Corriere della Sera, 3 marzo 2021
Rupert Murdoch torna a guidare l’impero
Segregato per mesi nella sua residenza inglese nell’Oxfordshire per paura del coronavirus, con la famiglia spaccata dalla disputa tra i figli – Lachlan, attuale amministratore del gruppo, e James che se n’è andato sbattendo la porta – e con la Fox, il gioiello della corona che produce l’80 per cento dei profitti, in piena tempesta post-elettorale Usa, Rupert Murdoch viene descritto da molti sul viale del tramonto imprenditoriale.
Avrebbe tutti i diritti di appendere le scarpe al chiodo, visto che è arrivato al traguardo dei 90 anni (li compirà tra una settimana). Ma il vecchio tycoon australiano dell’editoria che, partendo, da un giornale ereditato dal padre, Keith, ad Adelaide, ha costruito in 70 anni un impero di giornali e televisioni molto influente in tutto il mondo anglosassone, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, non ama guardare indietro e fare bilanci. Non l’ha fatto quando ha compiuto 70 anni e nemmeno agli 80. Con qualche motivo, visto che le sue conquiste principali – il Wall Street Journal e la Fox appunto – sono arrivate quando Rupert aveva alle spalle già quasi mezzo secolo di carriera da editore.
Il patriarca, che ha diviso in un trust il suo patrimonio tra i sei figli, ma ha mantenuto il controllo delle aziende, continua a guardare avanti mosso dall’ambizione e dallo spirito di avventura. Certo, James e Lachlan aspettano la sua uscita di scena per una resa dei conti familiare. E anche chi ammira la carriera di un editore conservatore capace di navigare anche in tempeste politiche avverse – Murdoch ha avuto rapporti con 12 presidenti, a partire dall’incontro con John Kennedy nel 1962 – gli rimprovera due errori: non aver creato una linea di successione chiara per mantenere compatto il gruppo anche in futuro e aver consentito che la linea sempre più radicalmente di destra della Fox sconfinasse alla fine, trascinata da Donald Trump, in un ruolo attivo nella diffusione di teorie cospirative e di falsità che hanno destabilizzato la democrazia Usa fino all’assalto al Congresso del 6 gennaio.
I mesi delle elezioni presidenziali sono stati duri per il patriarca chiuso nel suo maniero, con Lachlan, capo della Fox e ancor più conservatore del vecchio Rupert, che ha lasciato mano libera agli anchor trumpiani mentre James (capo dell’impero negli anni in cui Lachlan si era ritirato in Australia) ha lasciato tutti gli incarichi in un gruppo familiare del quale non condivide più le scelte politiche: dalla copertura data anche alle sortite più estreme, quasi golpiste, di The Donald, fino ai mutamenti climatici e all’ambiente.
Rupert – imprenditore prima ancora che conservatore – ha continuato a tenere la Fox vicina a Trump convinto che lì ci fosse un enorme bacino di ascoltatori, mentre l’audience di sinistra era già presidiata dalla Cnn e da altre reti. Ma attraverso il Wall Street Journal ha continuato a segnalare, in un’ottica pur sempre conservatrice, eccessi e rischi delle scelte di Trump. E dopo il voto ha lasciato che la Fox si spaccasse tra giornalisti che riconoscevano i dati numerici della vittoria di Biden e commentatori che continuavano a parlare di truffe nei seggi e di elezioni rubate.
Risultato: Trump ha cominciato ad accusare di tradimento la tv di Murdoch spingendo una parte dei suoi elettori a emigrare verso altre reti ancor più schierate con lui come Newsmax e Oann. Ora Fox, in calo di ascolti e anche di entrate pubblicitarie per il ritiro di inserzionisti che non vogliono essere associati ad anchor considerati da molti razzisti o antidemocratici, rischia di non essere più la gallina dalle uova d’oro del gruppo.
La rete è corsa ai ripari licenziando Lou Dobbs, il conduttore che ha dato più credito alle teorie cospirative, ma questo andamento zigzagante e la famiglia spaccata disorientano NewsCorp e FoxCorp, i due gruppi rimasti nelle mani dei Murdoch che due anni fa hanno incassato 71 miliardi di dollari dalla vendita alla Disney della 21st Century Fox (cinema e spettacoli tv). Così qualche settimana fa Rupert si è vaccinato ed è tornato a Los Angeles per riprendere la guida dell’impero. Forse prepara qualche altra sorpresa societaria (come la fusione tra giornali e tv o la vendita della Fox) ora che sta per scadere il periodo nel quale non poteva vendere o comprare per non perdere i benefici fiscali dell’operazionen Disney.
A 90 anni, felice con la sua quarta moglie, Jerry Hall, Rupert non sembra aver perso il suo ottimismo: ha appena vinto la sua battaglia decennale contro big tech – Google e Facebook costrette (anche per via di una nuova legge australiana) a concordare il pagamento delle notizie delle testate di Murdoch messe nei loro canali social – e ha comprato una nuova, imponente residenza vicino Londra: Great Tew Manor, un castello in rovina il cui restauro richiederà diversi anni. Lui non ha fretta: mamma Elisabeth è arrivata serenamente a 103 anni.