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 2021  marzo 02 Martedì calendario

Biografia di Francesco Paolo Figliuolo

Ha l’ostinata concretezza degli alpini e la competenza tecnica sulla pandemia. E quando il premier Mario Draghi ha chiesto di indicare un generale per sostituire Domenico Arcuri, dalla Difesa hanno fatto un solo nome: Francesco Paolo Figliuolo. Come comandante logistico dell’Esercito ha cominciato a occuparsi del virus prima ancora che arrivasse in Italia: è stato lui a organizzare l’isolamento dei nostri connazionali rimpatriati da Wuhan.
Poi in sei mesi ha dovuto ricostruire la sanità militare, praticamente smantellata dai tagli dell’ultimo decennio: il policlinico romano del Celio è stato rivitalizzato; l’ospedale di Milano è stato rimesso in funzione e sono stati creati 43 ambulatori specializzati. Allo stesso tempo, ha garantito gli interventi in sostegno della popolazione: i medici e gli infermieri con le stellette mandati nelle corsie e negli ospizi, gli ospedali da campo, l’allestimento dei 140 “Drive Through” per i tamponi in tutta la Penisola. Sempre lui poi ha supervisionato l’operazione vaccini, smistando nelle Regioni le forniture che sbarcano nella base di Pratica di Mare: nello scorso weekend 838.700 dosi in poche ore sono state trasferite in 102 destinazioni.
Il suo metodo di lavoro risente dell’esperienza delle missioni internazionali, dove bisogna guidare soldati di molti Paesi e collaborare con istituzioni differenti. Un’attività lontanissima dai luoghi comuni sulle gerarchie militari e sugli ordini indiscutibili: comandare significa definire gli obiettivi e coordinare le risorse per raggiungerli. Come in un’azienda, ma senza orari e adattandosi ai cambiamenti più improvvisi. Il generale nel 2014 è stato al vertice della Kfor, la forza Nato in Kosovo, misurandosi con uno Stato appena sorto, con le tensioni tra comunità e con una moltitudine di organismi diversi. Figliuolo nei Balcani ha appreso una lezione chiave: «La rilevanza della mutua cooperazione tra tutti gli attori, al fine di sviluppare la massima sinergia tra istituzioni per definire e implementare politiche di intervento volte allo sviluppo di tutti i settori strategici». Tradotto dal burocratese militare, vuol dire «fare squadra» e risolvere i problemi.
Prima del Kosovo, è stato al vertice della Brigata Taurinense. E nel 2004 ha diretto il contingente delle penne nere a Kabul: la Task Force Cobra, responsabile della sicurezza della capitale afghana durante le elezioni minacciate dai talebani. Originario di Potenza, dopo l’Accademia è entrato nelle truppe da montagna ed è stato subito conquistato dalle Alpi, con la passione per scalate e sci, a cui si è aggiunto il tifo per la Juventus. La sua specializzazione è quella dell’artiglieria alpina. All’epoca c’erano ancora gli obici trasportati sui muli, con il motto dei veci risalente alla Grande Guerra: “Dove il mulo non arriva, l’artigliere è capace di portarselo in spalla!”. È lo spirito del corpo, quel “senso del fare” che impone di completare sempre la missione, senza badare ai sacrifici.
«Metterò tutto me stesso e tutto l’impegno possibile per fronteggiare questa pandemia», è stato infatti il suo unico commento alla notizia del nuovo incarico. «La sua nomina è frutto di un lavoro costante portato avanti con impeccabile professionalità», ha detto il ministro Lorenzo Guerini: «In questi mesi ho potuto constatare la tempestività di intervento e le capacità con le quali i militari hanno operato». E mentre il governo Conte aveva lasciato ai margini il ruolo delle forze armate, Mario Draghi ritiene che la svolta nelle vaccinazioni possa arrivare solo usando questo modello: una struttura rapida e flessibile, in grado di coordinare gli sforzi di istituzioni diverse, dalla Protezione civile alla sanità regionale e al volontariato. Quello che Figliuolo ha gestito finora dallo Stato Maggiore senza chiusure ma, parole sue, «attraverso virtuose partnership con le eccellenze espresse dalle aziende ospedaliere, dalle università e dai centri di ricerca indirizzate all’erogazione di un servizio sempre più aperto alla collettività». Ora lo attende un doppio incarico, perché manterrà anche il comando logistico dell’Esercito: il segno del peso che i militari avranno nel piano di Palazzo Chigi.