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 2021  marzo 10 Mercoledì calendario

Periscopio

Draghi è uomo potente. Apprezzato negli Usa. Temuto in Germania. Giulio Sapelli (Nino Sunseri). Libero.
Tutti abbiamo un talento, ma non tutti riusciamo subito a capire qual è. Spesso ci mettiamo la vita intera, e a volte non basta. Massimo Gramellini. Corsera.

Il Pd ormai è un partito privo di idee con un segretario che è costretto a dire la verità: lì dentro si pensa solo alle lotte di poltrone. Altro che lotta di classe. Marco Rizzo, numero uno del nuovo Pci (Antonio Rapisarda). Libero.

Al di là degli errori di manovra che un segretario può commettere, quello di Zingaretti è stato all’evidenza di puntare quasi tutto su Conte. Ma la sinistra oggi paga un problema che va ben oltre i demeriti o i meriti di un segretario: il divorzio dai ceti popolari. La sinistra italiana, fuori dalle regioni rosse, era forte nei grandi conglomerati industriali del Nord: Torino, Genova, Sesto San Giovanni, Marghera. Da tempo le classi popolari del Nord votano Lega, anche a causa del clamoroso errore culturale della sinistra, che non ha capito un dato oggettivo: il prezzo dell’immigrazione lo pagano le classi popolari, sotto forma di meno diritti, meno salari, meno case popolari. Aldo Cazzullo. Corsera.

La candidatura più divertente è quella del buffone ligure di talento ossia Grillo, il quale si è montato la testa, come accade a chi ne ha poca. Dopo aver fondato e affondato il M5s, Grillo ambisce a salire sul trono dei nipotini di Berlinguer allo sbando. Speriamo che ce la faccia, così ucciderà anche loro e oltre al partito finirà anche la partita. Che Dio gliela mandi cattiva. Vittorio Feltri. Libero.

Ho ricevuto una ventina di querele, Craxi, Occhetto, D’Alema. Ma la più odiosa è di quest’ultimo. Ha terrorizzato giornali ed editori. Mi ha attirato l’odio insensato della sinistra. Ha messo all’angolo la satira politica che io, dopo la parentesi fascista, avevo rimesso in auge preceduto da Giovannino Guareschi. Giorgio Forattini, disegnatore satirico (Giancarlo Perna). Libero.

Le indagini sul furto della Gioconda, che brancolano nel buio, si allargano subito a chiunque abbia lavorato al Louvre negli ultimi mesi: tra gli altri la polizia si presenta così alla porta di un immigrato italiano, Vincenzo Peruggia: ha 29 anni, stuccatore e decoratore, viene dal Varesotto. Lavora per il vetraio Gobier, quello incaricato dal Louvre di montare le lastre che proteggano i quadri del museo. Il funzionario della Sûreté entra nella spelonca di Peruggia, in rue de l’Hopital Saint-Louis, gli fa un po’ di domande, dà un’occhiata distratta in giro. Poi si siede al tavolo e compila il verbale che dice «qui tutto a posto». Esattamente sotto quel tavolo, in una cassa di legno, c’è quello che lui e la polizia parigina stanno cercando: la Gioconda di Leonardo. Maurizio Pilotti. Libertà.

Riccardo Calimani in La grande Vienna ebraica (Boringhieri) mette in scena l’Austria ormai ben poco «felix» ma ancora capace, dopotutto, di ballare un valzer o d’entusiasmarsi per le opere della Secessione viennese. È la Vienna delle nevrosi svelate, dei Girotondi schnitzleriani e della metropolitana, del Mondo di ieri e di Oskar Kokoschka, della Marcia di Radetzky, dell’Accademia di belle Arti, della Tradizione e del Progresso indistinguibili tra loro, di Hitler giovane, dell’antisemitismo e della grande cultura ebraica. Diego Gabutti. ItaliaOggi.

Il mio maestro, oltre a farmi studiare in modo duro (lo studio deve essere così o non è), mi insegnò anche a pregare (divenni cattolico) e pure a giocare a calcio. Lui si rifiutava di fare l’arbitro, voleva che fossimo noi a riconoscere i falli e ad autogestirci. Ero tra i più scarsi, stante la statura da cestista, quindi mancante del mitico «culo basso» dei calciatori dell’epoca. Però ricuperavo, a gioco fermo, quando si trattava di stabilire a chi imputare i falli. A fine anno non avevo segnato neppure un goal, mai feci una ripartenza, ma in questo segmento della partita (gioco interrotto) ebbi una leadership indiscussa per la mia riconosciuta onestà intellettuale sui falli. Riccardo Ruggeri. ItaliaOggi.

Goya, a partire della sua malattia del 1792, si tramuta in artista double face, organizzando il proprio lavoro secondo un’armoniosa schizofrenia: da un lato, il pittore ufficiale che dipinge su commissione, dall’altro il segreto fabbricante di visioni enigmatiche, brutali, luciferine, lubriche. Immagini fuori mercato. Mario Cicala, Eterna Spagna. Neri Pozza.

Il linguaggio dei comunisti e dei democristiani si fa più cauto. Andreotti scrive un pezzo per la Discussione, la primitiva versione «la situazione economica è risanabile» diventa «non è insanabile». Galloni corregge un «lunghe trattative» in «trattative non brevi». Ma nessuno si scopre davvero. Flaminio Piccoli commenta: «Il doroteismo è una tecnica politica che decade nel momento in cui rivela le sue intenzioni». I giornali stranieri parlano di «Mistero Italia». Guglielmo Zucconi, La paga del deputato. Rusconi, 1978.

All’imbocco del ponte di Vidor un cartello dice: «Il Piave, Fiume caro alla Patria». Ma i giovani non san nulla. Nessuno ricorda dov’erano le trincee, le tombe. Come il tempo è crudele! Quegli anni, quei giorni, quei giovani morti son diventati un mito. E io mi domando se tutto ciò che ora ricordo fu vero. Risalgo sull’argine e a un vecchio che passa con una sua mucca domando se rammenta dove fossero le nostre trincee. Il vecchio mi guarda, si passa la mano sul viso, mi risponde scuotendo la testa: «Se le è portate via il fiume». E non so di quale fiume parli, se del Piave o del tempo. Se le è portate via come quei morti che la corrente portava al mare. Curzio Malaparte, Battibecchi. Florentia, 1993.

Il lago è un catinone grigio, vaporante, pronto per i suffumigi che chissà quali ciclopi ammalati: afa grande di luglio. Un passero nevronico, un rondone spaurito, fendono zigzagando questi cieli vuoti. Ogni tanto rallentano il volo; spiano quasi fermandosi in aria, questa terra che sanno infida, pullulante di cacciatori arrabbiati. Come mai non sparano dal capanni?, sospetti che si domandino. Cosa sarà mai successo che nessuno ci prende di mira? (È successo che i cacciatori sono al basto nei campeggi e nelle pensioni. Le doppiette tornano in autunno). Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Ornella Vanoni mi disse: «Ogni tanto ci vuole nella vita un uomo che ti tradisca, perché questa è l’unica dieta dimagrante che funziona». Annamaria Bernardini de Pace, avvocato. Libero.

Non ho più le forze di una volta. Ma nemmeno le debolezze. Roberto Gervaso.