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 2021  marzo 12 Venerdì calendario

Tour virtuale nel nuovo museo di Hollywood

Il cinema come esperienza totalizzante, fisica, visiva, mentale, ma anche capace di riflettere i più recenti fenomeni sociali, la loro evoluzione, il modo con cui hanno influenzato il lavoro di registi, attori, sceneggiatori. Quindi non solo meraviglie della settima arte, ma anche aree dedicate al #MeToo, alla polemica «Oscarsowhite», al movimento «Black Lives Matter», ai cambiamenti climatici. In attesa dell’inaugurazione fissata per il 30 settembre, le porte dell’«Academy Museum of Motion Pictures» di Los Angeles si aprono per una visita virtuale, con l’attrice Laura Dern nel ruolo della guida e con una parola d’ordine, inclusione, quasi come un sottotitolo dell’intera operazione: «Vogliamo usare il potere dei racconti per aprire gli occhi delle persone nel segno dell’inclusività». «I progetti che stiamo sviluppando - spiega Jacqueline Stewart, direttore artistico del Museo - sono dinamici, diversi e profondamente radicati nell’evoluzione del cinema. Andranno a scavare sia nelle leggende di Hollywood e nei processi tecnici con cui sono stati realizzati i film, sia nelle questioni riguardanti la razza, il genere, la sessualità, le disuguaglianze, che ne hanno segnato la storia. Vogliamo usare il potere dei film e dei racconti dei registi per aprire gli occhi e la mente delle persone». Dare visibilità alle rivoluzioni e alle proteste sottolinea il legame stretto tra cinema e realtà: «Il #MeToo - aggiunge Stewart - è una mobilitazione che ha toccato tutti i livelli e i contesti lavorativi della nostra società, per noi è importante che il Museo si occupi degli argomenti di cui si discute oggi».
La panoramica sul Museo, realizzato con un budget di oltre 400 milioni di dollari, firmato da Renzo Piano, collocato al numero 6067 di Wilshire Boulevard sulla base di un edificio degli Anni ’30, affacciato, con la sua cupola trasparente, sulle colline di Hollywood, dà il via al tour, tra scale mobili e saloni, scaffali ricolmi di pizze di pellicole e zone, come lo «Shirley Temple Studios», dove i ragazzi avranno la possibilità di seguire corsi per apprendere i vari mestieri dell’arte cinematografica: «Mi auguro - dice Spike Lee - che vengano tanti studenti, mi piacerebbe veder arrivare un mucchio di scuola-bus gialli carichi di giovanissimi, pronti ad aprire le loro menti fresche, a capire il significato dell’essere regista».
Su una superficie di quasi 300mila metri quadrati, sono stati organizzati, nei sei piani della costruzione, spazi per accogliere 12 milioni e mezzo di fotografie, più di 230 mila film e video, 65 mila poster, 85 mila sceneggiature, oltre al «Theater David Geffen» con mille posti a sedere. Eppure, più delle dimensioni dell’opera, colpisce la filosofia che la caratterizza. Tra le voci scelte per l’anteprima c’è quella di Rita Moreno, l’attrice portoricana nata nel ‘31, per 8 anni compagna di Marlon Brando, che rievoca il suo traguardo esemplare di prima interprete latina premiata con l’Oscar: «A quei tempi non avrei mai immaginato di ritrovarmi celebrata in un Museo».
Ogni padiglione propone splendori del passato e visioni sul futuro. Nella sezione costumi ci sono gli abiti indossati da Greta Garbo in Mata Hari, il completo di Humphrey Bogart nel Grande sonno, il vestito di Elizabeth Taylor in Un posto al sole, la giacca gessata di Jack Nicholson in Chinatown, la divisa da cameriera di Susan Sarandon in Thelma e Louise, i bermuda di Jeff Bridges in The Big Lebowski. Tra gli oggetti usati per le scenografie spiccano le porte del «Rick’s Cafè» di «Casablanca», le tavole di pietra dei Dieci Comandamenti, le suppellettili della casa di Psycho, lo scettro di Cleopatra, la mano immensa del King Kong (versione 1976) mossa da complicati meccanismi idraulici. Nel settore «make-up» si scoprono i segreti delle più stupefacenti trasformazioni: «La ragione per cui amo le creature fantastiche - spiega Guillermo Del Toro - è che, in qualche modo, riportano alla nascita stessa del cinema, ai primi esperimenti dei fratelli Lumiere, come la ripresa dell’arrivo del treno nella stazione di La Ciotat che faceva sussultare gli spettatori per la sua veridicità. Credo che, da allora, sia nata la tradizione del cinema fantastico. E questo perché, al fine di capire quale sia il nostro posto nel mondo, abbiamo tutti bisogno di qualcosa che vada oltre i limiti della vita quotidiana».
Il potere dell’immaginazione illumina i percorsi del Museo che avrà, come prima mostra in calendario, quella dedicata al maestro giapponese Hayao Miyazaki dove saranno esposti più di 300 oggetti legati al suo mondo, dagli storyboard ai poster, ai disegni. Il pubblico potrà seguire le orme del grande autore seguendo le indicazioni di Mei, la bambina di 4 anni protagonista del capolavoro Il mio vicino Totoro. Un’intera area sarà dedicata al genio creativo di Pedro Almodovar, mentre, al terzo piano, nella zona «The Oscars Experience» è stata ricostruito un percorso immersivo che permetterà al pubblico di vivere i minuti fatidici che precedono la consegna delle statuette: «Crediamo fermamente - dichiara Bill Kramer, direttore e presidente dell’Academy Museum -, nel cinema in sala. Abbiamo fissato la nostra data di inaugurazione, ma, naturalmente, continueremo a monitorare la situazione e apriremo solo quando saremo certissimi che il Museo sia per i visitatori un posto completamente sicuro».