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 2021  marzo 01 Lunedì calendario

Dovizioso riparte da fango e camper

Un sesto posto al mattino, un quinto nel pomeriggio. Ieri prima prova del campionato regionale Uisp di motocross a Rivarolo Mantovano. Una battaglia nel fango. E l’altra sera, che bella grigliata: gli amici di una vita, le risate. La notte ha dormito sul camper, parcheggiato nel prato accanto allo sterrato in provincia di Mantova. «Sono felice!». Andrea Dovizioso, campione. Gli altri piloti della MotoGp stamani partono per il Qatar: ci sono i test ufficiali, e a fine mese il via della nuova stagione. Lui, no. Si è preso un anno sabbatico, dopo 19 da protagonista sui circuiti di tutto il mondo: titolo iridato nella 125, 327 gp e 24 vinti, 103 podi, tre volte in lotta con Marquez fino all’ultimo respiro.
DesmoDovi. Tre mesi fa l’ultima corsa a Portimao, in agosto il successo al Red Bull Ring di Zeltweg con la Rossa. L’italiano più forte, dal 2010 ad oggi. «Sì, potevo giocarmi ancora il campionato. Però alla Ducati si era fatto tutto troppo pesante, avevo bisogno di serenità». Così ha deciso di fermarsi, nonostante delle offerte milionarie. «Sono fortunato, non ho bisogno di soldi. Ci sono cose più importanti, nella vita. Ma se mi proporranno un progetto giusto e potrò tornare a battermi per il podio, nel 2022 sarò di nuovo in pista: perché no?». Adesso c’è solo il cross: le gare regionali in Emilia e dintorni, forse più in là un tentativo con i migliori italiani. Prossimo appuntamento a Castel San Pietro, provincia di Bologna. «È una cosa che sto prendendo molto seriamente, con questo sport non si scherza: mi alleno anche più di prima. Diversamente, ecco». In un capannone a Forlimpopoli ci sono le sue nuove moto, la palestra e Yuri Naldini, che è meccanico, preparatore ed amico. «Il mio primo obiettivo non sono i risultati, no. Voglio godermi sino in fondo questa passione, prendermi tutto quel che dà. Respirare». Spiega che l’avversario più pericoloso si chiama ‘arm-pump’: la fortissima pressione che si prova sugli avambracci, guidando. «Dopo un po’ fa così male che non hai più il controllo di gas, frizione e freno: devo lavorarci su, vincere la fatica. Ed essere libero». Libero di assaporare pienamente tutte queste sensazioni. Parteciperà ai campionati muovendosi in camper e furgone. «Al volante ci sono io: e con gli altri della banda arriviamo lì la sera prima, ci facciamo una braciolata e magari un bicchiere di lambrusco. Però il mattino dopo si fa sul serio». La ‘malattia’ gliel’ha trasmessa il papà, Antonio, che a 66 anni continua ad aprire il gas e l’altra volta si è pure fatto male di brutto alle costole, ma poi è tornato in sella. «Il cross può essere molto pericoloso. Anche più della MotoGp». E le sensazioni? «Velocità, intensità, grip, elettronica: in MotoGp è tutto bellissimo. Però godi soprattutto se ottieni i risultati. Nel 2020 non sono arrivati. Non riuscivo a vivere in maniera tranquilla: in Ducati avevo rapporti buoni con tutti, tranne con una persona». L’ingegner Gigi Dall’Igna, dg del reparto corse. «Insisto: una persona. Il limite della moto era sempre lo stesso, da anni. Volevo dire la mia ma non venivo mai ascoltato». Che peccato. «Sì, ma adesso sono sereno». Meglio un quinto posto a Rivarolo Mantovano o a Jerez de la Frontera? «Meglio essere felici. Come me, oggi».