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 2021  marzo 11 Giovedì calendario

235QQAFZ15 Fantascienza, Cina batte Usa

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Shanghai inghiottita dalle acque per il cambiamento climatico. L’intelligenza artificiale applicata a modificare il cervello umano. Un popolo di lavoratori migranti costretti a vivere su sottomarini, parcheggiati tra l’immondizia nel fiume di una grande metropoli. La Storia a ritroso: una Cina che dal benessere capitalista scivola verso le privazioni del comunismo di Mao. Sono alcune trame dei più popolari racconti di fantascienza cinese, pubblicati negli Stati Uniti in diverse raccolte tra cui Broken Stars, stelle spezzate, a cura dello scrittore e traduttore cinese- americano Ken Liu. Spesso questa narrativa è distopica, offre una visione angosciante del futuro. È raffinata e competente quando parla di scienza e tecnologia, il che non stupisce: la Cina in molti campi è ormai più avanti dell’Occidente. Il successo che riscuotono tra i lettori della superpotenza rivale è rivelatore. Nel clima di guerra fredda in cui Xi Jinping manovra la censura con più determinazione dei predecessori, l’America pensa di aver scoperto un canale alternativo per capire cosa pensano i cinesi.
La fantascienza è un genere letterario che parlando di secoli futuri o pianeti lontani riesce a dire cose scomode o angoscianti, passando attraverso le maglie della censura. Tra i temi ricorrenti ci sono l’Apocalisse ambientale o il ruolo del Grande Fratello. Il primo a subire il fascino di questa letteratura fu Barack Obama, appassionato lettore della trilogia Il problema dei tre corpi di Liu Cixin, il maestro della fantascienza cinese contemporanea. Dopo la scoperta di Obama c’è stato un boom delle traduzioni e la fantascienza cinese è diventata per gli americani una finestra nell’animo di quella nazione. È una zona franca un po’ meno controllata di altre forme di espressione, perché dal Novecento un pregiudizio positivo dei dirigenti cinesi attribuisce alla fantascienza un ruolo educativo. Ancora di recente un vicepresidente della Repubblica Popolare l’ha elogiata come “forza positiva” e si è dichiarato un fan; molti chief executive di grandi aziende cinesi, soprattutto nel settore digitale, nei loro discorsi usano spesso delle metafore prese dai romanzi di Liu Cixin, che ha inventato una sorta di linguaggio nazionalpopolare.
Tuttavia perfino lui ha avuto dei problemi. Prima in Cina e poi in America. La parabola di Liu Cixin attraversa momenti tragici nella storia recente del suo paese. Nasce nel 1963 nella provincia dello Shanxi. I suoi genitori lavorano in una miniera di carbone. Quando divampa la violenza della Rivoluzione Culturale maoista, i suoi genitori a tre anni lo mandano a vivere dai nonni in un villaggio. Quando riaprono le università si laurea in ingegneria elettrica. Il suo primo romanzo esce nel 1989, l’anno della rivolta di Piazza Tienanmen, s’intitola Cina 2185 e gli vale la definizione di “primo scrittore cyberpunk nella storia cinese”. L’opera che consacra il suo successo reca i segni di quelle tragedie.
Il problema dei tre corpi inizia proprio durante la Rivoluzione Culturale: la protagonista da bambina vede suo padre (un professore di fisica) tradito dalla moglie e dall’altra figlia durante un processo delle Guardie Rosse, quindi ucciso a botte. La protagonista diventa a sua volta una scienziata astrofisica. Segnata da una profonda sfiducia negli esseri umani, manda un messaggio interstellare che invita gli alieni a invaderci. Ma la sequenza di eventi che ho riassunto appare nella prima traduzione straniera de Il problema dei tre corpi, quella fatta da Ken Liu per l’editore Usa. In Cina, Liu Cixin dovette “nascondere” l’antefatto della Rivoluzione Culturale maoista. È spostato molto in avanti nell’ordine dei capitoli, come un “flash-back” innaturale, che complica la lettura. Fu uno stratagemma che l’editore cinese suggerì al romanziere, onde evitare uno stop dalla censura di regime. Liu Cixin è un personaggio complicato che non si lascia catturare negli stereotipi. Non è un dissidente, in alcune sue dichiarazioni pubbliche si è allineato con il governo di Pechino. In un’intervista ha sostenuto che i diritti individuali e la liberaldemocrazia «non interessano i cinesi», e che una liberalizzazione del suo paese «avrebbe conseguenze terrificanti». Ha difeso i campi di rieducazione in cui Pechino ha detenuto un milione di uiguri musulmani dello Xinjiang, sostenendo che «il governo sta cercando di sostenere la loro economia e di sollevarli dalla povertà». L’alternativa, ha aggiunto Liu Cixin, sarebbero gli attentati dei fondamentalisti islamici. Queste parole non sono passate inosservate in America. Hanno contribuito ad alimentare un giallo attorno all’adattamento cinematografico e televisivo de Il problema dei tre corpi. Dopo il successo del libro, tradotto in 30 lingue e con oltre 10 milioni di copie vendute, la trasposizione sullo schermo sembrava ovvia. E in effetti il film è stato realizzato. Doveva uscire nelle sale cinesi e mondiali nel 2017. Non è mai uscito. La versione della casa produttrice cinese è che la qualità non era soddisfacente. Poi è entrato in scena Netflix con un progetto di serie televisiva. Sono intervenuti cinque senatori repubblicani, con una lettera al chief executive di Netflix per chiedergli di bloccare il progetto. Netflix ha respinto le critiche, dissociandosi dalle opinioni politiche del romanziere cinese. Il fatto che abbia opinioni vicine al regime, non lo penalizza neppure in Occidente. L’attrazione di Liu Cixin è che attraverso i suoi romanzi di fantascienza ci fa sbirciare un futuro immaginato, o temuto, da una grande massa di cinesi. Se fosse un contestatore, un dissidente, rappresenterebbe una frangia di ribelli. Dall’alto dei suoi milioni di copie vendute rivela comunque i sogni e le angosce della sua Cina.