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 2021  marzo 09 Martedì calendario

39QQAN40 Un tempo l’Egitto era il nostro Eden

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Di fronte all’omicidio di Giulio Regeni e alle truci disavventure di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna tenuto in carcere al Cairo, è difficile ignorare il passato. Guardando agli attuali rapporti italo-egiziani – tra durezza esibita degli uni, cupa indifferenza degli altri e reciproci affari sotterranei –— viene da sfogliare un bel libro di Dora Marchese, Nella terra di Iside (Carocci). Che ricostruisce la rappresentazione dell’Egitto nell’immaginario letterario italiano tra Otto e Novecento, suggerendoci tacitamente un confronto (disastroso) tra l’Eden (fantasticato ma anche reale) di allora e l’oggi decisamente truculento, anche se non privo di fruttuosi scambi economici. Da quando, esattamente centocinquant’anni fa, nel 1871, l’Aida di Verdi fu messa in scena per la prima volta all’Opera del Cairo, ne sono successe di cose nelle relazioni culturali tra i due Paesi. Basti fare un paio di esempi. Quello del sovversivo viareggino Enrico Pea che, arrivato nel 1902 ad Alessandria come mozzo, fondò nella sua soffitta la «Baracca Rossa», destinata a diventare un mitico luogo d’incontro tra esuli, anarchici, rivoluzionari, idealisti, frequentato anche dal suo giovanissimo amico Giuseppe Ungaretti, che proprio ad Alessandria era nato. E spiccano figure femminili tutt’altro che conformiste (ormai pressoché cancellate dalla memoria), come Leda Rafanelli, avventurosa attivista della pace, anarchica e femminista oltre che musulmana convinta, editrice e romanziera autobiografica in chiave anticolonialista e filoaraba. Per non dire di una delle scrittrici italiane più sorprendenti (e meno ricordate), la sarda Fausta Cialente, la cui storia letteraria prese avvio ad Alessandria, dove si trasferì nel 1921. Suo marito, Enrico Terni, musicista e agente di cambio, animò un circolo intellettuale e artistico vivace, molto più di quelli che offriva l’Italia fascista. E a proposito di regime, sempre Cialente poteva esprimere la sua opposizione a Mussolini attraverso Radio Cairo dallo stesso Paese che oggi reprime con brutalità ogni dissidenza interna. Se Dora Marchese volesse estendere il suo studio ai nostri anni, si troverebbe a dar conto di un mondo capovolto e irriconoscibile. In cui, nel giro di un secolo, l’Eden è diventato un mattatoio.