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 2021  marzo 07 Domenica calendario

Due cuccioli per la regina Elisabetta

«Se siete tra quanti cercano solo un abbraccio, sappiate che non siete soli», aveva detto nel discorso di Natale la regina, chiusa nella bolla sanitaria sicura (ma solitaria) al castello di Windsor. Ora a colmare il vuoto emotivo di un anno in isolamento ci sono due nuovi cuccioli ricevuti in dono nel lockdown. I primi attorno alla sovrana dalla morte due anni fa di Willow, ultimo di una «famiglia» di 30 Pembroke Welsh corgi appartenuti a Elisabetta che se ne innamorò dopo aver ricevuto Dookie nel 1933, dal padre. Inseparabile da Susan, il corgi regalatole per i 18 anni che portò in viaggio di nozze con Filippo nel 1947, la regina aveva voluto Willow anche per la celebre scena con James Bond (l’attore Daniel Craig) girata a Buckingham Palace per dare il via alle Olimpiadi di Londra 2012. Willow e la sua «famiglia» (14 generazioni di cani) discendeva proprio da Susan. E dopo la sua scomparsa nel 2018, la regina aveva sofferto pure la fine di Whisper, adottato a Sandringham, e da ultimo del «dorgi» Vulcan.
Due nuovi cuccioli, un conforto tanto più prezioso per Elisabetta che il 21 aprile compie 95 anni, ora che Filippo da venti giorni è lontano. È stato sottoposto con successo a un intervento al cuore, al St Bartholomew’s Hospital nella City, polo d’eccellenza per la cardiochirurgia, del servizio sanitario britannico, l’Nhs. E ora è convalescente al King Edward VII dove era già in cura per un’infezione slegata dal Covid (come la regina ha ricevuto il vaccino a gennaio). 
«Il principe resterà in ospedale per cure, diversi giorni», ha detto il palazzo. «Slightly improving», in lieve miglioramento, così Camilla ha definito le condizioni di Filippo e, come già il principe Edoardo, ha aggiunto: «Teniamo le dita incrociate». Ma è comprensibile l’ansia della regina per l’amore di una vita che a giugno si avvia alla boa dei cent’anni. Mentre arrivano le anticipazioni dell’intervista esplosiva di Harry e Meghan a Oprah Winfrey, trasmessa oggi negli Usa da Cbs (che per il Wall Street Journal l’ha pagata tra i 7 e i 9 milioni di dollari), e lunedì da Itv a Londra. 
Si spiega dunque forse con l’arrivo dei cuccioli, l’apparente serenità di Elisabetta che ha lavorato in questi giorni al messaggio per il Commonwealth Day. Keep calm and carry on, calma e avanti col lavoro, lo slogan bellico di Londra è stato il suo mantra. Ma l’arrivo dei corgi è stato d’aiuto. 
Più di una volta i nipoti William e Harry (ora divisi da un oceano geografico e di risentimento) hanno parlato dell’abbaiare nelle stanze della regina. E dopo che un postino fu azzannato da un corgi, arrivò fino in Parlamento l’invito a mettere un cartello «Attenti al cane» a Balmoral. 
La tradizione dei cani a corte è antica. Inseparabile da Dash, un «king charles chevalier», la regina Vittoria lo accolse fra le braccia dopo l’incoronazione del 1838. Nella gioventù solitaria a Kensington Palace fu un compagno di giochi. Edoardo VII fu inseparabile dai suoi terrier, Giorgio V dai labrador. Ma i corgi divennero i beniamini a corte con Giorgio VI.