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 2021  febbraio 28 Domenica calendario

Il punto sul dossier Alitalia

Discontinuità e accelerazione. È la linea che il governo intende seguire sul problema dell’Alitalia, preso in carico direttamente dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Ieri mattina a Palazzo Chigi c’è stato un vertice con Draghi, il sottosegretario Roberto Garofoli, i ministri dell’Economia Daniele Franco, delle Infrastrutture Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. L’incontro fa seguito alla riunione di venerdì tra Giorgetti, Giovannini e il Mef. E un nuovo vertice ci sarà nei prossimi giorni. L’intenzione è mettere a punto una proposta «nel segno della discontinuità». Giorgetti, Giovannini e Franco ne parleranno alla commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, in un videcocollegamento previsto mercoledì o giovedì prossimi. Nessuna decisione è stata presa. L’intenzione, secondo fonti governative, è presentarsi con un piano credibile, «in discontinuità» rispetto alla gestione precedente del dossier, e con un’accelerazione dei tempi. Alitalia ha esaurito la cassa, non paga i fornitori. Solo domani pagherà gli stipendi di febbraio. C’è il rischio che gli aerei rimangano a terra.
L’orientamento è proseguire nella direzione del trasferimento almeno delle attività di volo di Alitalia al “vettore nazionale” Ita, la Newco creata dal Mef, per la quale sono stanziati 3 miliardi. La questione chiave però è con quale procedura e in quanto tempo. Se si dovesse fare una gara, come ha chiesto la Ue, ci vorrebbero 4-5 mesi. Alitalia non ha le risorse per sopravvivere, le servirebbero almeno 200 milioni di euro. Il governo non vorrebbe iniettare altri soldi nella compagnia, a parte i circa 50 milioni stimati come residuo indennizzi Covid (che la Ue non ha ancora autorizzato). Si sta ragionando sulla possibilità di fare un’operazione rapida, con il consenso Ue. Le ipotesi sarebbero diverse. Una l’ha suggerita a Giorgetti il commissario di Alitalia, Giuseppe Leogrande: fare un trasferimento diretto da Alitalia a Ita del “lotto aviation”. Un’altra ipotesi potrebbe essere l’affitto di azienda, in attesa della cessione definitiva. Secondo fonti governative nel vertice non ci sarebbero state indicazioni per una strada anziché un’altra. Il piano industriale di Ita, presentato al Parlamento e alla Ue, prevede l’assorbimento da aprile di circa metà di Alitalia, da 47 a 52 aerei e 5.200-5.500 dipendenti. La Ue però ha di fatto bocciato il piano. In una lettera dell’8 gennaio ha chiesto che le attività di Alitalia siano vendute «con una gara, trasparente, non discriminatoria e non condizionata» e che handling e manutenzione siano venduti a operatori diversi da Ita, cioè uno spezzatino, osteggiato dai sindacati. Altrimenti, secondo Bruxelles, non ci sarebbe «discontinuità economica» tra vecchia e nuova compagnia. E Ita dovrebbe restituire al Mef le somme, 1,3 miliardi più 165 milioni di interessi, iniettate in Alitalia dopo il commissariamento, perché aiuti di Stato. Intanto Ita sta rifacendo il piano, dopo la bocciatura decretata dagli uffici tecnici della Ue e i rilievi mossi, in un documento riservato, dagli advisor del Mef che considerano il piano non sostenibile, incompleto nel profilo finanziario, carente nelle strategie industriali. Il nuovo esecutivo ha potuto verificare che il dossier Alitalia è complicato. Molto più che cambiare il nome ai ministeri.