ItaliaOggi, 9 marzo 2021
Periscopio
Oggi alla politica manca la cultura. Pensiamo a quanto contava gente come Cascella o Spadolini in quella Milano. Paolo Pillitteri, ex sindaco di Milano (Giannino della Frattina). il Giornale.
Non sono mai stato felice. La felicità è un concetto che mi è estraneo. Luciana Baldrighi, Feltri racconta Feltri. Sperling & Kupfer Editori, 1997.
Walter Siti è un raro esemplare di intellettuale che non teme di apparire peggiore di quel che è. Walter Siti, scrittore (Candida Morvillo). Corsera.
Passa un altro grillino, il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, quel gentiluomo che infangò la memoria di Jole Santelli, e sbircia dentro la buvette, indugia perché adora fermarsi a parlare con i cronisti, è di una vanità assoluta, ma i cronisti lo ignorano e allora, mogio, se ne torna nell’emiciclo. Fabrizio Roncone. Corsera.
Dai documenti desecretati dell’Archivio vaticano negli anni del pontificato di Pio XII, sul piano del costume abbondano le doglianze per quella che è definita «immoralità» e che torna sovente in testimonianze del clero dagli anni Trenta in avanti, fino alla rivoluzione sessantottesca. Dal Vaticano ci si lamenta per quel che si vede «sulle spiagge», per le «deplorevoli figure» in riviste sgradite, per «rappresentazioni sconvenienti», segnatamente per gli spettacoli di «varietà». Ne fa le spese la pellicola neorealistica di Luchino Visconti Ossessione. A peggiorare la situazione è l’arrivo delle truppe alleate. Marco Bertoncini. ItaliaOggi.
Oggi di miti calcistici non ce ne sono in giro. Perché si creino, occorre anche che un atleta sia vissuto come appartenente a una bandiera. Non diventa mai eroe chi svolazza da un campo all’altro. È un’epoca che sta finendo. In Italia l’ultimo è stato Totti. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia (Valentina De Salvo). la Repubblica.
Già adesso ci stiamo portando al 169% del debito pubblico rispetto al pil, una cifra che si pronuncia sottovoce. Mi chiedo: come si ripaga questo debito e chi lo ripaga? Marcello Pera, ex presidente del Senato (Maurizio Caversan). LaVerità.
La sinistra italiana, da quando non c`è più il Pci, è solo anti. È anti berlusconiana, anti Salvini e anti Meloni. È anti destre, anti sovranista e senza alcun dubbio anti fascista. Qualche volta è ancora ferocemente anti capitalista. È rossa, verde e arcobaleno. Era anti populista, ma poi ha abbracciato i grillini. Era no global, ma con il tempo se lo è dimenticato. È diventata europeista e atlantica come reazione agli euroscettici e ai nazionalisti. È anti liberista, ma stravede per Soros. È anti imperialista, ma si lamenta se l’America si richiude in se stessa. Vittorio Macioce. il Giornale.
Una volta mi occupavo di sondaggi, e ho imparato che quando un partito è nuovo, o ipotetico, o agganciato a un leader che gode di ampio consenso, per ricavare il suo peso elettorale effettivo occorre applicare un «coefficiente di potatura» vicino a 0.5. Allo stato attuale, assegnerei a Conte un 7%. Che potrebbe salire un po’ se il suo successore farà disastri, o scendere se il suo successore, come tutti speriamo, si mostrerà all’altezza della situazione. Luca Ricolfi, sociologo (Alessandra Ricciardi). ItaliaOggi.
Se una madre decide che il suo bambino non deve rubare la marmellata deve spiegargli che non può farlo, minacciargli una punizione se infrange il divieto e applicarla in casi di disobbedienza. I tre elementi sono coevi e consustanziali. Una regola infranta senza conseguenze mina l’autorità familiare, disorienta il bimbo e lo fa crescere temerario. Carlo Nordio, ex magistrato. Il Messaggero.
I molucchesi del Sud erano stati maltrattati dal governo olandese, che non aveva concesso loro l’indipendenza, scuri di pelle e crespi in un mondo di biondi altezzosi, i molucchesi del Sud avevano le loro ragioni per lamentarsi e protestare, come le abbiamo tutti, chi più chi meno, ma nulla che giustificasse le azioni armate dei gruppuscoli di baciapile (indiavolati, ma pazzi per Gesù) che negli anni Settanta dello scorso secolo assaltarono ben due treni e una scuola elementare prendendo in ostaggio pendolari, macchinisti, insegnanti e scolaretti. Fecero un numero spropositato di morti: ogni vittima, un fucile puntato alla testa, era invitata a mettersi umilmente in ginocchio e a pregare l’Altissimo. Al-Baghdadi e Bin Laden, all’epoca, erano ancora bambini; Allah non era stato ancora convocato dai suoi autoproclamati Califfi e Mahdi, ma già c’era odore d’incenso e d’esplosivo al plastico nell’aria. Diego Gabutti (Informazione corretta).
La Milano del primo dopoguerra è l’epicentro di questa rivoluzione economica e antropologica, Scerbanenco il più bravo e il più rapido a riconoscerne i connotati. Quella nuova anima cinica, spietata, disposta a tutto per emergere e arricchirsi, la ritroviamo ritratta alla perfezione nella sua quadrilogia di Duca Lamberti, tra puttane da bar, papponi da quattro soldi e giovani borghesi sballati. Nel miracolo all’italiana si uccide di sabato. Del resto l’ex barelliere conosce alla perfezione la città e i suoi strati sociali. Li ha frequentati tutti, in tempi diversi: dalle cascine alle case di ringhiera, dal quartiere di Porta Venezia «dove c’era anche la teppa» (oggi solo Suv in seconda fila e case da 15 mila euro al metro quadro) ai salotti benestanti dove è di casa da quando dirige rotocalchi famosi. Maurizio Pilotti (Libertà).
«Sono figlia di Adolfo Celi e Veronica Lazar: è stato come essere nata in una famiglia di supereroi senza avere i superpoteri», sorride Alexandra. «Lui il più cattivo (ma invece era buonissimo: delicato affettuoso quasi timido), lei la più bella». Concita De Gregorio. la Repubblica.
Le sigarette acquistate sciolte in un’Italia povera avevano un aroma diverso da quelle acquistate a pacchetti o a stecche, e scrivere su una loquace Lettera 22 differiva dallo scrivere su un computer silenzioso. Intorno sento molto silenzio; anche gli orologi hanno smesso di ticchettare. Volevo congedarmi da certi oggetti; scrivendo, ho finito col congedarmi anche dal ragazzo che ero, imperfettamente sostituito dal vecchio che sono oggi. Giovanni Mariotti, scrittore (Paolo Di Stefano). Corsera
Era schivo come un ladro, camminando gobbo, a filo dei muri, raggiunse il portone, che era sempre aperto e si infilò su per le scale. Ad aprigli fu la signora Dirce, la mamma, infagottata in un vestaglione color verde marcio che poteva tranquillamente fungere anche da cappotto. Quando lo vide, si illuminò di un sorriso fatto più di buchi che di denti. Andrea Vitali, Il meccanico Landru. Garzanti, 2010.
Il cane resta il migliore amico dell’uomo anche quando morde. Roberto Gervaso.