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 2021  marzo 05 Venerdì calendario

Piccoli rider crescono

Ho visto anche dei rider felici, parafrasando il poeta. Soprattutto nei romanzi, sul piccolo schermo e nell’appiccicosa narrazione di sindacati compiacenti. La vocazione cinematografica di chi affronta la notte pandemica per portarci il cibo a domicilio era evidente da tempo. Rispetto alla base sommersa dell’iceberg del precariato i ciclofattorini hanno almeno un triplice vantaggio: sono molto visibili, spesso giovani e anche il gesto atletico li mitizza, moderni Sisifo con il cubo-frigo al posto del macigno, in una fatica senza esito.
Era scritto che la finzione li avrebbe adottati. In questo mese, mentre al termine di un’indagine monstre la Procura di Milano chiede di assumerli tutti, due libri li vedono protagonisti. Le balene mangiano da sole (Feltrinelli), che troverebbe l’adattamento ideale nelle sapienti mani del Paolo Virzì di Tutta la vita davanti, Rosario Pellecchia racconta dell’improbabile, ma non meno convincente amicizia tra Genny, ventitreenne che pedala forte per lasciarsi alle spalle un lutto precoce, e un dodicenne che conosce durante una consegna. Genny è un napoletano a Milano, inorridisce di fronte a certe richieste ("Pizza Bismarck, con uova e asparagi? Ja’, ma come fai?"), non si arrende al fatto che il suo sia solo un lavoro e prova a intuire mondi dietro ai fugaci scambi con i clienti. Alla fine gli "piace fare il rider" perché è "sempre meglio che stare otto ore chiuso in fabbrica o in un call center. Almeno giri la città ascoltando musica".
Candido (La nave di Teseo, dal 12 marzo) di Guido Maria Brera col collettivo I diavoli è invece una rivisitazione del pamphlet voltairiano dove l’ottimista è proprio il rider che, nonostante spinga come un ossesso sui pedali in una città sfregiata da una disuguaglianza economica estrema, non dubita della superiore saggezza dell’algoritmo e si beve le sedative banalità ammannite dall’onnipresente ologramma Pangloss. Salvo resipiscenza finale, dopo che "una serie di tragicomici eventi fa maturare in lui il disincanto ed esplode la rabbia di chi si accorge di essere solo una minuscola parte di un ingranaggio di una società al collasso nella quale solo i più ricchi possono sopravvivere". Ovvero, dettaglio biografico non omettibile, quelli come l’autore, che è capo degli investimenti del Gruppo Kairos Julius Baer.

Il fattorino d’oro. O no?
Ma rider felice è anche Emanuele Zappalà, di cui a gennaio si era occupato prima il Messaggero poi ripreso da Antonella Boralevi sul sito della Stampa. Quello che "guadagna 2.000 euro netti al mese e, certi mesi, anche 4.000. Uno stipendio da manager. Ed è felice. A me sembra una storia non di ’colore’, ma di speranza" scriveva la rubrichista. Poi si è scoperto, e rettificato, che Zappalà non era mai stato commercialista ma in compenso era un iscritto Ugl. Ovvero il sindacato di comodo, prima missino poi leghista, che in zona Cesarini, ovvero a novembre scorso, quando in assenza di contratto nazionale collettivo sarebbero entrate in vigore le tutele del Jobs Act, proprio per scongiurarle ha firmato un contratto con Assodelivery, la sigla delle principali piattaforme, che ministero del Lavoro, sindacati confederali ("Uno scempio" per Landini) e rider in coro hanno denunciato come illegittimo in quanto non rappresentativo.
Ora questo trentacinquenne che abita a Roma e su LinkedIn si lamenta che i giornalisti scrivono senza averlo mai contattato, io l’ho chiamato. Sulle prime voleva addirittura incontrarmi di persona e ho accettato di slancio. Poi ha detto che aveva varie riunioni sul caporalato e altre incombenze sindacali (incredibile che uno con un’agenda tanto fitta possa fare il numero di consegne che giustificherebbero le buste paghe i cui screenshot ha fatto circolare dopo l’improvvisa celebrità). Quindi è sparito. La felicità è una condizione così rara che sarebbe stato bello sentirlo, per finirne magari contagiato.

Campione del mondo
Almeno soddisfatto è anche il palermitano Francesco Ruffino, primatista mondiale (diciamo nei 26 Paesi in cui opera Glovo) di consegne: 25.255 in tre anni. Ci diamo appuntamento telefonico al mattino dopo, prima che inizi una giostra quasi senza sosta fino a notte inoltrata. Lui, che è il numero uno, guadagna in media 1.500 euro (al netto di tasse, contributi, benzina) lavorando dieci ore al giorno, tendenzialmente tutti i giorni. E la vita? "Stacco mezz’ora a pranzo e la sera dopo le dieci posso vedere i miei amici. Ho trentott’anni, ho cominciato a lavorare dopo le medie e faccio consegne da quasi venti. Per il momento non mi pesa. Certo, se ci fossero più tutele o addirittura mi assumessero, sarei più tranquillo". Vive a casa con i suoi. Non ricorda neanche più le ultime ferie che ha fatto ma d’estate, prima di attaccare, fa un bagno al mare. Ha una passione per la musica elettronica ("Non la ascolto mentre guido, troppo pericoloso"). Quasi l’80 per cento delle sue consegne provengono da McDonald’s. È un tipo poco politicizzato, pratico, e sa che il contratto Ugl ha voluto dire una diminuzione del 25-30 per cento nelle tariffe ("Una presa in giro: per fare gli stessi soldi devo fare più chilometri. E i festivi promessi? Le domeniche non ci rientrano"). Ma non si lamenta: "È pur sempre un’alternativa al poco che offre il Sud".

