La Stampa, 6 marzo 2021
Nel mondo solo una persona su cinque vive in democrazia
La lunga recessione della democrazia si sta approfondendo». Più chiara di così non poteva essere, la Freedom House, nel rapporto annuale che lancia l’allarme per il deterioramento globale della libertà.
Il titolo, Democracy under Siege, parla da sé. La democrazia è sotto assedio per fenomeni generali come la pandemia di Covid, la crisi economica, le violenze e le guerre, che aiutano regimi autoritari e tiranni ad insinuare il dubbio sulla sua capacità di soddisfare le esigenze dei cittadini. Però è chiaro che quando uno vede il Congresso degli Stati Uniti assalito dalla folla inferocita, fomentata da un presidente che per mesi ha usato la bugia sistematica sulle elezioni perse allo scopo di incendiare gli animi, l’emergenza acquista un connotato senza precedenti. Perché se a vacillare è la democrazia più potente del mondo, immaginate cosa possono patire le altre, e quanto possano godere i dittatori.
È vero che le istituzioni americane alla fine hanno resistito, e adesso il nuovo presidente Biden promette di tornare alla tradizione più virtuosa del proprio Paese. Però il danno di immagine e sostanza rimane enorme, Trump non è stato punito dai suoi stessi compagni di partito impauriti, e solo domenica scorsa ha ripetuto le bugie, prospettando o minacciando di ricandidarsi alla Casa Bianca nel 2024. In sostanza la sfida lanciata al governo del popolo, attraverso il popolo e per il popolo è appena cominciata, con un esito finale tutt’altro che scontato.
Il rapporto inizia così: «Mentre un’epidemia letale, l’insicurezza economica e fisica, e conflitti violenti devastavano il mondo nel 2020, i difensori della democrazia hanno patito nuove perdite nella loro lotta contro gli avversari autoritari, spostando l’equilibrio internazionale a favore della tirannia». I leader al potere hanno sfruttato l’emergenza sanitaria per perseguitare, incarcerare, torturare e uccidere gli oppositori, facendo segnare il quindicesimo anno consecutivo di declino della libertà globale, e il peggiore dal 2006: «Quasi il 75% della popolazione mondiale vive in un Paese dove la situazione è peggiorata rispetto all’anno scorso. Questo declino ha alimentato le pretese dell’inerente inferiorità della democrazia. I sostenitori di tale idea includono commentatori ufficiali cinesi e russi, che cercano di rafforzare la propria influenza internazionale sfuggendo alla responsabilità per i loro abusi, ma anche attori anti democratici all’interno degli stati democratici, che vedono un’opportunità per consolidare il loro potere».
Sui 195 Paesi monitorati dalla Freedom House, 73 hanno peggiorato il rating, e solo 28 lo hanno migliorato. Ora le nazioni non libere sono 54, ossia il 38% della popolazione mondiale, che rappresenta il livello più alto dal 2005. Meno del 20% degli esseri umani vive in piena libertà. Il crollo più significativo è avvenuto in India, che un tempo era la democrazia più popolosa al mondo, ma adesso non è più classificata come libera. Il premier Modi ha messo il nazionalismo indù davanti ai principi, e l’effetto è stato devastante. Le cose sono andate anche peggio in Paesi che avevano iniziato ad assaporare la democrazia, come la Birmania, o che speravano di tornarci, tipo il Venezuela. Ma «l’influenza maligna del regime in Cina, la dittatura più popolosa al mondo, è stata particolarmente profonda nel 2020. Pechino ha intensificato la sua campagna globale di disinformazione e censura, per contrastare le conseguenze dall’iniziale occultamento dell’epidemia di coronavirus», ad esempio accusando l’Italia di essere all’origine del contagio. Poi l’ha usata per trasformare il proprio fallimento in un’occasione. Da una parte, infatti, ha potenziato la repressione interna, da Hong Kong allo Xinjiang; e dall’altra ha offerto aiuti all’estero, che in realtà servono a legarsi al dito i Paesi in difficoltà, con quella che gli americani chiamano «diplomazia del debito». L’Italia invece si difende, a quota 90.
In questo contesto, però, il danno più grave lo ha prodotto «l’eclissi della leadership degli Stati Uniti».
L’America ha perso 3 punti, scendendo a 83, e così ha approfondito un declino complessivo di 11 punti iniziato nel 2010. La Freedom House è severissima con Trump, ma mette in guardia anche Biden. Per vincere la sfida la democrazia, oltre a difendersi dagli attacchi dei tiranni, deve dimostrare nei fatti ai propri cittadini di essere non solo il sistema moralmente superiore, ma anche quello più efficace. Sulla pandemia e la crisi economica non è andata così, e da qui bisogna ripartire per la rivincita.