Corriere della Sera, 4 marzo 2021
Accademici sui gusci d’uovo
Molti insegnanti universitari camminano ormai sui gusci d’uovo: soprattutto negli atenei anglosassoni, si sentono discriminati a causa dei loro riferimenti culturali e ammettono di autocensurarsi. La libertà d’insegnamento, limitata solo dal rispetto delle leggi, è uno dei bastioni dell’istruzione nei Paesi democratici desiderosi di conoscenza, la quale avanza quando l’indagare non è limitato da alcuna istituzione o gruppo d’interessi. Da un po’ di tempo, invece, si legge di episodi di censura e di licenziamenti motivati da differenze di opinione. E spesso si dice che si tratta di pochi casi isolati. È appena stato pubblicato il maggiore studio sul tema: smentisce questa visione minimalista. Lo ha realizzato Eric Kaufmann, professore di Politica al Birkbeck College della University of London, il quale ha elaborato i risultati di otto studi realizzati negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Canada. Kaufman dice che quel che emerge sui media è solo la «punta di un iceberg». Ecco alcuni numeri scelti tra la massa di quelli riportati da Kaufmann. Il 23% degli accademici americani della National Association of Scholars, associazione in maggioranza formata da conservatori, dice di essere stata minacciata di sanzione disciplinare a causa delle opinioni espresse; dello stesso gruppo, il 36% dice di avere subito atti di bullismo a causa di ciò in cui crede; e il 50% dice di vivere in un clima ostile nell’università, sempre in ragione delle proprie idee. Il 70% dei professori conservatori americani di scienze sociali si autocensura e il 91% dei sostenitori di Donald Trump non esprime la sua preferenza. Nel Regno Unito, il 57% degli insegnati dice che i favorevoli alla Brexit si sentono a disagio ad ammetterlo. Di fronte alla decisione di assumerlo, il 40% degli accademici americani discriminerebbe un collega che supporta Trump e il 57% si sentirebbe a disagio seduto di fianco a un trumpiano. Richiesto se è favorevole alla correttezza politica (perché protegge dalla discriminazione) o se è contrario (perché soffoca la libertà di espressione) il 64% degli accademici britannici si dice a favore, quota che sale al 76% tra gli insegnanti di scienze sociali. Domanda per sinistra e destra: se la libertà di espressione non trova spazio nelle università, quando inizierà a non trovarlo fuori? Problema non solo anglosassone.