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 2021  marzo 07 Domenica calendario

La Marina militare cinese ha più navi degli Usa

Le dimensioni della flotta della marina militare cinese hanno superato quella degli Usa. Negli ultimi cinque anni i cantieri della potenza asiatica hanno compiuto uno sforzo colossale per incrementare la produzione di navi da guerra, in risposta al piano lanciato da Xi Jinping nel 2015.
Il vantaggio raggiunto si misura in termini numerici (360 unità contro le 297 della marina statunitense) e non riguarda ancora la stazza (quasi due milioni di tonnellate per i cinesi, contro i 4,6 milioni degli Stati Uniti, nell’ultimo rilevamento del Center for International Maritime Security, a fine del 2019). La US Navy vanta un distacco considerevole nel possesso di portaerei, sommergibili nucleari, anfibi d’assalto e incrociatori. Le sue navi di maggiore dimensione hanno un armamento comparabile a quello di un intero paese di media dimensione militare. Ma i cinesi stanno lavorando ventre a terra per colmare la distanza, e di questo passo potrebbero contendere un giorno non lontano al loro maggiore avversario la supremazia sulle acque. Il passaggio segnerebbe in modo definitivo il ribaltamento al vertice della scena mondiale. Il controllo delle rotte marittime e dei cavi di fibra ottica sottostanti sono oggi la vera misura della supremazia globale degli Usa, una supremazia che è rimasta incontrastata dalla seconda guerra mondiale in poi.
La Marina dell’Esercito di Liberazione Popolare ha compiuto una scelta strategica nella marcia di avvicinamento: ha puntato in questa prima fase di riarmo sulla proliferazione di navi di piccola portata: fregate capaci di trasportare fino a 900 soldati, e corvette equipaggiate con armamenti leggeri. Un materiale agile e di maggiore manovrabilità sui fondali bassi, se paragonato agli ingombranti cacciatorpedinieri e agli incrociatori con i quali gli Usa sono costretti a intervenire a grande distanza dalle proprie coste. Il vantaggio a favore di Pechino sarebbe già evidente in un eventuale conflitto nell’area al momento più calda nella disputa tra i due paesi: gli isolotti artificiali Spratly e Paracel, base di controllo di una vasta area affollata di paesi amici degli Usa, dalle Filippine al Vietnam, dall’Indonesia fino all’Australia. Un confronto militare nei mari aperti è al momento impensabile per la Cina, la cui potenza di fuoco è ancora di gran lunga inferiore in quanto a sottomarini nucleari e ad unità di lancio verticale ospitate sulle navi (1.000, contro le 9.000 vantate dagli Usa). Al momento l’unica cifra vicina al pareggio è quella dei marinai in divisa (330.000 nella Navy, 250.000 nella Plan). Ma lo sforzo produttivo dei cantieri pende tutto a favore di Pechino, che tra il 2014 e il 2018 ha messo in acqua più sottomarini, navi da guerra, anfibi e ausiliari di quanto non ne abbiano costruiti collettivamente Germania, India, Spagna e il Regno Unito. La Cina ha costruito 30 navi militari tra il 2016 e il 2017, mentre gli Usa ne realizzavano 13. Nelle sue acque territoriali e in quelle dei paesi vicini, la potenza navale del paese è già una minaccia concreta per gli Stati Uniti.