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 2021  marzo 05 Venerdì calendario

Federica Pellegrini: «Sì ho paura, ma non scappo»

Nuota da 32 anni, vince medaglie olimpiche da 17. Federica Pellegrini è la più giovane atleta italiana a salire su un podio olimpico. Aveva 16 anni. È la più longeva tra le campionesse italiane. Una stacanovista della piscina: almeno sette ore al giorno di allenamento. In questo periodo più duro del solito: a Font Romeu Pyrénées, in Francia, accumula vasche e simula gare a 1.900 metri d’altitudine per prepararsi ai Giochi di Tokyo. Faticacce e pisolini nella camera con pareti di larice, saune e camminate sulla neve in costume da bagno: tutto documentato ogni giorno per la sua platea su Instagram, arrivata a 1,3 milioni di follower. In tv si è raccontata così: «Mi vestivo da maschio quando ero piccina. L’omologazione non mi è mai piaciuta. La diversità è affermazione della personalità».

Alle Olimpiadi di Rio 2016, dopo essere arrivata solo quarta nei 200 stile libero, aveva scritto: «Forse è ora di cambiare vita». Ma è ancora in qui, ad allenarsi per la quinta olimpiade. 
«Resisto. Grazie alla tempra veneta. Mia mamma è veneziana di Murano. Nel mio sangue scorre la laguna. Sono molto determinata e mi piace molto quello che faccio. Finché continuerà a piacermi, continuerò».
Qual è stata l’Olimpiade più difficile?
«Quella di Londra, nel 2012. Ero completamente fuori forma. Non avevo i mezzi per combattere fino agli ultimi metri della gara. Succede, un atleta può sbagliare la preparazione ogni tanto. Purtroppo c’è andata di mezzo un’Olimpiade».

Ha vinto 53 medaglie, a quante arriverà?
«La pandemia non ha aiutato questo conteggio. Nel 2020 sono saltate molte gare, compresi i Giochi di Tokyo. Mi manca solo una gara».
Dipende se continuerà a gareggiare o se sceglierà la pensione sportiva dopo Tokyo. L’Italia dello sport spera che continui.
«C’è tantissimo affetto di colleghi nuotatori e dei tifosi che mi spinge ad andare avanti, lo sento. Ma faccio i conti con una età che, nel nuoto, ha un certo peso: non sono più giovanissima. Il rinvio di un anno delle Olimpiadi è stato molto difficile da affrontare per me. E non mi sono fatto mancare nulla durante questo 2020, neppure il Covid 19, che mi ha infettato. Non so davvero se, dopo Tokyo, il mio fisico mi dirà: va bene Fede, andiamo avanti per qualche altro annetto. Mi sto spremendo veramente tanto».
Ha già deciso cosa farà dopo la carriera sportiva?
«Ci sono tanti progetti molto interessanti, tutti a breve scadenza. Sono quelli che preferisco, più di quelli a lungo termine. Finora ho sempre fatto una cosa alla volta».

Più o meno. In questi anni ha fatto di tutto, dalla pubblicità ai talent, fino al festival di Sanremo con Gianni Morandi.
«Italia’s got Talent è stata una delle decisioni migliori che potessi prendere. Mi ha staccato molto dal mio mondo, da quella riga nera che scorre sotto la vasca e vedo tutti i giorni. Per ora la priorità è il nuoto, poi si vedrà».

A proposito di virus. È stata attaccata sul web dopo aver accompagnato sua madre a fare un test per il Covid 19. Le ha fatto cambiare opinione sull’uso intensivo dei social?
«In parte sì. Ora filtro di più quello che racconto. In quei giorni facevo il diario social della mia quarantena. Molti mi hanno scritto che in questo modo li aiutavo. Sono andata liscia come l’olio, pensavo che fosse giusto spiegare come affrontavo la malattia giorno dopo giorno. Quindi ho raccontato tutto, anche quando sono uscita di casa in auto per il test di mamma».
Ma nei social molti si sono scatenati.
«Poi l’Asl ha spiegato che potevo farlo, mi avevano dato loro il via libera. A quel punto gli animi si sono un po’ placati. Ho capito che raccontare tutto ed esporsi così agli insulti gratuiti della gente non mi piace più».
Ha mai subito body shaming per il suo fisico?
«Insulti no, qualche commento scemo alle foto su Instagram sì».
A quanti anni ha iniziato a nuotare?
«A meno di un anno, con i corsi di ambientamento all’acqua per neonati. Da quel momento non ho mai smesso. Sono 32 anni che sono in acqua».
Quanto si allena ora?
«Sette chilometri di nuoto ad allenamento. Ogni settimana faccio otto allenamenti, tutto l’anno, tranne agosto e Natale».
Quante ore passa tra vasca e palestra?
«Arrivo in piscina alle 7.30. Riscaldamento muscolare, poi alle 8 in acqua, fino a due ore e mezza di nuoto. Lo stesso programma il pomeriggio. Al martedì e al giovedì, doppio allenamento. Sabato e domenica riposo».
Da bambina si allenava nella piscina del suo paese, Spinea?
«In quella di un paese vicino. Quando la squadra agonistica ha chiuso e il mio allenatore, Massimiliano Di Mito, si è spostato a Milano, l’ho seguito. Era il settembre 2004. Nuotavo per le Rane rosse di Settimo Milanese».

