Corriere della Sera, 6 marzo 2021
Donatella Versace è tornata
C’è Gigi (Hadid) con una chioma rossa carota e Irina (Shayk) nera come il carbone. «Belle vero? Le ho disegnate così io», e ride Donatella Versace. Ieri, anche questa volta ha meravigliato tutti con la sua sfilata «fuori»: dal calendario, dai giochi, dalle tensioni. Senza risparmi in bellezza: le top sono venute a lei. «Non avrei mai potuto sfilare senza di loro, le mie amiche, le mie donne». E il retroscena è servito.
Perché Gigi rossa e Irina corvina? «La tua vita cambia quando hai un figlio e cambi anche tu: sei più completa. Ne abbiamo parlato. “Forza cambia qualcosa”, le ho suggerito, “ora sei un’altra”. “I capelli” mi ha risposto lei. Le ho consigliato di essere estrema: rosso carota. Irina, invece, adora cambiare sempre, è donna dalle tante sfaccettature, ma buone e simpatiche come lei poche. “Mi vuoi nera?”, mi ha chiesto, “per te metto anche pezzi di carbone in testa”». Loro c’erano, Naomi invece, pur di non salire su un aereo, ha detto no, all’ultimo, a Sanremo. Per «blondie» sono arrivate tutte, anche Bella Hadid e Vittoria Ceretti e Adult Akech e Anok Yai e la «plus size» Precious Lee. «Ripeto: amiche. Che sento spesso, alcune anche tutti i giorni». La forza della sorellanza, ci crede Donatella. Parecchio.
Le prime parole che le vengono sono anche le ultime quando saluta: «Io sono qui, io sono forte, io sono una donna». Come lo show che comincia dalla fine, che non è una fine «Il mio messaggio di speranza e ottimismo». Nessuna resa: «Per tragedie come la mia, come quella di tante persone che hanno perso una persona amata, non ci puoi fare nulla, ma davanti a questa pandemia ai giovani hai dovere di trasmettere, con forza, la speranza». Prima a settembre, con quella sfilata strepitosa, dove tutto era over, e ora con questa. «Lo show di settembre era la mia rabbia, contro il Covid, contro la malattia e quello che stava succedendo nel mondo. Se ti lasci calpestare da tutta questa tristezza, e ti lasci andare non si va avanti. Una reazione forte: il trucco, i capelli, le modelle, il colore, il mare. Volevo dare un messaggio di speranza. Per dare un momento di bellezza: guardate il mare e la natura. Questa è diversa collezione perché ho usato la greca, l’ho studiata per tutto, dalle borse ai metal mesh. Una gigantesca greca, in oro chiaro, alta 12 metri, dentro la quale ho fatto muovere le mie bellissime: al sicuro ma sempre avanti, senza fermarsi».
La greca labirinto e filo conduttore, ovunque, stampata o ingigantita o camuffata o colorata: nei completi o mimetizzata nelle maniche delle pellicce finte, nelle gonne a trapezio (corte o al ginocchio) o negli stivali, nei parka o nel denim. Vincono le tinte, è vero, ma le traduzioni in nero rendono tanto quanto e sottolineano il lavoro sulla silhouette: lunghissima e pulita e dinamica. Sensualità fisica, sportiva. Di grande impatto.
«Il cambiamento richiede, a volte, tempo per essere compreso appieno. Alla mia seconda sfilata completamente digitale, ho capito che questo è davvero il futuro, un nuovo modo di comunicare le collezioni, ma non solo». «Le top model sono come le attrici. Non sono come le altre, perché sono capaci di dare vita agli abiti, come quando si interpreta un personaggio. Durante le riprese della sfilata mi sono resa conto di quanto sia importante lasciare loro il tempo per “sentire” gli abiti che indossano. Viviamo nell’epoca del tutto e subito, del digitale: ma io voglio dare alle mie donne e ai miei uomini il tempo di cui hanno bisogno per capirmi. Questo sono, per, il presente e il futuro».
Addirittura più di un mese di lavoro per realizzare la struttura (faraonica) di ottone alta 12 metri e mettere in piedi la regia: «Ma questa è la storia della Versace. Tutti hanno nel collettivo immaginario lo stile grandioso alla Avedon. E io voglio che sia sempre così, possibilmente con il vento fra i capelli delle mie ragazze».
Eppure lei si stupisce sempre del suo successo, anche personale: «Ho sentito che tanti giovani mi seguono», ripete più volte. Possibile che sia così modesta? «Diciamo “inconsapevolmente amata”». Diciamolo. «Dire di me stessa “io sono una persona vera” non mi va. Lo dicono già in troppi. Però sono come mi vedi. Non ho filtri, questa cosa mi ha dato dei problemi, parecchi. Allora dico semplicemente che sono istintiva. Tante persone che lavorano con il pubblico preparano le parole da dire, perché vogliono apparire in un certo modo. A me interessa solo mostrarmi per quella che sono. Per cui se dico una cosa che non è altamente intellettuale, chi se ne frega. Mi piace così. E poi naturalmente leggo e mi informo, ma sono easy».