La Stampa, 7 marzo 2021
A colloquio con Achille Lauro
Achille Lauro ancora una volta ha saputo sorprendere e i suoi quadri artistici hanno portato al festival una creatività spiazzante, importante, unica. Dalla prima serata i «tableau vivants» ispirati all’arte, alla religione, alla storia della musica e agli idoli che Lauro ha avuto da ragazzino, hanno scosso l’audience. «Innanzitutto - dice l’artista - voglio ringraziare Amadeus, Fiorello e tutta la Rai che ha dato a me e al mio staff la possibilità di portare su questo palco qualcosa di mai visto prima. Non si è trattato solo di bellissimi costumi o effetti speciali. Le idee messe in campo sono costate notti di lavoro, riunioni e tanta creatività. Mettere in opera un progetto non è solo indossare un costume e basta. C’è la voglia di portare davanti allo spettatore altro e non la semplice canzone. Scrivo tutte le mie canzoni ed esattamente nello stesso momento penso a come le interpreterò fisicamente, con gli abiti o la recitazione. Per me interpretare e scrivere le parole è la stessa cosa e nel mio nuovo singolo, Solo noi, si capisce bene. Una canzone che anticipa il nuovo me stesso».
Per Lauro De Marinis la musica si deve ascoltare e guardare perché il passato del rock lo ha insegnato a generazioni di artisti. «I miei quadri sanremesi si sono ispirati al glam rock, al punk e il messaggio è quello di avere il coraggio di essere rock dentro e fuori. E’ l’attitudine che mi interessa, la personalità che si mette nel fare le cose. Il punk è casino e venerdì sera Fiorello, che ho ringraziato infinitamente, era perfetto per quella esibizione. In più mi sono portato Boss Doms che l’anno scorso era qui con me, in gara. Oltre a lui anche la mia band, che non cito mai abbastanza, è stata fenomenale».
L’omaggio al quadro La Libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix (ma con la bandiera italiana) così come il punk di Sid Vicious di My Way è stato uno dei momenti più particolari visti sinora e per l’ultima serata la sorpresa è stata grande. «Per la serata finale ho scelto di cantare la mia C’est la vie con un omaggio all’orchestra classica perché tutto quello che faccio, creo, invento, provo e riprovo è per compiacere il pubblico. Voglio però esprimermi a chi mi sta di fronte, raccontare storie alla mia maniera. Come ho detto, estetica e musica sono la stessa cosa, lo stesso tronco di un albero pieno di rami». Oggi Lauro regalerà un sesto "quadro vivente" nel corso di Domenica In ispirato al live "Unplugged Mtv" dei Nirvana dove sarà Kurt Cobain.
Quando si hanno le idee chiare è più facile prendere una direzione: «A chi mi chiede perché faccio queste cose rispondo con un’altra domanda. Che cos’è in fondo la musica? Un passatempo e basta? Se lo fosse non avrebbe cambiato il modo di pensare, di vestire, non avrebbe liberato le donne, non sarebbe nata la minigonna, non avremmo visto le prime pance scoperte. Non sono venuto a Sanremo solo per la promozione o per accomodarmi nella mia comfort zone. Venire qui è stato come un "all in" al tavolo da poker e davvero, non ho bisogno di sentirmi dire che sono trasgressivo. Potevo stare dov’ero, lavorare, pensare al mio nuovo disco e stop, invece mi piace vivere l’arte in generale; se ho cose da dire mi impegno perché accada. Quello che è successo qui negli anni ha influito sulla musica del nostro e di altri Paesi: ne ho un rispetto enorme».
Quindi è possibile che la si riveda in gara prima o poi? «Non lo so, dopo aver portato Rolls Royce al festival ricordo che la mia creatività era talmente esplosa che la settimana successiva ho maturato quello che sarebbe stato il mio live. Non escludo niente, ma certo se c’è una cosa che non farò mai sarà condurre». Su alcuni siti si era vociferato di un’offerta Rai. «No, non sarei in grado di fare il conduttore e penso che Amadeus abbia regalato all’Italia un grande spettacolo, presentato in modo magistrale». Accettare l’invito a un festival così difficile è stata una scommessa vinta. «Penso che quest’anno esserci e aver combattuto sia stato un grande simbolo di ripartenza. Non ho ancora avuto la possibilità di dirlo, ma sento di poterlo fare ora: per chi lavora nel mondo dello spettacolo, una macchina enorme che porta lavoro e felicità a tante persone, bloccata da troppo tempo, il festival di Sanremo è un bel Natale. Ed è giusto celebrarlo».