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 2021  marzo 07 Domenica calendario

Direttore e Direttrice

«Il mestiere ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra». Così ieri sera Beatrice Venezi sul palco di Sanremo ha spiegato la sua scelta di voler essere chiamata direttore e non direttrice. Se questo è il principio, un paio di sere fa Alessia Bonari avrebbe potuto dire ad Amadeus che non voleva essere chiamata infermiera: «il mio mestiere ha un nome preciso ed è quello d’infermiere».
Perché infermiera sì e direttrice no? Forse perché è un femminile che non si fa sostituendo una o con una a, ma si costruisce con un suffisso diverso? Ovviamente no. Se questo fosse il punto, qualche anno fa – sempre su quello stesso palco —Virginia Raffaele avrebbe potuto chiedere di essere chiamata non imitatrice o attrice, ma attore o imitatore e mai e poi mai presentatrice o conduttrice, ma presentatore o conduttore: «il nome del mio mestiere è quello». Volendoci scherzare un po’ su – è bene sdrammatizzare anche le discussioni linguistiche! – si potrebbe evocare persino la quinta edizione del Vocabolario della Crusca (1863), in cui alla voce beatrice si legge: «femminile di beatore».
La questione, ancora una volta, è culturale: perché la lingua cambia con la cultura e con la mentalità della comunità che la parla e la scrive. E allora – per una vecchia mentalità – ci sarebbero mestieri che si possono declinare al femminile (come l’infermiera o la segretaria) e altri che invece dovrebbero rimanere al maschile. È per questa mentalità che si fatica ad accettare parole che ormai dovrebbero risultare perfettamente normali, visto che la società è finalmente cambiata: parole come architetta, avvocata, notaia, ingegnera e persino una parola vecchia – se non antica – come direttrice.
Non sarà un caso che la parola direttrice esista fin dal Medioevo per indicare una linea, ma si usi solo dalla fine del Settecento per indicare una donna che dirige un gruppo o un istituto. Gruppo o istituto che a lungo poteva essere solo femminile: perché una donna che dirigesse degli uomini non era immaginabile. Così come, fino a due secoli fa, non era immaginabile una donna laureata o una donna in cattedra: e infatti ci si faceva beffe di parole come dottoressa o professoressa. Agli ultimi decenni del Settecento risalgono anche le prime attestazioni in italiano dell’espressione «direttore d’orchestra», ma bisogna aspettare il 1905 per leggere la notizia di «una donna direttrice d’orchestra nell’attuale stagione lirica al Politeama di Livorno». Comunque, più di un secolo fa.
Eppure ancora oggi, in un’edizione del Festival in cui i direttori d’orchestra sono tutti uomini, vediamo salire sul palco una donna che per mestiere dirige l’orchestra e le sentiamo dire che non è una direttrice, ma un direttore. Come se il femminile non fosse ancora contemplato da quel mestiere o come se implicasse una diminuzione del suo prestigio; come se essere una maestra fosse meno o peggio che essere un maestro.