Corriere della Sera, 5 marzo 2021
Inflazione Usa, c’è chi è contento
Annunciata più volte dalla crisi finanziaria del 2008 in poi e mai apparsa davvero, ora negli Stati Uniti sta per tornare l’inflazione. Però, apparentemente, anche se la cosa spaventa le Borse, una risalita dei prezzi stavolta non è uno spettro. Anzi, per alcuni, convinti che il fenomeno sarà transitorio, l’incremento è addirittura benvenuto. Spingerà la gente a spendere: un sostegno alla domanda della quale si sente da anni il bisogno. Dopo aver minimizzato la questione per settimane, ieri il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, ha ammesso che l’inflazione potrebbe riaffacciarsi per l’effetto combinato dei 1.900 miliardi di dollari di aiuti che Joe Biden sta concedendo ai settori e ai lavoratori più colpiti dalla crisi provocata dal coronavirus e delle vaccinazioni di massa dei prossimi mesi che, ripristinando condizioni di quasi normalità, dovrebbero favorire una forte ripresa (ipotesi 6%) dell’economia dopo il crollo del 2020.
La questione è rilevante sul piano politico (in Congresso i repubblicani ora temono che il pacchetto Biden, oltre ad appesantire ulteriormente il debito pubblico, finisca anche per surriscaldare i prezzi), ma anche su quello del dibattito economico all’interno della stessa sinistra. Da settimane economisti progressisti come Olivier Blanchard e l’ex ministro del Tesoro Larry Summers sostengono che lo stimolo fiscale è eccessivo: riaccenderà un’inflazione che costerà cara alla povera gente e che costringerà le autorità monetarie a varare una stretta destinata a provocare una nuova recessione. Ma Biden e il suo ministro del Tesoro, Janet Yellen, temono, invece, di non fare abbastanza. Come nel 2009 quando la manovra Obama-Summers fu troppo timida: evitò la depressione, ma non innescò una ripresa sostenuta. Ora la Federal Reserve, pur ammettendo che i prezzi saliranno, rimane sulla linea del governo: non solo i tassi non saliranno, ma la banca centrale continuerà ad acquistare ogni mese 120 miliardi di dollari di titoli. Per Powell, che scommette su un’inflazione solo temporanea, la priorità rimane ricostruire i 10 milioni di posti di lavoro persi in un anno.
Scelta coraggiosa ma anche rischiosa: quando i prezzi torneranno a salire sarà difficile convincere le imprese che potranno continuare ad ottenere denaro a costo quasi zero.