la Repubblica, 8 marzo 2021
Svolta nel football via le cheerleader Il corpo di ballo ora sarà misto
Hanno perso nome, mascotte e ora anche cheerleader: le tradizionali ragazze pon pon sostituite col primo “dance team” misto d’America, un gruppo di ballo aperto a uomini e donne. Non si ferma lo sforzo di rinnovamento della squadra di football fino alla scorsa stagione conosciuta come Redskins. Un tempo la più conservatrice d’America, visto che fu l’ultima ad accettare afroamericani – nel 1962 e solo dopo la minaccia di un’azione legale da parte dell’allora presidente John Fitzgerald Kennedy – e il cui allenatore George Allen, negli anni ‘70, dovette addirittura chiedere a Richard Nixon di non sbandierare troppo il suo esserne tifoso, temendo che gli arbitri fischiassero falli per motivi politici. Il team di Washington, secondo la definizione attuale dei commentatori sportivi, ha abbandonato lo scorrettissimo “pellerossa” in uso fin dal 1933, all’indomani delle proteste scatenate dalla morte dell’afroamericano George Floyd. Cedendo ad anni di polemiche contro quel nome dai connotati razzisti, offensivo per i nativi. Mettendo in cantina pure la mascotte, caricatura di un capo tribù, con tanto di piume e nasone.
Tutte decisioni prese da Jason Wright, 38 anni, chiamato alla presidenza della squadra lo scorso agosto: primo afroamericano nella storia della lega football in quel ruolo. Ex calciatore, uomo d’affari fino a quel momento consulente di McKinsey – la società chiamata dal premier Mario Draghi a supportare il Recovery Plan italiano – è d’altronde specializzato nell’aiutare le aziende a diventare più inclusive. È stato proprio lui a convincere tutti della necessità di sciogliere pure le “First Ladies of Football”, il gruppo di 36 tifose “professioniste” in minigonna e, appunto, quei pon pon colorati (le cui radici affondano nelle protuberanze di lana dei cappelli usati dall’esercito napoleonico, i cui colori distinguevano gradi e battaglioni militari) animatrici del tifo sul campo. Il fatto è che quel primo club di cheerleader d’America, vecchio di 60 anni, è stato di recente sconvolto pure da uno scandalo legato a un servizio fotografico per uno dei loro celebri calendari: quando alle cheerleader venne imposto di posare nude – nonostante la pubblicazione non preveda immagini integrali – davanti a una piccola folla di sponsor, invitati senza chiedere loro il permesso.
Le ragazze non hanno preso bene lo scioglimento. Semmai, avrebbero preferito accettare nelle loro fila dei maschi come già fatto dai Los Angeles Rams e i New Orleans Saints, pronte a condividere le loro esibizioni con colleghi dell’altro sesso: «Non capiamo la necessità di distruggere la nostra storia. Siamo un gruppo affiatato ed inclusivo» si lamenta in tv la capitana Erica Hanner. Ma il presidente è inamovibile: «Dobbiamo usare questo periodo tra la fine e l’inizio del nuovo campionato per diversificare il brand. Presto sveleremo il nuovo nome e offriremo ai nostri fan un’esperienza sportiva rinnovata».