Il Sole 24 Ore, 11 marzo 2021
L’impatto del Covid sulla speranza di vita
La pandemia ha cancellato in un solo anno i progressi fatti negli ultimi dieci sul fronte della tutela della salute, provocando una riduzione della speranza di vita alla nascita a 82 anni e tre mesi nella media nazionale, con cali ancor più marcati al Nord e in Lombardia, dove rispetto al 2019 la perdita è stata tra 1,6 e 2,4 anni. La crisi ha inoltre azzerato i progressi fatti sul fronte dell’occupazione a partire dal 2013, con la conseguenza di un allargamento ulteriore delle diseguaglianze territoriali e di genere. Mentre i pochi miglioramenti registrati nel campo dell’istruzione non sono bastati a ridurre il divario con l’Europa: nel secondo semestre del 2020 il 23,9% dei nostri giovani (15-29enni) non risultava né occupato né inserito in un percorso di formazione, segnando un gap con l’Ue che sale dal 6 al 10%. L’anno scorso, nonostante gli sforzi di dirigenti, docenti e famiglie, l’8% dei bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado è rimasto escluso da una qualsiasi forma di didattica a distanza, e la quota sale al 23% tra gli alunni con disabilità. In questo difficile contesto meno della metà della popolazione (44,5%) l’anno scorso ha espresso un voto tra 8 e 10 sulla soddisfazione della propria vita, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (43,2%).
L’impronta del Covid-19 ha lasciato un segno profondo sugli indicatori che misurano il Benessere equo e sostenibile degli italiani (Bes), il rapporto elaborato da Istat dieci anni fa e giunto alla sua ottava edizione, dopo l’allineamento avvenuto nel 2016 con gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SdGs). Per rispondere alla crisi sanitaria, i cambiamenti climatici e la rivoluzione tecnologica, il Bes 2020 si è arricchito di 33 nuovi indicatori, portando il set a 152. Il Rapporto rappresenta una pietra miliare nell’analisi statistica sulla qualità della vita e la sostenibilità delle politiche ed è entrato ormai da anni nei documenti di programmazione di bilancio. Alla presentazione del Rapporto, avvenuta ieri, ha partecipato il presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, del Cnel, Tiziano Treu, e il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. «L’inserimento in Costituzione del principio» di sviluppo sostenibile «può e deve rappresentare un modo per accelerare anche il cambiamento della predisposizione del documento di economia e finanza e di altri atti programmatori – ha detto Giovannini -. Anche perché il Pnrr, che dovrà essere presentato dal governo entro aprile alla Commissione, anch’esso deve sposare la filosofia dello sviluppo sostenibile».