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 2021  marzo 06 Sabato calendario

Periscopio

John Elkann non ha le qualità, né i difetti che rendevano fascinoso l’Avvocato. Jas Gawronski, giornalista (Giancarlo Perna). Libero.
Il dimenticare è un modo per risparmiare energia. È un modo alternativo di mantenere l’efficienza del sistema-cervello. Giulio Maira, neurochirurgo (Roberta Scorranese). Corsera.

Se il giudice penale è stato troppo debole nell’emettere la sua sentenza il condannato lo disprezza; se è stato troppo severo lo odia; se è stato giusto lo rispetta e magari lo ama. Carlo Nordio, ex magistrato. Il Messaggero.

Ho sempre dedicato molta attenzione, nei libri e negli interventi giornalistici, a scuola e famiglia perché ho insegnato per una vita, e sono sposato da 60 anni, ho due figli e quattro nipoti. Me ne intendo. Ferdinando Camon, scrittore (Luigi Mascheroni). il Giornale.

Il metodo di approccio che avrà Mario Draghi con Usa, Cina, Russia e Turchia sarà inevitabilmente intrecciato con le questioni finanziarie e di politica estera. E questo è un problema, perché la tradizione dei funzionari del Tesoro e della Banca d’Italia ha sempre tenuto a debita distanza la diplomazia, percepita come troppo verbosa. Il circuito dei ministri delle finanze e dei banchieri centrali, con il suo G7 e il rito delle riunioni del Fondo monetario internazionale e di Jackson Hole, è parallelo e indipendente da quello diplomatico. Luigi Bisignani. Il Tempo.

Franco Di Bella è un uomo pieno di difetti, alcuni dei quali lo hanno reso detestabile, ma fu un direttore con i controfiocchi. Forse per questo lo cacciarono dalla mattina alla sera come una governante ladra. In via Solferino allora comparve una scritta: «Attenzione, caduta massoni». Ma in realtà l’unico caduto importante fu proprio Di Bella. E pensare che non gli è stato mai contestato nessun reato, se non quello di stupidità. Si è rovinato per procurarsi protezioni di cui non aveva bisogno. Affari suoi. Luciana Baldrighi, Feltri racconta Feltri. Sperling & Kupfer Editori, 1997.

Nei giorni di festa mio padre comprava sette paste, una per ogni familiare perché con noi abitava sua sorella, zia Marcella. A Natale però oltre al presepe facevamo l’albero: un retaggio austroungarico. Prima della guerra a Roma l’albero di Natale non lo faceva quasi nessuno. Maria Romana De Gasperi (Aldo Cazzullo). Corsera.

«Un parlamento così frammentato quale capo dello Stato sarà in grado di eleggere nel 2022? Lei ha subito il fuoco amico come candidato al Quirinale». «Sì, secondo la storia, cartesianamente dovevo essere eletto. Ma quella del Quirinale è una storia di sorprese, da sempre. Voto segreto e manovre sono più importanti degli accordi sulla carta. Riflettiamo sul passato: nessun presidente tra quelli immaginati un anno prima è stato poi eletto. Le previsioni sono impossibili: lo erano anche quando c’erano i partitoni. Hanno sempre prevalso fattori dell’ultima ora. Anche in questo caso, chi entra Papa esce cardinale». Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea (Massimo Franco). Corsera.

Vittorio Messori pubblicò Scommessa sulla morte nel 1982 sull’onda del successo (1 milione di copie, 26 traduzioni) di Ipotesi su Gesù, scritto dopo la sua conversione al cattolicesimo. «Ora che si avvicina il momento di passare all’altra vita, ho deciso di donare questa biblioteca e quella di casa a un’associazione di teologia. Ho già dettato l’iscrizione per la lapide sulla tomba. Il tema è sempre di attualità. Nome, cognome, data di nascita, data di morte. E Scio cui credidi, so in chi ho creduto, come scrive Paolo nella Seconda lettera a Timoteo». Stefano Lorenzetto. Corsera.

La prima volta, Sciascia mostrò qualche riserva sullo stile di Camilleri, mentre Elvira Sellerio, mia madre, non ebbe alcuna esitazione. In realtà fu proprio il primo libro di Camilleri che venne pubblicato con noi nel 1983, La strage dimenticata, la sua innovazione più straordinaria. Era la prima volta che un saggio storico fosse pensato e scritto in una lingua del genere. Mentre nella narrativa l’invenzione dialettale è presente in molte letterature, nella saggistica non mi viene in mente un esempio analogo. Antonio Sellerio, editore (Simonetta Fiori). la Repubblica.

Mio figlio, il secondo, parteggia per il Pci e non me ne fa mistero; alla domenica va a distribuire l’Unità. Me lo vedo spuntare a Modena durante un mio comizio che facevo come candidato Dc. È venuto apposta da Milano per tenermi d’occhio. Deve avergli telefonato sua madre. A comizio concluso, mentre ricevo le congratulazioni d’obbligo, il figlio comunista mi si avvicina, mi dà la mano e mi dice: «Bravo papà, continua così, e il 20 giungo vinceremo “noi”!». Una signora dall’espressione fuggiasca, avendo interpretato male, mi tira in disparte e mi sussurra: «Onorevole, Dio come la invidio! Se sapesse…», per un attimo si copre il volto, «io ho invece un figlio comunista! Lei cosa mi consiglia?». Mi assicuro che non ci sia in giro mia moglie e le dico: «Gli parlerò io… Se potrò…». Guglielmo Zucconi, La paga del deputato. Rusconi, 1978.

C’era una gallina a lesso che avrebbe fatto resuscitare anche Lazzaro senza il bisogno dell’intervento di Nostro Signore. Sarebbe bastato il suo profumo. Bollita al punto giusto che «l’era una bellezza», con le sue carni ancora sode, il bianco del petto ancora bello asciutto, lo scuro delle cosce che si staccava dall’osso solo a guardarlo, il grassino del sottopelle che aveva mollato appena un po’, quel tanto da garantire una minestra serale degna di un arcivescovo. Per non parlare del ripieno, che aveva mischiato e rimischiato per quasi un’ora la sera prima. Andrea Vitali, Il meccanico Landru. Garzanti, 2010.

S’apre la porta, entra un colpo di vento con Cesco Pace, detto Ruspa. È un ex sterratore di trent’anni, con un casco di capelli crespi, che pare un negro tinto; quasi analfabeta, ma furbo di molte cotte, in dieci anni si è fatto un castelletto in banca di centinaia di milioni. Avanza a muso duro e pugni chiusi, sempre pronto a spaccare noci con le dita o a scommettere su un cavallo. Nantas Salvalaggio, Villa Mimosa. Mondadori, 1985.

Non ho mai amato i luoghi comuni: troppo affollati. Roberto Gervaso.