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 2021  febbraio 28 Domenica calendario

Con il bitcoin record esplode l’economia italiana delle cripto


Un paio d’anni fa un ragazzo poco più che ventenne ha convertito gli Ethereum comprati per pochi centesimi nell’Ico iniziale incassando 400mila euro. C’è chi si è fatto regalare per anni criptovaluta a ogni occasione, ora è passato all’incasso e ha fondato una startup. E chi si è messo a “minare” bitcoin con le schede grafiche per videogame e adesso ha il solo dubbio di quanto dovere al Fisco. «Avevamo anche noi otto schede grafiche da cui ricavavamo 80-100 bitcoin al mese, ci fermavamo quando scendeva sotto i 10 dollari», ricorda Andrea Medri. Oggi la criptovaluta è arrivata a quasi 58mila di dollari, ieri ne valeva 10mila in meno. Intanto in Italia, sull’onda di un crescente riconoscimento del mondo aziendale e finanziario più istituzionale, il bitcoin ha sviluppato un’economia fatta anche di un’industria con eccellenze e opportunità potenziali.
Medri ne è un esempio concreto. Bitcoin lo ha scoperto per caso in Second Life grazie a Davide Barbieri: nel 2013 hanno fondato The Rock Trading, exchange che oggi è il più longevo al mondo. All’inizio la sede legale era a Malta, nel 2017 è rientrata in Italia e si divide tra Milano, Genova e Padova. The Rock Trading è reduce da un equity crowdfunding con una valutazione da 15 milioni di euro: «Puntiamo su una proiezione europea e a una quotazione entro l’anno, su Euronext o in Usa». L’Ipo di Coinbase a una valutazione da 100 miliardi di dollari fa sognare anche lui. Trt ha oggi 17mila verificati, di cui più di 2mila solo da inizio 2021, una frazione dei 43 milioni di Coinbase, ma l’operatività è decuplicata negli ultimi mesi.
Attività lievitata anche per Conio, l’app che mette il bitcoin alla portata di tutti: da dicembre i volumi sono raddoppiati e gli utenti sono oggi 200mila, a una media di 20-30mila nuovi al mese dai 5-10 mila di un anno fa, anche grazie all’accordo con Hype di Banca Sella e Nexi. «Le banche iniziano a offrire le cripto e la domanda crescerà: oggi l’ha in portafoglio solo l’1% dei potenziali investitori, domani potremmo arrivare al 25-30%», spiega Christian Miccoli, cofounder di Conio. In Conio ha investito anche Banca Generali sulla base di una valutazione di 70 milioni di euro, secondo le indiscrezioni: «I fondi saranno utilizzati per l’espansione internazionale, aprendo il nostro servizio alle banche. Per ora siamo fermi a bitcoin, ma non è escluso che apriremo ad altre cripto». Punta a consolidarsi sul mercato nazionale Young, altro exchange tutto italiano, operativo dall’anno scorso. La startup, 27mila utenti attivi e 5 milioni di euro di transato giornaliero, è stata valorizzata 10 milioni di euro l’anno scorso, ma ha già in mente una nuova ricapitalizzazione per l’ingresso di nuovi soci.
Per un mondo di frontiera come quello delle criptovalute l’italianità diventa un valore che garantisce rispetto delle regole, a partire dall’antiriciclaggio. Oltre alle procedure standard, ogni singola operazione è analizzata con algoritmi e strumenti di forensica per verificare la provenienza dei fondi: la blockchain permette di ripercorrere all’indietro tutti i passaggi di ogni singola frazione di bitcoin per ricostruire l’esatta provenienza e, nel minimo caso di sospetto, bloccare la transazione.«Oltre alla compliance normativa, la sicurezza è il nostro valore: abbiamo una soluzione di sicurezza a più livelli e multifirma. L’obiettivo è arrivare a 100 milioni di euro in custodia per fine anno». A parlare è Ferdinando Ametrano, Ceo di CheckSig, attiva nei servizi di custodia per high net worth individuals: partita a settembre ha cinque milioni di euro in custodia da 23 clienti.
Il bitcoin ha assunto una dimensione reale a Rovereto, in provincia di Trento, dove una trentina di negozi l’accettano per pagamenti. «Siamo partiti prima degli altri con un progetto di ricerca accompagnato da un ecosistema fisico per testare quello che avremmo voluto sviluppare», spiega Marco Amadori, Ceo di inbitcoin e artefice della Bitcoin Valley di Rovereto. Oggi prosegue con la consulenza per aziende: «Il bitcoin crea una base di fiducia su cui costruire strati applicativi superiori attraverso crittografia e teoria dei giochi». «Nel 2017 in Italia si era catalizzato un ecosistema fiorente e all’avanguardia a livello mondiale. Poi ha avuto la meglio un ambiente burocratico ostile a ogni tipo di business tanto più se innovativo. È stata un’occasione persa», afferma Giacomo Zucco, fondatore di BlockchainLab e uno dei pionieri di bitcoin in Italia. Allora una banca come Intesa Sanpaolo aveva sperimentato con notarizzazione su bitcoin e persino un prototipo di “stablecoin”. Zucco alla fine se n’è andato in Svizzera.
La Bitcoin Valley «dimostra che è possibile e legale sviluppare una microeconomia che può dare un’idea delle opportunità che si aprono per imprese e innovazione», spiega Davide Zanichelli, deputato M5S. Eppure «dobbiamo constatare ancora una forte distanza della classe politica – commenta Federica Rocco, Ceo di Cryptovalues -. Se si comprendesse il potenziale di crescita derivante dal mondo dei digital asset e dalla blockchain, si genererebbero anche le risorse necessarie per la formazione delle autorità di vigilanza». Il bitcoin finisce per essere vittima del suo stesso successo essendosi trasformato in riserva di valore e, quindi, in prodotto finanziario che fa perdere di vista il resto: «Non siamo di fronte a un fenomeno antagonista, ma a una tecnologia che può semplificare ed evolvere in maniera migliore – commenta Andrea Conso, partner dello studio Annunziata & Conso -: ci sono imprenditori che credono in questa industria, sia dal punto di vista tecnologico che finanziario».