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 2021  febbraio 27 Sabato calendario

I telecronisti più bravi parlano meno


Che tristezza gli stadi vuoti, le partite in tv sembrano videogiochi! Non mi soffermerò qui sull’importanza del pubblico, il cui tifo (un virus?), secondo studi scientifici, farebbe aumentare i livelli di testosterone dei giocatori, ma su un aspetto che mi pare nuovo, anche a livello internazionale. Come dimostrano le partite infrasettimanali di Champions e di Europa League.
Perché i giocatori, appena subiscono un fallo, si mettono a urlare come ossessi? Succedeva anche prima, ma i rumori di fondo coprivano le grida disumane? La paura del vuoto crea reazioni inaspettate? La memoria potrà ingannarmi, ma non ricordo che in passato si urlasse così tanto. E qualche partita non lontana dal campo l’ho pure vista.
L’urlo potrebbe nascere da una questione tecnica: il calcio moderno è soprattutto gioco di possesso ed essere derubati della palla da un avversario è un grave errore, spesso decisivo. Quando avviene, il primo impulso è di tipo istrionico: il calciatore inscena una recita per trasformare l’errore in un fallo subito. Il pubblico è come un coro greco che, con un boato, evidenzia i falli di gioco. La sua assenza fa sì che sia lo stesso giocatore a gettarsi per terra al primo contatto e a strillare senza ritegno, costringendo l’arbitro a prendere una decisione forzata. Quasi sempre, fischiato il fallo, il dolore sparisce. Oppure, notatelo, se l’arbitro concede la regola del vantaggio, il giocatore si alza prontamente per partecipare all’azione. Non voglio accusare nessuno: dico solo che un contesto inedito genera comportamenti che prima non conoscevamo.
Stesso discorso si potrebbe fare per le telecronache. I commentatori più bravi parlano un po’ di meno e lasciano spazio alle voci che provengono dal campo: allenatori, ma anche arbitri. A riprova che se gli allenatori avessero un microfono, potrebbero essere loro le vere seconde voci.