Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  marzo 03 Mercoledì calendario

Formula 1, le bollicine Ferrari sorpassano lo Champagne

Tutto è iniziato in un ristorante di Milano, nel settembre 2019. Da una parte, Matteo Lunelli, presidente e ceo di Ferrari Trento. Dall’altra i manager di Formula 1 arrivati in Italia per il Grand Premio di Monza. Dopo due anni di trattative, e molte bottiglie stappate, i Lunelli sono riusciti a far cambiare il rito della vittoria in Formula 1: dallo scalino più alto del podio, il pilota non spargerà più Champagne sulla folla. Dalle prossime corse, le bottiglie saranno italiane, con le bollicine Trentodoc di Ferrari diventate «brindisi ufficiale della Formula 1». La cantina delle Dolomiti ha scalzato così i giganti francesi avvicendati negli anni: Moët & Chandon (del gigante Lvmh), Mumm (che ha dissetato molte case reali) e Carbon. È una storia alla Davide e Golia in versione alcolica: con la piccola zona spumantistica Trentodoc (10 milioni di bottiglie l’anno) che estromette, intanto per tre anni, i cugini francesi che producono 300 milioni di bottiglie l’anno di Champagne. Una partnership, quella tra Cantine Ferrari e la Formula 1, che ora «può diventare un trampolino per il made in Italy», dice Matteo Lunelli, che è anche presidente di Altagamma, la fondazione che riunisce le imprese dello stile italiano nel mondo.
Come sarà usato il palcoscenico della Formula 1? 
«Ci auguriamo di costruire, anche con le limitazioni dovute al Covid 19, una serie di eventi per raccontare con le nostre bollicine, lo stile di vita italiano, la nostra cucina, e non solo. Porteremo nei Gran Premio il bello e il buono del nostro Paese, coinvolgeremo i migliori ristoratori italiani nel mondo». 
Oltre al brindisi sul podio, a quali eventi pensate? 
«Ci interessa sviluppare il tema dell’ospitalità dei Gran Premio. Il catering è caratterizzato dalla presenza di prodotti locali, noi porteremo i prodotti italiani». 
Con chi è iniziata la trattativa? 
Con il precedente ceo di Formula 1, Chase Carey. Ne avevo parlato con Stefano Domenicali, quando era il ceo di Lamborghini e il vice presidente di Altagamma. Poi Stefano ha preso il posto di Carey. È un’opportunità per altri brand italiani. Alcuni sono già a bordo, come Pirelli. C’è molto tricolore nel mondo delle corse, con tanti ingegneri italiani nei team». 
Come avete superato i francesi? 
«Abbiamo convinto i manager che il nostro vino rappresenta l’arte di vivere italiana. Il mondo delle bollicine, come ha scritto Eric Asimov sul New York Times, è cambiato: non c’è un sole (lo Champagne) con tanti pianeti che gli girano attorno. Ci sono tante stelle. Trentodoc è una di queste. Poi ha giocato il nostro spirito di innovazione che si intona con quello della Formula 1». 
Le corse 
Porteremo nei Gran Premi il bello e il buono dell’Italia, coinvolgendo 
i migliori ristoratori 
Quanto hanno pesato le restrizioni e il calo di fatturato causato dalla pandemia? 
«Con la crisi e i ristoranti chiusi, abbiamo riflettuto a lungo, con i miei cugini Alessandro, Camilla e Marcello prima di iniziare l’avventura. Siamo una famiglia unita e abbiamo le spalle solide. Alla fine abbiamo pensato che la pandemia crea anche opportunità. Ha fatto la differenza la visione del futuro. Volevamo realizzare un sogno, come quello di Giulio Ferrari, che aprì la cantina nel 1902. Sono convinto che le prossime generazioni della famiglia guarderanno a questa scelta come quella che ha fatto la differenza nella storia aziendale». 
Perché investite nei grandi eventi? 
«Mio zio Gino Lunelli ha sempre pensato che le nostre bollicine devono essere presenti nei luoghi più esclusivi d’Italia e del mondo. C’è una splendida foto di Andy Warhol a Milano che festeggia con Ferrari. Si brinda Ferrari agli Emmy Awards del cinema a Los Angeles. E dopo le gare di Luna Rossa. La Juve stappa le nostre bottiglie quando vince il campionato. C’è sempre stata una ovvia attrazione per il mondo dei motori. Da bambino andavo con papà al Grand Premio di Monza: sognavo di essere vicino a quel podio. Sogno realizzato. Il campionato mondiale ha 500 milioni di spettatori che conosceranno il nostro vino». 
Uno spumante italiano sul podio c’è mai stato? 
«Sì, il nostro, al Gran Premio di Imola negli anni 80. Allora la premiazione era gestita dall’Automobil club. Fu una iniziativa voluta da Enzo Ferrari, amico dello zio Gino». 
Quale vino sarà affidato ai piloti vincitori? 
«Blanc de Blanc formato Jéroboam (tre litri). Una gran cuvée simile a quella usata per il nostro Ferrari Perlé, ma valorizzeremo anche altre nostre bottiglie e creeremo qualcosa di nuovo». 
I marchi 
È un’opportunità per altri brand del nostro Paese. Alcuni sono già a bordo, come Pirelli 
Il primo brindisi? 
«Non nel Bahrein, alla fine di marzo, ma a Imola. È lo stesso del podio di 40 anni fa. Ed è il “Gran premio del made in Italy”. Quello che vogliamo portare nel mondo».