Corriere della Sera, 5 marzo 2021
Le scarpe dei record
«Prima di precipitarsi in negozio, ogni runner dovrebbe fare un esame di coscienza. Sono in peso forma? Appoggio il piede di punta o pianta e non di tallone? Ho una falcata di almeno un metro e 70/80? Se risponde tre volte sì, allora può provare le scarpe col tacco». Stefano Baldini, olimpionico di maratona ad Atene 2004, analizza il fenomeno sportivo commerciale del momento: le scarpe rialzate che rivoluzionano il modo di correre e vanno a ruba anche se costano il doppio di quelle normali, arrivano nei negozi col contagocce e sono concepite per le gambe stuzzicadenti dei fenomeni africani.
Domenica scorsa a Tokyo, 42 atleti sono scesi sotto le 2 ore e 10’ in maratona facendo strabuzzare gli occhi ai cronometristi. Calzavano tutti scarpe col tacco. Con una «zeppa» di 40 millimetri nella suola che invita il piede a mordere l’asfalto e una lastra di carbonio «rimbalzante» nella mescola, le scarpe hanno demolito – grazie al keniano Kipchoge – il muro delle 2 ore in maratona. Con un paio di Adidas rialzate, Eyob Faniel, ha appena stabilito i nuovi record italiani di maratona e mezza maratona. Ruggero Pertile, il suo allenatore, spiega che «il vantaggio non è solo andare più veloce ma conservare le gambe più fresche per il finale». La sfida commerciale ha costretto la federazione a imporre limiti verificandone il rispetto sul campo: il tacco non deve superare i 4 cm, la suola può contenere un solo elemento in carbonio, vietati i prototipi. Con le scarpe rialzate si guadagnano 4” al km, non disporne o averne di meno performanti rispetto agli avversari è uno svantaggio inaccettabile. La lotta tra i colossi Nike (prima sul mercato) e Adidas per accaparrarsi i migliori atleti ha spiazzato i competitor che puntano sul mercato degli amatori.
Ma i podisti della domenica, ingolositi dalla novità, che ruolo potranno giocare quando riprenderanno quelle corse che coinvolgono oltre 200 mila italiani? «I nuovi modelli – dice Baldini – stimolano il piede a una ginnastica utile se si è allenati e senza problemi di appoggio. A un amatore consiglierei di alternare due paia, una tradizionale più riposante e una rialzata per andare più veloce. Il futuro è scritto, l’evoluzione non si ferma: correremo tutti su scarpe rialzate con modelli più protettivi di quelli degli atleti d’elite. La domenica vedremo meno runner strisciare sull’asfalto e diminuiranno tendiniti e problemi muscolari».
Ora la sfida tecnologica si è trasferita sulla pista dove i record stanno crollando a grappoli. I nuovi modelli da tartan permettono di correre molto veloce specie sulle distanze brevi. «Qui – spiega Baldini – servono regole rigide. Non è etico che un atleta di talento sia penalizzato perché non ha lo sponsor o il modello giusto». Hugo Hay, mezzofondista francese di vertice, è tra i pochi ad aver confessato, al quotidiano l’Equipe, i suoi dubbi sul fronte etico: «È assurdo che i miei colleghi neghino i vantaggi: quando appoggi il piede senti che la spinta si moltiplica. Non riuscire a capire quanto c’è di tuo in un record e quanto deriva dalle scarpe è avvilente. E l’idea che un avversario abbia scarpe meno performanti delle mie mi mette a disagio».