Morti e feriti sulla strada
Gli è andata comunque meglio che a Emanuele Urso, musicista napoletano di talento (aveva suonato con Chet Baker) la cui carriera si era fermata per Covid e che si era temporaneamente riciclato come rider salvo morire d’infarto mentre spingeva l’auto, fermatasi in strada, con cui faceva le consegne. O al suo concittadino Giovanni Lanciato, cinquantatreenne pestato e derubato del motorino da una gang di minorenni (ad aggiungere la beffa al danno un fotografo ha postato una ricostruzione della scena della rapina utilizzando come modello un bambino mascherato da rider, uno dei tanti in questo carnevale partenopeo, con tanto di didascalia spiritosa. Mentre su Netflix il ladro Lupin si traveste da ciclofattorino per far perdere le sue tracce alla polizia). Oppure Romulo Sta Ana, filippino che viveva a Montecatini, travolto da un’auto mentre stava andando a ritirare da McDonald’s il panino da recapitare. Aveva 47 anni, una moglie e due figli. L’Inail, non Deliveroo (che a Roma ha smentito di pagare 3,77 euro una consegna che l’anno scorso ne valeva 4,50), dovrebbe dar loro una rendita annua di 27 mila euro, sempre che non abbiano da eccepire sul fatto che usava l’auto anziché le due ruote.
E sono solo esempi dall’ultimo mese o giù di lì, per ricalibrare la bilancia. Che, già prima del terremoto giudiziario milanese (si è parlato di "schiavismo", con multe per oltre 700 milioni), aveva registrato sussulti di ottimismo. JustEat ha disconosciuto l’accordo di comodo di Assodelivery e comincerà ad assumere i suoi mille rider (con la pandemia i trentamila corrieri sono aumentati, anche se i sessantamila mila di cui parla la Procura sono rapporti di lavoro più che persone).

Un euro in più
Chiedo un commento a Tommaso Falchi, portavoce di Rider X i Diritti (e fattorino per MyMenu che fa le prime assunzioni): "È la fine di un tabù, piccola rivoluzione, ma invece che con quello della logistica vorrebbero assumere con lo scadutissimo contratto multiservizi e una paga base di 7,5 euro lordi, troppo bassa. Puntiamo a un euro in più, ma è un segnale importante". Come importante è la nascita, a partire da Bologna, di Consegne etiche, cooperativa sociale sponsorizzata dal Comune, che assume e paga 9 euro netti, con tutte le tutele.
A quanto pare, in un’inedita potenziale alleanza, nel capoluogo emiliano starebbe crescendo il fronte dell’insopportazione dei ristoratori, mai così dipendenti dalle piattaforme per tirare avanti. Anche Valerio De Stefano, giuslavorista coautore di Il tuo capo è un algoritmo, intravede spiragli: "A novembre c’è stata la sentenza del Tribunale di Palermo, la prima, che ha riconosciuto la natura subordinata del lavoro di un rider Glovo. Anche in Francia, Spagna e Olanda ci sono pronunce in quella direzione. Mentre il recente caso britannico di Uber parla di parasubordinati. E la Commissione europea ha appena lanciato un dialogo tra piattaforme e parti sociali. Quanto al nuovo ministro del Lavoro Andrea Orlando immagino che riconvocherà presto un tavolo per arrivare, finalmente, a un contratto davvero rappresentativo". Nel dubbio Rider X i Diritti ha annunciato uno sciopero generale per il 26 marzo.

Ho visto anche degli zingari felici
Alla fine anche Zappalà, quello che il giorno prima ci teneva proprio a incontrarmi di persona, riappare. Scrive che, "tra rider e altre cose personali, non è il momento ideale. Se le può servire più avanti, a disposizione". Tutto è possibile e se così fosse gli auguro ogni bene per le cose personali ma è più probabile, e lo dico senza sopravvalutarmi, che una rapida googlata sul mio conto abbia restituito tra i primi risultati un libro sugli inganni della gig economy. Che in effetti non è il viatico migliore per una rimpatriata tra vecchi amici. Un’occasione persa di fare chiarezza. Come scriveva Claudio Lolli "ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro/ Far l’amore e rotolarsi per terra". Vale anche per i rider. Nella finzione come nella vita vera. Non perché il mestiere sia particolarmente desiderabile, ma perché la macchina desiderante siamo noi. A dispetto di ogni circostanza.