Quindi ha lasciato la famiglia a Venezia.«Ho vissuto a Milano fino all’agosto 2006. Una brutta estate, quella. Avevo un forte dolore alla spalla, ho trascorso i mesi estivi a recuperare. Dicevano che forse mi dovevo operare. Un’operazione alla spalla è un bivio per la carriera di un nuotatore. Per fortuna non ce n’è stato bisogno».
E poi è tornata a Venezia?
«Sono stata scovata dall’allenatore Alberto Castagnetti e ci siamo innamorati professionalmente, dal settembre 2006 mi sono trasferita a Verona dove vivo ancora».
Non deve essere stato semplice cambiare città per vivere in un centro sportivo così giovane.
«Adesso non lo consiglierei a una sedicenne, meglio aspettare qualche anno. È un’età difficile. Per una ragazzina è fondamentale vivere la famiglia quotidianamente».
Com’era la sua cameretta a 16 anni? Che manifesti aveva? È vero che le piacevano i gruppi di musica metal e i film horror? 
«Dividevo la cameretta con mio fratello Alessandro. Nella sua parte c’erano gli X-Men. La mia parte era rosa e nera, tra i Metallica e i leoni di peluche. Leone è il mio segno zodiacale. C’era una esplosione di peluche».
Quando ha capito che sarebbe diventata una nuotatrice di professione?
«A 14 anni, quando mi sono qualificata per le Olimpiadi. Ad Atene 2004 ho preso la mia prima medaglia d’argento. Ho capito che ero forte in quello che facevo».
Ha ancora paura dell’acqua profonda?
«Ho paura, ma non scappo. Mi è capitato spesso in vacanza di tuffarmi dove non si vede il fondo. Prendo coraggio con qualcuno al fianco, da sola avrei qualche problema».
C’è stato un periodo in cui era assalita dalle crisi d’ansia ai blocchi di partenza. Come l’ha superato?
«È iniziato come un problema fisico. Non sapevo di essere bronco-asmatica. Durante una gara non sono riuscita a prendere aria normalmente, mi sembrava di annegare. La testa è partita. Abbiamo sistemato il problema con i farmaci, tipo gli spruzzini. Ma la paura è tornata nelle gare successive. C’è voluto un gran lavoro con il mio mental coach per superare questa paura di non respirare».
Una terapia psicologica, quindi.
«Sì. Il problema si scatenava nelle gare più lunghe, sui 200 non è mai successo. Adesso ho comunque abbandonato quelle gare lunghe. È stata una fase delicata ma circoscritta al 2009».
Al Quirinale, davanti al presidente Mattarella, nel 2019, ha chiesto allo Stato di proteggere gli sportivi. Si è mosso qualcosa?
«In quest’anno di pandemia è stata una vittoria veder riconosciuti i diritti degli sportivi professionisti. Ma lo sport sta soffrendo, insieme a molti altri settori. Le nuove generazioni sono ferme da un anno».
Ha detto che quando avrà più tempo imparerà a cucinare.
«Mi sono mancati gli insegnamenti della mamma perché me ne sono andata presto da casa. Voglio recuperare quegli anni quando smetterò di nuotare».
Quanti tatuaggi ha?
«Undici mi pare, non ho tenuto il conto, sono abbastanza piccoli».
Il preferito?
«L’araba fenice che ho tatuata sul collo. L’ho scelto nell’estate del 2006, in un momento molto difficile. È stato un in bocca al lupo a me stessa. Il disegno è stato riprodotto in una formella che sarà affissa sul muro del municipio di Montalcino: sono stata eletta personaggio dell’anno per Benvenuto Brunello 2021».
Suo padre Roberto è stato un barman, le ha insegnato a gestire il rapporto con l’alcol?
«Papà ha lavorato al Caffè Florian, e poi nei bar dei migliori hotel di Venezia. Dal Danieli al Gritti. E mio fratello ha seguito le sue orme, finendo a Londra come bartender. Nella mia famiglia si è sempre bevuto bene. Sono stata istruita».
Avevate anche un bar a Spinea, Tacco 11, ispirato alle sue scarpe. 
«Era il sogno del babbo. Si è concluso quando è andato in pensione. Un periodo molto bello».
Quindi non è astemia.
«Trovare un veneto astemio è molto difficile».
Ha mai avuto un fidanzato astemio? 
«No. E nel caso credo che sarei capace di fargli cambiare idea».