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 2021  marzo 04 Giovedì calendario

Intervista a Samantha Cristoforetti

L’astronauta italiana dell’Esa, Samantha Cristoforetti, racconta a
Repubblica le emozioni di tornare in orbita a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss), accadrà a primavera del 2022. Tanto lavoro da fare, nuovi esperimenti e sviluppo di tecnologie, per migliorare la vita sulla Terra, preparare il ritorno sulla Luna e il viaggio verso Marte.
Tornerà nello spazio dopo quasi otto anni, che effetto le fa, rispetto alla prima volta?
«È molto diverso, come tornare in un luogo amato, dove hai vissuto, che hai salutato senza sapere se ci saresti mai tornato. Ovviamente c’è gioia ma anche curiosità di vedere cosa è cambiato. La Iss è maturata in questi anni, con esperimenti e attività ancora più interessanti. Anche da parte della comunità scientifica c’è maggiore consapevolezza di cosa si può fare. Mi aspetto che l’attività sia più intensa. Pare che le rotazioni porteranno a sovrapporre più equipaggi, sarà interessante provare come si vive lassù in 11».
Ora ha anche una famiglia. Quali sensazioni nel volare lontano?
«Come ripeto spesso, è una cosa comune per gli astronauti, come per tutti, fare figli. Se facciamo questo mestiere è anche grazie a una famiglia che ti dà il suo supporto e un genitore che assicura una presenza costante».
C’è qualcosa che le è mancata in questi sette anni dello spazio?
«Svegliarmi la mattina e, magari prima di lavarmi i denti, andare a fare un giro nella Cupola e chiedermi “dove siamo?”. Affacciarmi per vedere se si vede il Pacifico o l’Himalaya, è sempre una sorpresa. E poi, quando arriverò a bordo, la prima cosa che farò, sarà una capriola in aria».
Viaggerà con il nuovo sistema di trasporto, privato, SpaceX o Boeing Cosa si aspetta?
«È l’aspetto positivo di aver aspettato così tanto. Sono felice di provare un veicolo completamente diverso.
Come sarà posso solo immaginarlo».
Significherà più voli, lo spazio più alla portata di tutti?
«Si stia realizzando quello di cui si parla da tempo. Parlare di democratizzazione forse è esagerato, sono sempre numeri piccoli, poche persone privilegiate, però c’è un moltiplicarsi di attori, lo spazio si normalizza, diventa più accessibile per chi ha mezzi e creatività. Come le aziende che possono portare esperimenti e inviare personale. Ma è una normalità che ha anche un valore culturale».
Qualche esempio di esperimenti che condurrà?
«Sperimenteremo una stampante 3D, di cui si parla da anni, progettata per stampare oggetti di metallo. E poi un esperimento per caratterizzare la crescita e il metabolismo di un’alga, la Spirulina, un organismo molto promettente che toglie CO2 dall’aria e produce ossigeno.
Insomma tecnologie che saranno utili per la Luna e per Marte. Ma non solo. Ogni esperimento fa aumentare le competenze. Ci sono anche quelli di scienza fondamentale, e sono investimenti che non bisogna trascurare. Ricordiamo che sono le conoscenze scientifiche e tecnologiche di base che ti permettono, per esempio, magari a distanza di anni, di sviluppare un vaccino in tempi brevissimi».
All’ultima selezione per astronauti dell’Esa, 12 anni fa, solo il 16% dei candidati erano donne.
Quest’anno si auspica un numero più alto? Che consigli darebbe?
«Non solo auspico, sono quasi certa che sarà così, negli ultimi dieci anni sono cambiate tante cose e credo ci siano molte più giovani donne là fuori con l’esperienza che cerchiamo. Il mio incoraggiamento è per tutti, ovviamente. Però si osserva come siano più spesso le donne a non osare, perché non si sentono brave abbastanza. Il mio messaggio è: “Mettete da parte queste considerazioni e provateci”».