Il Sole 24 Ore, 28 febbraio 2021
Usa, il sì della camera al primo pacchetto di aiuti voluto da Biden
La Camera americana ha approvato il mega-pacchetto di aiuti economici da 1.900 miliardi di dollari voluto da Joe Biden, avvicinando il presidente all’obiettivo prioritario dei suoi primi mesi alla Casa Bianca: un nuovo, ingente sostegno rivolto anzitutto a famiglie, disoccupati, campagne di vaccinazione e località provate dalla crisi da pandemia. Il via libera dei deputati è arrivato nonostante le strenue obiezioni dei repubblicani, che hanno denunciato il piano come eccessivo e affollato di «chimere» progressiste.
Il voto, al termine di un dibattito-maratona, è stato di 219 a 212, con due democratici che si sono uniti a tutti i conservatori nell’opporsi al provvedimento. La legislazione arriva adesso al Senato, dove sono previsti emendamenti che porteranno a un successivo vaglio finale della Camera, stando alle intenzioni dei democratici, entro il 14 marzo, quando sono in scadenza precedenti sussidi pubblici. La speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, ha già celebrato l’approvazione, affermando che si tratta di una «grande legge» che sarà varata indipendentemente da correzioni apportate in Senato. Mentre il presidente Biden ha sollecitato il Senato «ad agire velocemente perché non abbiamo tempo da perdere» per battere il virus e «far ripartire l’economia».
L’economia americana appare in effetti in ripresa, con previsioni che vedono il Pil marciare nel 2021 forse di quasi il 7 per cento. Ma l’incertezza è elevata e ogni recupero diseguale: la disoccupazione è superiore al 6% e, sommando chi, scoraggiato, ha lasciato la forza lavoro, è stimata almeno al 10%, con settori dei servizi in grave affanno. Il pacchetto di soccorsi, in particolare, stacca assegni da 1.400 dollari a persona, fino a redditi individuali da 75.000 dollari l’anno e familiari da 150.000 dollari. Offre crediti d’imposta più generosi, aiuti per gli affitti e le piccole aziende. Stanzia 50 miliardi per la distribuzione dei vaccini, 200 miliardi per riaprire le scuole dell’obbligo, 350 miliardi per gli stati. E alza i sussidi federali per i senza lavoro a 400 da 300 dollari la settimana, estendendoli fino ad agosto.
È però proprio sul lavoro che è tuttora in atto un duro braccio di ferro, capace di dividere gli stessi democratici. La Camera ha tenuto fermo nel piano un aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora entro il 2025 dagli attuali 7,25 dollari. Ma al Senato la misura appare destinata a fallire, sacrificata alle regole scelte per far decollare rapidamente la legislazione: il funzionario apartitico della Camera alta incaricato del rispetto delle norme, il “parlamentarian”, ha stabilito che un incremento salariale deve essere stralciato perché viola la procedura di “reconciliation”, che consente di varare unicamente leggi che riguardano il budget, cioè spesa ed entrate fiscali. Questo iter avrebbe consentito ai democratici al Senato di aggirare l’ostruzionismo e la necessità del consenso di almeno 60 senatori su cento per portare la legge in aula, considerando che il partito di Biden ha solo 50 seggi, più il voto del vicepresidente Kamala Harris per spezzare l’impasse.
Il no del parlamentarian ha scatenato immediate polemiche: la sinistra democratica è insorta, denunciando la necessità di mettere al bando salari «da fame» e chiedendo che il funzionario del Senato sia sostituito o ignorato, oppure che venga eliminato l’ostruzionismo. Tutte ipotesi alle quali Biden è contrario; almeno due senatori democratici moderati, inoltre, sono comunque contrari agli aumenti salariali proposti temendo scoraggino le assunzioni.
I leader della maggioranza al Senato stanno esplorando soluzioni in extremis che tengano fede a promesse elettorali di un aumento del minimum wage, prima di rinviarlo a futuri progetti di incerta adozione. Tra le controverse ipotesi allo studio da inserire nel pacchetto da 1.900 miliardi è spuntata una sovrattassa a carico delle grandi imprese, a partire dal 5% del totale dei loro salari, se hanno dipendenti pagati meno di 15 dollari l’ora. Per aziende più piccole scatterebbero invece incentivi pari al 25% dei salari pagati, con un tetto di 10.000 dollari l’anno.
Le associazioni imprenditoriali hanno denunciato nuove tasse come deleterie per una ripresa. Ma incrementi del salario minimo sono popolari nell’opinione pubblica quanto l’intero piano di aiuti e si stanno facendo strada, oltre che nella Corporate America, tra alcuni repubblicani. Il moderato Mitt Romney ha proposto di alzarlo a 10 dollari l’ora e il radicale Josh Hawley di imporre 15 dollari a business con fatturato superiore al miliardo.