Corriere della Sera, 6 marzo 2021
Nascite, curva a picco con dieci anni di anticipo
La trasformazione impressa dal coronavirus non poteva che investire anche le nascite. Prima del Covid-19, gran parte dei demografi prevedeva che l’Italia sarebbe scesa sotto i 400 mila nuovi nati in un anno nel 2032. Adesso le stime indicano che questo nuovo minimo storico sarà raggiunto l’anno prossimo. Ci sono però anche fenomeni più specifici, legati alle condizioni psicologiche degli italiani durante il primo lockdown di marzo e di aprile scorsi. Le bambine e i bambini concepiti durante il primo mese di chiusura totale sono nati in dicembre e una prima stima dell’Istat, basata sulle schede di dimissione ospedaliera in 15 città italiane, mostra un crollo: meno 21,63% rispetto allo stesso mese del 2019 in media fra Milano, Brescia, Genova, Bologna, Firenze, Modena, Perugia, Napoli, Bari, Palermo, Reggio Calabria e vari altri centri. Non è sorprendente. Che il timore e l’incertezza diffusi per la pandemia e il lockdown avessero spinto migliaia di famiglie a rinviare la decisione di avere un figlio era già leggibile in altri indizi. Iqvia, una società di ricerche e analisi di mercato, mostra che nel marzo scorso gli acquisti della pillola contraccettiva ordinaria in Italia sono letteralmente esplosi: più 11,3% rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Incapaci di capire quanto sarebbe stato duro l’impatto di Covid-19, intrappolati nel lockdown, molti italiani hanno preferito aspettare. È stato il riflesso tipico dei momenti di trauma collettivo. In lockdown, le donne non cercavano più di avere figli. Nel marzo scorso, le ricerche della parola «gravidanza» sulla finestra di Google hanno raggiunto i minimi dal mese del 2008: è quando fallì Lehman e l’Italia venne investita dalla Grande recessione.