la Repubblica, 3 marzo 2021
Sotto il casco di Grillo
Beppe Grillo ha già prenotato un posto sui razzi di Elon Musk? Non risulta. E allora il casco da astronauta che ha indossato domenica all’uscita dell’albergo romano dove ha incontrato i leader del Movimento 5 Stelle? Solo un travestimento. Lo si compra facilmente nel web al costo di 5,25 euro, fabbricazione cinese. Del resto questo copricapo ermetico non ha mai smesso di affascinare grandi e piccini da quando Kubrick ha suscitato la passione per i viaggi spaziali con 2001 Odissea nello spazio. Musk, dal canto suo, ha sollecitato la fantasia di molti ipotizzando viaggi verso Marte, come se il pianeta rosso fosse davvero alla nostra portata e soprattutto abitabile dai terresti. Ma come si sa l’immaginazione ha un potere formidabile e produce spesso effetti inattesi e grandiosi. Grillo non sta per partire con la capsula spaziale Dragon, usa piuttosto il travestimento come un mezzo di comunicazione, da comico qual è: strumento d’irrisione. Il casco spaziale è una maschera anti-Covid e insieme un segnale diretto ad una vasta platea: signori, io sono un extraterrestre nel mondo della politica. Così dichiara il travestimento. Tutti, fotografi, giornalisti e operatori, sono stati subito pronti a fissare l’oggetto usato dai ragazzini a Carnevale. Capita che nei giorni stessi in cui Grillo ricopre la sua testa con un’armatura ovoidale, altri caschi escono invece di scena. Sono quelli dei Daft Punk, il gruppo musicale francese di musica elettronica fondato da Guy-Manuel de Homen-Christo e Thomas Bangalter, noto per apparire nei concerti con caschi da astronauti che ne celano il viso. Dopo 28 anni d’attività e grandi successi i due vanno ciascuno per la propria strada e depongono fisicamente il loro copricapo. Qualcuno del loro entourage con una battuta si è chiesto: a chi resterà in eredità il casco?
Ora l’indossa Grillo. Lui è un sismografo mediatico, coglie al volo i segni del tempo e li tramuta in simboli visivi. Il casco è un oggetto perfetto per questo momento. Tra il virus che si diffonde attraverso l’aria e l’epopea spaziale del fondatore di Space X, viviamo nell’epoca della migrazione verso l’altrove: via dalla Terra diventata troppo piccola, troppo connessa e troppo malata. Senza accennare alle migrazioni politiche di questi anni e mesi in cui Grillo è stato un indubbio protagonista. Il casco è una rappresentazione del futuro che sta per arrivare, ma rappresenta anche qualcosa che proviene dal passato. Nella recente mostra Inventions, aperta nei mesi scorsi al Must di Bologna, sono state presentare le immagini scattate nel Sous-secretariat d’État aux Inventions di Parigi diretto da Jules-Louis Breton nel 1917. Vi figurano tra le varie bizzarre invenzioni maschere e apparati per difendersi dai gas sparsi dal nemico: scafandri, elmi, tubi d’alimentazione, filtri, dispositivi per non respirare l’aria in modo diretto.
L’infezione è invisibile, per cui mettersi al sicuro è l’unico sistema sanitario auspicabile prima dell’arrivo del vaccino, così come salire su un missile diretto verso Marte è la soluzione per sfuggire a un Pianeta quasi morente nell’età dell’Antropocene.Sarà davvero possibile? Nel 1965 Susan Sontag in un saggio dedicato a L’immagine del disastro ha scritto: “La nostra è effettivamente un’epoca di estremismi.
Viviamo infatti sotto la minaccia continua di due prospettive egualmente spaventose, anche se apparentemente opposte: la banalità ininterrotta e un terrore inconcepibile”. Guardando Grillo uscire dalla porta dell’albergo e entrare nell’auto di servizio col suo elmo di plastica bianca viene da pensare che siamo ancora a quel punto.