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 2021  marzo 05 Venerdì calendario

Il ritorno di Federer: «Nella pausa ho fatto l’autista di famiglia»

La prossima settimana nell’Atp 250 di Doha Roger Federer torna a giocare un torneo dopo più di un anno di aspettativa (comunque ben retribuita dagli sponsor). Aggiungiamoci un "finalmente", visto che ci è mancato assai, e impiattiamo con un filo di inquietudine. Perché a quasi 40 anni - li compirà l’8 agosto - reduce da due interventi al ginocchio (a febbraio e giugno) e tenendo Roger pure famiglia, è lecito chiedersi: sì, ma quale Federer? E per quanto a lungo?.
L’ultimo domicilio agonistico conosciuto del Genio è la semifinale degli Australian Open persa il 30 gennaio 2020 contro Novak Djokovic. Il sette febbraio c’era stata la mega esibizione a Città del Capo contro l’altra sua kryptonite Rafa Nadal, poi il Genio ha chiuso la Wilson nella sacca e si è concesso al pubblico quasi solo per palleggiare sui terrazzi di Finale Ligure insieme a Sofia e Carlotta. «Cosa ho fatto in questi mesi? - ha spiegato alla radio svizzera SRF -. Mi sono impegnato nella riabilitazione e ho fatto il quarterback della famiglia: controllavo i miei quattro figli, assicurandomi di non fare tardi a nessun impegno, sono anche diventato l’autista ufficiale di casa».
Avesse dovuto impegnarsi nella DAD di quattro gemelli forse lo avremmo rivisto prima, comunque ha tenuto a rassicurare tutti: «Mi è dispiaciuto non giocare in Australia, ma era troppo presto per il mio ginocchio. Poi meglio ripartire da un torneo più piccolo, c’è meno stress. Voglio giocare a tennis tutta la vita, e festeggiare ancora grandi vittorie. Pensavo che nella pausa non avrei badato molto allo sport, invece mi sono sorpreso a seguire i risultati e le partite: di solito non lo faccio se non gioco un torneo». La voglia, pare di capire, c’è. L’orgoglio anche. Per il fisico vedremo. Ma la road map è chiara.
Dopo il lockdown ha visto Nadal raggiungerlo a quota 20 Slam, lunedì subirà il sorpasso di Djokovic per numero di settimane al numero 1 (ora sono appaiati a 310). 
Si è rassegnato a scucire qualche record, ma vuole chiudere alla grande, anche se il suo storico manutentore, Pierre Paganini, ha messo le mani avanti («la sosta è stata lunga, abbiamo dovuto lavorare molto per contrastare il decadimento muscolare»). Dopo Doha giocherà a Dubai, poi farà una capatina sul rosso, quindi sull’erba di Halle in preparazione dei veri obiettivi: Wimbledon, le Olimpiadi, gli Us Open. Dovesse centrarne almeno uno, l’ipotesi di un addio si addolcirebbe.
E il dopo tennis non lo spaventa: «Andrò a sciare con i miei figli, a fare escursioni, giocherò a basket e a hockey su ghiaccio. Ho ancora tanti sogni da realizzare». Preoccupati di svegliarci da un sogno ad occhi aperti durato 20 anni, semmai, siamo noi.