La Stampa, 27 febbraio 2021
a Bruxelles si torna a parlare di Web tax
Dal primo G20 finanziario a guida italiana arriva il cambio di rotta meno atteso. Gli Stati Uniti, tramite il segretario del Tesoro Janet Yellen, hanno spiegato che non si opporranno più a una digital tax per i colossi del web, da Amazon a Zoom, passando per Facebook e Google. Ed è solo il primo cambio di rotta definito dal consesso dei ministri delle finanze e dei governatori delle banche centrali. Come spiegato dal padrone di casa Daniele Franco, ministro dell’Economia, occorre anche continuare con il rilancio delle misure per la ripresa e una stretta cooperazione mondiale sulle campagne vaccinali.
La segretaria del Tesoro Janet Yellen ha spiegato che gli Stati Uniti non sostengono più la clausola del cosiddetto “porto sicuro” per le negoziazioni sulla tassa digitale, che andrebbe a colpire i colossi del web. Una clausola, proposta dal predecessore di Yellen, Steven Mnuchin, che avrebbe permesso ai big tech a stelle e strisce di non essere oggetto di nuove tassazioni. Se così fosse, i proventi dei giganti digitali potrebbero rientrare negli schemi fiscali nazionali, come invece non è ora per via della smaterializzazione dei servizi addotta dai vari Facebook o Google.
La mossa della Yellen, e dunque dell’amministrazione Biden, apre un nuovo capitolo nella dialettica tra i due lati dell’Atlantico. Come fa notare una fonte governativa statunitense vicina al dossier, «si tratta di primo passaggio verso una nuovo ordine nei rapporti fra Washington e Bruxelles». L’obiettivo è luglio,ha ricordato Franco, rimarcando anche che occorre una urgente riforma del sistema fiscale internazionale, più egualitaria e più attiva al contrasto dei paradisi fiscali.
Sullo sfondo restano le sfide per l’economia globale. Prima fra tutte, i vaccini. Come spiegano i membri del G20 l’urgenza è quella di «garantire un accesso ampio a strumenti diagnostici e terapeutici e a vaccini sicuri in tutti i Paesi. Allo stesso tempo, i Membri attribuiscono grande importanza alla preparazione contro future pandemie. A questo scopo è stato istituito un panel indipendente di alto livello per il finanziamento di beni comuni globali per la preparazione e la risposta alle crisi pandemiche». Affinché non vi siano più errori.
Non meno importante la lotta alle diseguaglianze. Secondo Franco la crescita del gap tra chi ha più e chi ha di meno, in particolare nei Paesi più sviluppati, è una «tendenza da invertire il più presto possibile, dal momento che vi è un impatto sulla ripresa globale».
Torna così al centro dell’attenzione il progetto di fornire linee di credito per 500 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo, tramite il Fondo monetario internazionale, per affrontare il decorso della pandemia. Ipotesi scartata da Donald Trump, ma tornata nell’agenda di Washington. Il G20 ha infatti «incaricato le organizzazioni finanziarie internazionali di esplorare nuovi strumenti per garantire a livello globale le esigenze di finanziamento e adeguate riserve di valuta nel lungo periodo. Il Fmi proporrà un’allocazione generale dei diritti speciali di prelievo».
Sul fronte finanziario, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha sottolineato come, nonostante una notevole resistenza del sistema finanziario internazionale, sia necessario un passo in avanti. «Non è possibile abbassare la guardia – ha detto – dati i rischi di insolvenza delle imprese che operano nell’economia reale». Uno dei temi cruciali per il prossimo biennio. —