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 2021  marzo 02 Martedì calendario

Export di armi, record del governo Renzi

C’è un elemento, in tutta la vicenda dei rapporti tra l’ex premier Matteo Renzi e l’Arabia Saudita, che non è ancora emerso. Il leader di Italia Viva si è ben guardato dall’affrontarlo nella sua recente auto intervista. Eppure è un elemento dirimente perché, al di là delle note perplessità intorno al governo di Riad, proietta una nuova luce su quei rapporti. È un fatto – sebbene non sia mai stato pubblicizzato dall’ex premier – che durante il governo Renzi l’Italia abbia toccato il picco nelle esportazioni di armi. Un record ottenuto anche grazie alle ricche commesse arrivate proprio da Riad.
Nel 2013, l’anno precedente all’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi, l’Italia aveva autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 2,1 miliardi di euro. Ma questa cifra, nel corso dei 1024 giorni passati al governo, è cresciuta del 581% arrivando a toccare i 14,6 miliardi di euro come documentato da Giorgio Beretta dell’Opal di Brescia, l’osservatorio permanente sulle armi leggere. Un record che ha fatto impallidire persino Silvio Berlusconi che qualche tempo prima, all’inaugurazione dell’M-346 a Venegono, si era proposto come «commesso viaggiatore» per l’industria bellica italiana.
L’exploit delle armi italiane durante il governo Renzi è interessante dal punto di vista delle destinazioni. Nel 2016, ultimo anno del mandato del leader di Italia Viva, la stragrande maggioranza degli armamenti non è andata a Paesi amici e alleati dell’Ue e della Nato (36,9%), bensì a Paesi nelle aree di maggior tensione nel mondo, Nord Africa e Medioriente. È in quest’area del Pianeta, che purtroppo non brilla per governi pacifisti, democratici o rispettosi dei diritti umani, che sono andate armi per un valore di 8,6 miliardi di euro, ovvero il 58,8% del totale. Un altro record di cui si sono accorti in pochi.
La commessa record
Tra i Paesi destinatari spicca proprio l’Arabia Saudita. Negli anni di Renzi il governo di Riad otterrà l’autorizzazione a ricevere oltre 855 milioni di euro in armamenti contro i poco più di 170 milioni del triennio successivo. A spingere verso l’alto la cifra c’è l’autorizzazione alla più massiccia esportazione di bombe che l’Italia abbia mai rilasciato. Si tratta di quasi 20.000 ordigni commissionati alla Rwm Italia per un ammontare di 411 milioni di euro. Il numero Mae dell’operazione è il 45650. È un numero importante perché, essendo progressivo, fornisce un’indicazione temporale: è nel 2014, quindi già con Renzi al governo, che iniziano le trattative per la commessa. L’autorizzazione effettiva arriverà però solo nel 2016 ma anche questa indicazione temporale è importante perché all’epoca le Nazioni Unite avevano già condannato i bombardamenti effettuati dalla Royal Saudi Air Force su centri abitati, ospedali e scuole dello Yemen. Azioni militari, secondo il gruppo di esperti dell’Onu, «possono costituire crimini di guerra». A oggi la guerra in Yemen ha prodotto oltre 133 mila vittime, delle quali 12.000 civili, a cui si aggiungono 3,6 milioni di sfollati. Che nel conflitto siano stati utilizzati gli ordigni che l’Italia ha venduto all’Arabia Saudita è documentato. Un rapporto dell’Onu, infatti, certifica il ritrovamento a seguito di due bombardamenti a Sana’a nel settembre 2016, di più di 5 bombe inerti sganciate dall’aviazione saudita e contrassegnate da una sigla riconducibile alla Rwm Italia.
La revoca di Conte
La più grande autorizzazione all’export di bombe italiane è stata revocata dal governo Conte lo scorso 29 gennaio. Una decisione nata dalla mozione promossa dalle parlamentari della commissione Esteri della Camera, Yana Chiara Ehm (M5S) e Lia Quartapelle (Pd), che chiedeva non solo di revocare le licenze in essere per bombe e missili destinate all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi, ma anche a mantenere la sospensione della concessione di nuove licenze. La revoca del 29 gennaio ha cancellato la fornitura per oltre 12.700 ordigni. Il che dà anche un’idea delle dimensioni dell’autorizzazione che era stata concessa: dal 2016 a oggi l’Italia era riuscita a costruire e consegnare appena un terzo degli ordigni commissionati.
La revoca, tuttavia, non riguarda l’esportazione di componenti di bombe Paveway IV, prodotte dalla Rwm Italia a Domusnovas, in Sardegna, e inviate nel Regno Unito. Anche queste autorizzate dai governi di Renzi e Gentiloni nel 2016 e 2017, 5 mila ordigni per 75 milioni di euro. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute proprio il Regno Unito ha rifornito l’Arabia Saudita di 2.400 ordigni l’anno. È possibile che i componenti arrivati in Gran Bretagna vengano poi assemblati e inviati a Riad?