a rimanere in contatto?
«Fortunatamente ci sono le tecnologie che permettono con facilità di stare in contatto con tutto il mondo. Ogni giorno con le video chiamate mi assicuro delle condizioni di tutti i miei cari».
Che effetto le fa giocare senza pubblico?
«È strano. Credo che quando torneremo a sentire il calore dei tifosi mi emozionerò».
La Disney l’ha scelta per prestare la voce a Sognaluna, un personaggio del film Soul. Quanto c’è di Paola in questo personaggio?
«Mi sono ritrovata molto perché lancia un messaggio nel quale mi rivedo: puoi avere dei sogni ma non ti devi dimenticare del presente. Vivi adesso e non perdere il tuo essere».
Modella per Armani e doppiatrice per la Disney: che similitudini ha trovato rispetto al mondo della pallavolo?
«In questi ambiti c’è dietro un forte concetto di squadra. Insieme si vince sulla passerella, in sala di doppiaggio e su un campo da pallavolo. Quello che fai è solo una parte di un lavoro duro che viene portato avanti da altri».