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 2021  marzo 04 Giovedì calendario

Intervista ad Antonio Patuanelli. Parla del caso Tercas

Presidente Antonio Patuelli, la sentenza della Corte di Giustizia sul caso Tercas ci parla di un nuovo clima in Europa. A che si deve questo profondo cambiamento?
«Penso che tutto sia cominciato con l’insediamento della nuova Commissione, da allora si è avuto un significativo cambio di direzione. Ed è in questo clima che a luglio ha preso vita il progetto europeo di solidarietà anticovid che favorirà soprattutto l’Italia. La sentenza definitiva della Corte Ue evidenzia ulteriormente il miglior clima che vige in Europa».
Lo stop della Commissione al salvataggio di Banca Tercas ha davvero condizionato il destino delle quattro banche?
«Ne sono certo. Lo stop al salvataggio di Tercas targato Fondo interbancario non è stato l’unico. Basti dire che la Cassa di Ferrara era stata oggetto di analogo piano di intervento, sempre attraverso il Fondo, che aveva ottenuto da parte dei soci un’ampia approvazione nel corso di un’assemblea straordinaria presieduta dal commissario. Perciò quella decisione, profondamente sbagliata in diritto, non condizionò solo Tercas».
Lei ha implicitamente sollecitato i numerosi risparmiatori danneggiati a chiamare in causa Bruxelles per ottenere «risarcimenti tempestivi e adeguati». Quali procedure si dovrebbero seguire?
«Segnalo che quella sentenza ha un valore duplice, perché serve anche a rassicurare i cittadini del fatto che in Europa alla fine il diritto prevale. Premesso ciò, fra i diversi Trattati europei vi sono norme che tutelano i diritti di chi ha subito scelte errate da parte di istituzioni dell’Unione. Ora occorre approfondire queste possibilità, individuare le procedure più opportune: la strategia legale c’è».
Può essere più esplicito?
«Non sta a me indicare le strade, non è il mestiere del presidente dell’Abi».
Possiamo misurare l’entità dei risparmi bruciati e la dimensione della ricchezza complessiva andata perduta?
«Le istituzioni italiane hanno contezza dei danni subiti dai risparmiatori e dalle banche che hanno dovuto pagare molto di più per i salvataggi delle banche in crisi. Impossibile però quantificarli in modo preciso».
Cosa cambierà adesso negli eventuali nuovi salvataggi che dovessero presentarsi?
«Fin dalla sentenza del marzo 2019 del Tribunale europeo, il ruolo dei Fondi nazionali di tutela sono stati rivalutati: si tratta di nuove premesse per meglio prevenire le crisi bancarie».
Conferma la necessità che il governo mantenga in essere le moratorie, anche oltre la durata dell’emergenza sanitaria?
«Abbiamo da subito chiesto al presidente Draghi che le misure di emergenza economica a favore delle imprese non siano interrotte prima che sia conclusa l’emergenza sanitaria e che poi vengano diminuite non bruscamente, ma gradualmente per favorire la ripresa delle aziende che debbono avere tempo per potersi riprendere. Dagli incontri e dai contatti che stiamo sviluppando ci sentiamo ascoltati: il problema principale da risolvere è la complessità incrociata di diverse norme nazionali ed europee».
Cosa si attendono le banche dalla nuova stagione politica?
«Le banche sono in prima fila dall’inizio della pandemia per rispondere anche in emergenza, con tutti coloro che vi lavorano, a ogni esigenza, ovviamente nell’ambito della più rispettosa legalità. Il nuovo clima di fiducia verso le istituzioni europee dovrebbe anche facilitare la prosecuzione della crescita armonica dell’Unione europea».