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 2021  febbraio 28 Domenica calendario

I 60 anni di Diana

Vittorio Sabadin: «Se fosse ancora viva, credo che Diana oggi vivrebbe in America, moglie di un ex giocatore di baseball, in una villa con una grande piscina dove nuotare, una delle sue passioni. Ne avremmo un ricordo molto diverso: dopo la storia con Dodi Al-Fayed la sua popolarità era già in declino, i giornali che l’avevano celebrata cominciavano a criticarla, come avvenne per Jackie Kennedy dopo il matrimonio con Onassis. Sarebbe sicuramente fuggita dall’Inghilterra e dall’Europa, proprio come ha fatto Meghan».
Simonetta Agnello Hornby: «Io la vedo totalmente diversa. Non più bella, sempre elegante e di gran classe, Diana sessantenne rimarrebbe a Londra e si occuperebbe di opere di beneficenza per i bambini. Vivrebbe tra Londra, la Country House del fratello e la propria casa di campagna. Sarebbe una nonna molto presente per gli amatissimi nipoti».
V.S.: «Chissà cosa avrebbe detto di Kate e di Meghan e che tipo di suocera sarebbe stata. Credo che avrebbe approvato Kate, così brava a recitare la parte, ma l’avrebbe stimolata a ribellarsi un po’ di più e a non appiattirsi alle esigenze della corte come sta facendo. Di certo avrebbe approvato la ‘borghesizzazione’ che Kate ha fatto di William. Su Meghan non so: Harry era il figlio preferito e più coccolato, superare l’esame sarebbe stato difficile per qualunque donna che volesse sposarlo. Forse Diana avrebbe però capito la doppia personalità di Meghan, che ha sempre un piano in mente e si atteggia a vittima degli eventi che lei stessa determina».
S.A.H.: «Non sono d’accordo. Kate proviene da una famiglia di arrampicatori sociali. Diana non si sarebbe trovata a proprio agio con lei e la sua famiglia, e non l’avrebbe stimolata in alcun modo. Meghan invece le sarebbe piaciuta: è di sangue misto, moderna e progressiva, inoltre s’è fatta da sé, lavorando. Anche Diana da ragazza lavorava. L’idea di avere un nipote con una nonna nera le sarebbe piaciuta, dopo tutto tra i suoi amanti c’erano un medico pakistano e un avventuriero egiziano! Meghan voleva alleviare le sofferenze dei bambini africani, e Diana l’avrebbe ammirata, e le sarebbe stata immensamente grata per aver reso felice Harry».
V.S.: «Ancora oggi si discute molto se Carlo sia stato vittima o carnefice di Diana. Di questa storia conosciamo solo la versione di Diana, perché Carlo, ligio all’imperativo reale "mai spiegare, mai lamentarsi", non ci ha mai fornito la sua. Penso sia stato un atto di grande signorilità, dal quale però è uscito a pezzi. Carlo ha cercato di aiutare Diana in ogni modo per superare la bulimia e lo stato psicologico nel quale si trovava già prima del matrimonio, a causa dei traumi dell’infanzia. Se lei è stata vittima di Carlo, anche lui oggi è vittima di Diana, che lo ha accusato di cose non vere alle quali la gente ancora crede, con la complicità di Netflix e di The Crown».
S.A.H.: «Non vedo Netflix e The Crown. I miei amici alla Università di Cambridge che erano contemporanei del principe Carlo lo ricordano come una persona triste e poco intelligente. Carlo è un debole: Camilla lo ha preso e non lo ha più mollato. Ma la regina madre e Lady Spencer,le rispettive nonne di Carlo e Diana, amiche d’infanzia, hanno deciso il matrimonio tra Carlo e Diana quando erano piccoli. Quando dopo il matrimonio, Diana superò Carlo in popolarità, lui ne fu indignato e geloso. Ricordo che gli fui presentata anni fa ad un ricevimento a Clarence House per una Charity di emigrati giamaicani, di cui ero l’avvocato. Mi è stato descritto come arrogante. Invece era tranquillo e cortese. Mi tempestò di domande sulla Charity, secondo me per la noia di dover stringere la mano di dozzine di persone. Mi faceva pena. Dunque non vedo Carlo né come carnefice né come vittima riguardo a Diana. È semplicemente uno sfortunato, vittima di un sistema arcaico e ingiusto: ogni essere umano ha il diritto di scegliere il proprio lavoro, di sposare la persona che ama e da cui è riamato, e di vivere come vuole, che sia contadino, operaio o monarca. È un diritto fondamentale, negato a Carlo».
V.S.: «La morte improvvisa di Diana a un’età così giovane, 36 anni, ha determinato la sua immediata santificazione, com’è avvenuto per Marilyn Monroe, Jim Morrison, James Dean. Ma negli ultimi mesi della sua vita stava studiando il Corano, forse voleva convertirsi all’Islam per riconquistare il chirurgo pakistano Hasnat Kahn, o per compiacere Dodi. Anche i figli erano contrari al nuovo legame con gli Al-Fayed, così pacchiani per la ricchezza continuamente ostentata. Aveva imboccato una strada che l’avrebbe presto privata del consenso della gente, e che avrebbe dato ragione a chi già parlava della sua abilità nel manipolare i fatti e le persone facendo credere a tutti di essere una vittima».
