Il Sole 24 Ore, 28 febbraio 2021
Diritti tv, lo sport globale vale 50 miliardi all’anno
La battaglia globale per i diritti media dello sport è sempre più accesa. Broadcaster, telco, giganti del web e fondi di private equity si fronteggiano per conquistare fette di un mercato florido, che vale circa 50 miliardi di dollari all’anno, e che grazie alla rivoluzione tecnologica è diventato trasversale e integrato.
Certo, anche nel settore media dello sport, il 2020 ha fatto registrare un calo del giro d’affari dovuto alla revisione al ribasso dei deal ovvero alla concessione di sconti da parte delle Leghe che hanno dovuto sospendere la stagione e proseguirla in stadi vuoti (è accaduto in Premier league e Bundesliga) o addirittura interromperla, come è in Francia con la Ligue 1 e negli Stati Uniti con la Major League baseball che ha cancellato più del 60% dei match. Il valore dei diritti media è calato a causa dell’emergenza sanitaria tra il 10 e il 15%, con un effetto trascinamento sulle rinegoziazioni in corso che potrebbe rallentare la crescita dei ricavi media per i prossimi tre anni. La corsa di questi ultimi che valevano circa 40 miliardi nel 2015 non dovrebbe tuttavia arrestarsi più tanto e secondo le previsioni degli operatori si dovrebbe superare la soglia dei 60 miliardi dopo il 2024.
A subire le peggiori conseguenze dei lockdown provocati dalla diffusione del coronavirus sono stati il baseball, gli sport universitari statunitensi, il golf (anche se il Pga Tour, il principale circuito Usa incrementerà sensibilmente i proventi dal 2022 grazie a nuovi accordi già sottoscritti), l’automobilismo (con Nascar e Formula 1) e il motociclismo (MotoGp) che hanno stravolto i rispettivi calendari.
Anche per il calcio ci sono stati tagli ai contratti tv, con entrate complessive generate lo scorso anno per circa 19 miliardi di dollari, in gran parte concentrate nel Vecchio Continente.
Ma a livello di leghe non sono quelle del calcio europeo le più ricche. La Nfl, la lega di football americano, infatti, è riuscita a salvare interamente la stagione 2020, che si svolge tra l’autunno e l’inverno, confermando introiti da diritti media per circa 8 miliardi di dollari. La Nba produce invece un giro d’affari media di 3,5 miliardi di dollari, mentre il baseball si deve “accontentare” di 2,2 miliardi e l’hockey su giacchio di 1 miliardo. Tuttavia Nfl, Mlb e Nhl vedranno salire i loro ricavi televisivi spinti da nuovi contratti nazionali che nel prossimo triennio porteranno nelle loro casse oltre 5 miliardi in più. Gli Stati Uniti quindi si confermano il mercato dei diritti media più proficuo, con un valore nel 2020 di quasi 20 miliardi di dollari e con un crescente interesse dei broadcaster, nuovi e tradizionali, per lo sport.
Un trend di cui spera di beneficiare la Premier League di calcio attesa a breve da un nuovo ciclo di vendita dei propri diritti. Dagli Stati Uniti, dall’Africa subsahariana e dall’Asia sono attesi risultati positivi (al netto della Cina, area tutta da decifrare adesso, dopo il ritiro della streaming tv del gruppo Suning) per compensare un prevedibile calo dei diritti domestici. Nei paesi del Nord Europa (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia), con Nordic Entertainment Group, la Premier ha appena siglato ad esempio un accordo per sei stagioni (il primo in Europa con un arco temporale non limitato ai tre anni imposti dalla Ue, grazie alla Brexit) che ha raddoppiato i proventi annuali dall’area (circa 430 milioni di dollari anziché 211).
In ogni caso la Premier League, causa Covid-19, lo scorso anno ha percepito in totale 3,8 miliardi di dollari perdendo oltre 300 milioni. Le altre principali Leghe del calcio europeo hanno ricevuto dai media assegni più bassi: la Liga si è fermata a 2,3 miliardi di dollari, la Bundesliga a 1,5 miliardi (dovendo rinunciare a circa 150 milioni) e la Serie A a 1,4 miliardi. A subire le conseguenze negative della pandemia è stata soprattuto la Uefa che oltre a dover rimandare di un anno l’Europeo per le nazionali ha visto decurtare i valori dei diritti media delle competizioni per club di oltre 500 milioni di dollari, dovendosi accontentare di soli 2,4 miliardi. Un motivo in più per ipotizzare la nascita post 2024 di una SuperChampions più remunerativa che assicuri specie ai top club premi di partecipazione più cospicui.
Come quelli che in proporzione percepisce nel subcontinente indiano il massimo torneo di cricket. La Indian Premier League si attende un nuovo incremento dei ricavi dopo che nel 2017 Star India (Gruppo Disney) ha acquisito per 5 anni i dititti per 2,5 miliardi di dollari con un incremento del 150% rispetto al precedente ciclo.