la Repubblica, 9 marzo 2021
Intervistaa Tacla Insolia (che interpreta Nada)
«Non voglio scegliere», racconta Tecla Insolia, «perché dovrei? Mi piace cantare e amo recitare: perché c’è questa idea che nella vita si debba fare una cosa sola?». Nata a Varese, cresciuta a Piombino, la ragazza prodigio ha 17 anni, il viso senza un filo di trucco e rara determinazione.Interpreta Nada nel film La bambina che non voleva cantare di Costanza Quatriglio, il film tv in onda domani su Rai 1, tratto dall’autobiografia della cantante, Il mio cuore umano.La storia di una ragazza di provincia (Gabbro), il suo percorso di crescita: al centro il rapporto complesso con la madre (Carolina Crescentini), che soffre di depressione. La luce è quella ragazzina timida che si convince di poterla guarire con la sua voce. Già autrice di un documentario su Nada presentato a Locarno nel 2009, Quatriglio nel film – prodotto da Picomedia e RaiFiction, interpretato anche da Paolo Calabresi, Paola Minaccioni, Sergio Albelli e Nunzia Schiano esplora il mondo della cantante con grazia, dalla vita in campagna al successo. Nada Malanima ha 15 anni quando esordisce a Sanremo nel 1969 con Ma che freddo fa, torna con Pa’ diglielo ma’ nel 1970 con Ron, vince il festival nel 1971 con Il cuore è uno zingaro : Tecla debutta a Pequeños gigantes nel 2016, nel 2019 vince a Sanremo Youn g con 8 Marzo, brano che presenta al festival 2020 nelle Nuove Proposte, classificandosi seconda (si aggiudica anche il Premio Lucio Dalla e Enzo Jannacci).Tecla, sabato è tornata all’Ariston. Che effetto le ha fatto?«Dietro le quinte ho guardato il teatro e vedendolo senza spettatori mi sono sentita a una prova generale. Non c’era la stessa adrenalina, l’ansia che ho provato quando mi sono esibita. L’anno scorso troppa pressione. Invece con Amadeus le telecamere non le ho neanche notate».Interpreta una grande artista: conosceva le canzoni di Nada?«Sono state di ispirazione nel mio percorso di crescita. Conoscevo le canzoni popolari di Nada; per la preparazione del personaggio le ho riscoperte, mi sono meravigliata della modernità».Cosa vi accomuna?«Ho ritrovato varie similitudini leggendo il libro. Mi sono confrontata con la regista Costanza Quatriglio, la persona più vicina a Nada, visto che non ho potuto parlare con lei. Siamo simili nella malinconia, nel modo di osservare le cose. Nada è una ragazzina in un contesto più grande di lei. Però abbiamo percorsi di vita diversi, viviamo in epoche differenti.Ognuno fa le proprie battaglie in modo diverso, lei è un’adolescente della sua generazione».Cosa l’ha colpita?«Lo sguardo consapevole e malinconico sul mondo, che smorza un po’ la spensieratezza dei suoi diciassette anni. Pur vivendo la sua età, sa che il mondo può essere anche cattivo, conosce la sofferenza. Anch’io mi sento dire: “Devi essere più leggera”. Nada inizia a cantare perché pensa di poter curare la madre, vede nel canto lo strumento per poterla guarire. Così, però, il rapporto con la musica diventa complicato: non capisce se canta per sé stessa o per compiacere la mamma. Crescendo comprende che è un mezzo per esprimere i sentimenti. Lo credo anch’io. È stato bello interpretarla».Nel film non imita Nada, non è truccata e canta con la sua voce: è stata una scelta?«La interpreto. Non l’avrei mai potuta imitare, l’abbiamo deciso con la regista. La difficoltà non è stata affrontare le esperienze di vita, sono empatica. Ho rischiato di perdere il ruolo perché mi sono ammalata di coronavirus, due settimane da incubo, per fortuna non ho avuto bisogno di ricovero. Ma sono stata molto male, mi era andata via la voce. Per fortuna sono guarita in tempo».L’ha mai incontrata?«Purtroppo no. Mi ha telefonato giorni fa per complimentarsi. Ero senza parole, ho saputo dire solo grazie. Ero troppo emozionata, mi ha fatto così piacere. Costanza Quatriglio è stata fondamentale, oltre a essere una persona di cuore, mi ha guidato. Aveva tutte le risposte».Meglio cantare o recitare?«Perché non si possono avere più ambizioni? Dico sempre: se ti piace fare più di una cosa, impegnati e falla. Vorrei tornare alla musica scrivendo i pezzi, lavorare e non fermarmi mai. A gennaio è uscito il mio disco, L’urlo di Munch. Ora devo studiare per la scuola».L’edizione del festival è stata nel segno dei giovani. Chi le è piaciuto?«Madame. L’ho incontrata in camerino e non sono riuscita a guardarla negli occhi per l’imbarazzo. Pensavo: “Ora le dico che trovo la sua canzone meravigliosa”, non sono riuscita neanche a dirle ciao. Ha uno stile innovativo, nessuna delle giovani artiste è come lei: ha due anni più di me ed è una fonte di ispirazione».Che pensa della vittoria dei Maneskin?«Sono stata contentissima. Crollavo dal sonno ma sono rimasta davanti alla tv fino alla fine. Me lo sentivo che avrebbero vinto, appena ho ascoltato la canzone. E poi andranno all’Eurovision, sarà un grande spettacolo, sono performer oltre che cantanti».