S.A.H.: «Diana era confusa sulla religione. Ai tempi del suo amore con medico Hasnat Kahn, pakistano e mussulmano praticante, che si dice la amò per davvero, Diana aveva perfino chiesto ad un monaco francescano di Londra di celebrare il loro matrimonio! Avrà pure pensato di diventare mussulmana! Il 1° settembre 1997, ero tornata a Londra dalla Sicilia. Ero sbalordita dalla commozione generale per la morte di Diana, il giorno prima. Non si parlava che di lei e di Dodi (i buoni e sfortunati innamorati), della monarchia e di Carlo (decisamente i cattivi). Decisi di andare al funerale per rendermi conto del motivo per cui il popolo inglese s’era "sollevato" contro la casa di Windsor - dopo tutto si trattava della morte della ex moglie di Carlo! La città era vuota, tutti i londinesi erano attaccati al televisore. Qua e là, sull’ingresso dei posti da lei frequentati, la gente lasciava fiori, regali e biglietti. Alla Stazione del Metro di Green Park, un gran folla andava verso St James Park. Li seguii. Arrivata all’incrocio con Stable Yard, su cui dà Clarence House, mi resi conto che la bara stava per uscire dal cortile: era l’inizio della processione della salma, che avrebbe seguito l’intero perimetro del parco. Il silenzio era assoluto. La folla di tutte le età e razze, muta. Davanti a me, tre ragazze - due nere e una bianca - piangevano, abbracciate. Una mormorava: "Come potrò vivere senza di lei?" Mi trattenni dal rispondere:"Non preoccuparti, sarà come prima". Quelle emozioni, la grande folla, il funerale di Stato deciso dal governo Blair per la moglie divorziata dell’erede al trono, sembravano una farsa degna di Hollywood. Come se il governo volesse "santificare" Diana. Nessuno pensava ai due fratelli orfani. Ne parlò soltanto il fratello di Diana, Lord Spencer, al funerale nella chiesa di St Margaret, nella piazza del Parlamento. La bara era seguita da William e Harry. Uno quindicenne e l’altro tredicenne, erano al centro dello spettacolo, sotto gli occhi di migliaia di persone. Pallidi, lo sguardo vuoto, il volto teso - due orfani soli tra la folla. Non c’era il padre, non c’erano gli Spencer, non c’erano i Windsor. Soli. Non ho mai visto tanta noncuranza nei riguardi di due ragazzi orfani».
V.S.: «A più di vent’anni dalla morte forse è arrivato anche il momento di cambiare la risposta alla domanda: chi l’ha uccisa? I giornalisti e i fotografi si disse allora. Il giornale fondato da Gramsci, l’Unità, titolò "Perdonaci principessa". Molte inchieste hanno ormai stabilito che Diana è stata uccisa da un conducente che aveva bevuto dopo avere assunto tranquillanti, alla guida di un’auto insicura a velocità folle in un tunnel pericoloso. Diana si era sempre servita dei fotografi: li conosceva tutti, li avvisava di dove sarebbe stato ormeggiato il giorno dopo lo yacht sul quale si trovava con Dodi. Perché fuggire in quel modo all’ennesima foto di quell’estate con il suo nuovo amante?».
S.A.H.: «Anni dopo la morte di Diana lessi per motivi di lavoro, un report confidenziale che non escludeva un’altra ipotesi, la possibilità cioè che l’incidente automobilistico di Parigi fosse stato pianificato da nemici di Dodi Al-Fayed, un playboy pieno di debiti, che aveva potenti nemici nel mondo islamico e aveva abbandonato la fidanzata americana, alle soglie del matrimonio, per Diana. In tal caso, l’inaspettata presenza di Diana aveva reso "l’incidente automobilistico" un caso mondiale».
V.S.: «Diana ha scosso come un tornado la monarchia, ma anche Meghan non scherza. A Londra ci si domanda chi alla fine avrà fatto più danni. Io penso Meghan: ai tempi di Diana la monarchia era forte, oggi è debolissima a causa dell’età avanzata di Elisabetta e del principe Filippo, dello scandalo di Andrea, del Covid che tiene lontani i reali dalla gente, delle difficoltà di Carlo e Camilla di farsi accettare come futuri sovrani. La fuga in America dei Sussex, con tutto quello che ancora potranno dire e fare contro la Royal Family, rischia di dare il colpo di grazia a un’istituzione millenaria che potrebbe finire con Elisabetta, l’ultima grande regina».
S.A.H.: «Io, come tanti inglesi, penso poco alla "Famiglia Reale" e rispetto enormemente la laboriosità e la diligenza della regina. So poco su Harry e Megan, i Sussex. Mi annoiano, e dal poco che so, credo che non abbiano alcun potere, abilità o volontà di dare il colpo di grazia alla monarchia, soprattutto visto che la paternità di Harry è da sempre in discussione. Trovo ingiusto che il principe Carlo - amante della borghese Camilla sin dalla gioventù - sia stato costretto a sposare Diana, in quanto nobile e illibata. Il matrimonio ha fatto più danno a Diana che a lui. Ferita, umiliata e mai amata, Diana Spencer ha dimostrato quanto una "brava ragazza" possa diventare manipolatrice e far male alla famiglia del marito infedele».