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 2021  marzo 08 Lunedì calendario

QQAN10 SORTEGGIARE LE CARICHE POLITICHE

QQAN10

E se lo «mettessero alle fave»? Certo, è una provocazione. Ma se proprio i piddini malmostosi non riuscissero a rimpiazzare Nicola Zingaretti con un altro temerario disposto a rischiare d’esser discusso, infilzato e affondato come tutti gli ultimi sette leader in tredici anni, perché non «metterlo alle fave», il segretario, come appunto si diceva in Toscana nei lontani tempi, tirandolo a sorte con le fave nere e le bianche e affidandolo al capriccio degli Dei come nell’Atene antica?
Anche gli Dei, perdìo, si prendano la loro responsabilità, direbbe Luciano De Crescenzo. E così infatti scrisse sul Corriere, una ventina d’anni fa, stufo di baruffe sulle nomine Rai: «Basterebbe adottare il metodo Solone, ovvero quello di sdrammatizzare le scelte attribuendone tutta la colpa agli dei. Mi spiego meglio. Racconta Aristotele che un giorno il saggio Solone propose di dividere il popolo ateniese in quattro settori distinti: i poveri, i quasi poveri, i quasi ricchi, i ricchi. Dopodiché ogni gruppo avrebbe candidato al parlamento di Atene 100 cittadini, a loro giudizio meritevoli di fiducia, e tra i 400 propose ne venissero estratti a sorte solo 100».
Oddio, su protagonisti, date e numeri qualche dubbio c’è. «Il ricorso alla selezione casuale è andato di pari passo all’affermazione della democrazia stessa», riassume Yves Sintomer nel libro Il potere al popolo. Giurie cittadine, sorteggio e democrazia partecipativa, ma «non siamo in grado di affermare con sicurezza se sia stato introdotto da Solone all’inizio del VI secolo a.C., o da Clistene nella seconda metà dello stesso secolo, due momenti chiave nell’instaurazione del regime democratico...». Certo è che «nell’età d’oro della democrazia ateniese, tra il V e il IV secolo, il sorteggio è massicciamente utilizzato, tanto che all’epoca di Pericle viene addirittura esteso all’elezione della maggior parte delle cariche pubbliche».
Un azzardo? Certo che era un azzardo. Al punto che, scrive nella preziosa Piccola archeologia del sorteggio Giuseppe Cambiano, già docente alla Normale, Johan Huizinga sottolineava nell’Homo ludens «la vicinanza dei concetti di fortuna e destino alla “zona delle cose sacre”, ma anche di giustizia...». Insomma: «L’esito del gioco d’azzardo è di natura una sacra decisione». Certo, mica tutti erano d’accordo. Anzi, ricorda lo storico torinese, il sistema «non fu giudicato positivamente né da Platone né da Aristotele», perché per il primo «contravveniva radicalmente al principio della competenza» e per il secondo, «che pure riteneva opportuno che i cittadini governassero e fossero governati a turno, perché non agevolava l’attribuzione delle decisioni ai cittadini migliori». Senofonte andò oltre, presentando nei Memorabili «un Socrate che considera il sorteggio alle magistrature un’aberrazione, perché nessuno sceglierebbe per sorteggio il pilota di una nave o un carpentiere o un flautista». C’erano dunque dei correttivi ai «capricci divini». Requisiti morali, sull’obbligo di presentare un rendiconto finale, sulla cittadinanza...
Ma restava comunque quel punto indicato da Luciano De Crescenzo: col sorteggio elettorale «i non eletti non se la sarebbero potuta prendere con chi era preposto alle scelte, ma solo con la sorte che era stata loro avversa». Del resto, aggiungeva, «anche la religione cristiana un giorno fu costretta a ricorrere al sorteggio e questo accade quando si trattò di sostituire Giuda. Il dodicesimo posto venne sorteggiato tra San Mattia e un certo Giuseppe detto il giusto». Anche se in quel caso, va detto, è arduo immaginare un ruolo degli dei dell’Olimpo...
Tutta la storia, del resto, è piena di sorteggi da ben prima che una monetina magica buttasse fuori i russi mandando noi in finale agli Europei (vinti) nel 1968 o che il Comune di Torino estraesse al teatro Alfieri nel 2008 «cento mutui agevolati» per le giovani coppie. Fu sorteggiato Giona tra i compagni di viaggio sulla nave diretta a Tarsis, per placare la collera di un mare in tempesta. Fu sorteggiato fra nove volontari Aiace («segnarono ognuno una tessera/e le gettarono tutte nell’elmo di Agamennone Atride») come sfidante di Ettore nel duello cantato da Omero nell’ Iliade . Furono sorteggiate tra le bambine dai sei ai dieci anni le vergini dedicate alla dea Vesta e sorteggiati tra i soldati romani ai piedi della sacra Croce sul Golgota («Diviserunt sibi vestimenta mea, et super vestem meam miserunt sortem») le vesti di Gesù.
E via così, per secoli e secoli. Sorteggiati in selezioni e più passaggi successivi, per mano di un bambino a caso detto el Balotìn, i quarantuno elettori del Doge di Venezia: «Trenta elegge il conseglio,/di quei nove hanno il meglio;/questi eleggono quaranta;/ma chi di lor si vanta/son dodici, che fanno/venticinque; ma stanno...». Sorteggiati i Decurioni che dal tardo Medioevo all’età napoleonica, sotto il controllo dei monarchi, amministravano i comuni. Sorteggiata in una tombola tra i nostri emigrati anarchici a Paterson, dice la leggenda raccolta con le pinze da Arrigo Petacco, la pistola vinta col numero 67 da Gaetano Bresci per tornare in Italia e ammazzare Umberto I a Monza.
Non bastasse, dalla storia emerge perfino un’inchiesta per scoprire chi avesse violato le regole del saccheggio dopo il crollo delle mura di Gerico. Lo racconta il Libro di Giosuè spiegando che il peccatore doveva «essere scoperto con un sorteggio di fronte al Signore. (...) Con un processo di eliminazione il colpevole viene individuato nella tribù di Giuda, poi nel clan degli Zariti, poi nella famiglia di Zabdi; i membri della famiglia vengono presi uno per uno e alla fine viene individuato Gnachan». Il quale confessa e, prima di esser lapidato, fa ritrovare il bottino rubato.
Come non fidarsi dunque della manina di Dio o degli Dei se il Conclave stesso inizia col sorteggio tra i cardinali di «tre Scrutatori, tre incaricati a raccogliere i voti degli infermi, denominati Infirmarii, e tre Revisori»? Fatto sta che giorni fa, laicamente, 67 toghe esasperate da risse, congiure, veleni dentro il Csm hanno chiesto in una lettera a Sergio Mattarella, piuttosto che andare avanti così, «l’inserimento del sorteggio nella procedura di selezione dei componenti». Proposta già lanciata un paio di anni fa da Michele Ainis: «Sorteggiamoli». Ovviamente, precisava, «con taluni accorgimenti, con un sorteggio, per così dire, “pilotato”. Ma tagliando alla radice gli scambi di voti e di favori che circondano ogni tornata elettorale».
Del resto, dei o non dei, lo stesso Platone teorizza ne La Repubblica che almeno per accoppiare le madri e padri giusti per selezionare gli uomini migliori, ricorda Giuseppe Cambiano, «si farà allora ricorso a sorteggi truccati, in modo che coloro che si sentono svantaggiati (...) incolpino dell’esito la sorte e non i governanti». Ma «mettendola alle fave» ci cascherebbero i capicorrente piddini?