La Stampa, 27 febbraio 2021
La lectio di Conte
Nessuno sa davvero se quello del professor Giuseppe Conte, all’università di Firenze, sia stato un ritorno o solo un saluto. Se la sua lectio magistralis sulle “lezioni della pandemia”” sia stata la prima di una serie o solo un evento, più mediatico che accademico. Di certo con il rettore, Luigi Dei, l’ex premier ha discusso dei suoi possibili impegni didattici in questo secondo semestre, che inizia dopodomani. Potrà tenere «lezioni, conferenze e seminari nei corsi di Giurisprudenza, in quelli del dottorato in scienze giuridiche e della Scuola di specializzazione per le professioni legali», ha spiegato Dei. Non corsi strutturati, quindi, già tutti programmati, ma appuntamenti saltuari da organizzare su argomenti specifici. Sempre che il ritorno di Conte, nelle aule della sede di Novoli, non si riveli solo una suggestione. Il rettore, infatti, ha ricordato che, in caso di nuovo incarico politico, scatterebbe in automatico un’altra aspettativa dall’università.
«Tra le motivazioni previste dalla legge – ha ricordato Dei – c’è anche la nomina a presidente o segretario nazionale di partiti rappresentati in Parlamento». Se l’avvocato accetterà di guidare il Movimento 5 stelle, quindi, dovrà rinunciare ancora a lezioni e seminari. Che pure lo stuzzicano, come ha dimostrato nell’oretta in cui è tornato virtualmente in cattedra, soprattutto per rivendicare la strategia con cui il suo governo ha affrontato il primo anno del Covid: dal difficile equilibrio tra «tutela della salute e salvaguardia dell’economia» al ricorso ai famosi Dpcm, «necessario di fronte all’imprevedibilità della pandemia». Comunque, solo «entrando nella dimensione ampia della Storia, saranno possibili bilanci esaustivi». A proposito di Storia, «la pandemia ha cambiato quella dell’Europa, che prima era percepita come distante ed elitaria dai cittadini» e ora, con il Recovery Fund, ha trovato il riscatto. Uno dei tanti passaggi politici, come quello sull’«europeismo che non è una moda», una stoccata diretta a Salvini e alle «inopinate professioni di fede europeista delle ultime settimane». Ad ascoltarlo poche persone in aula magna (il rettore, alcuni docenti e dipendenti dell’università), quasi 10mila collegate online sul canale Youtube dell’ateneo (4mila i “like"). «Era emozionato, ma gli è mancato il contatto diretto con gli studenti», ha poi raccontato Dei.
Non potevano essere all’interno, ma non c’erano nemmeno fuori dal rettorato, tra piazza San Marco e via Giorgio La Pira, transennate e protette da otto camionette della polizia. Cordone di sicurezza eccessivo, per la contestazione annunciata dal collettivo studentesco di Scienze politiche: tra ragazzi e insegnanti non erano più di 30, meno di giornalisti, operatori e fotografi. Su uno striscione la critica alla presenza dell’ex premier: «I vostri teatrini non garantiscono il diritto allo studio». Secondo Giulia Giovinazzo, 23enne studentessa di Scienze della formazione, «non c’è stata la volontà e la capacità di riadattare l’ambiente universitario alle nuove esigenze. Ci hanno chiuso in casa e basta». In piazza anche la professoressa Costanza Margiotta, fiorentina che insegna Filosofia del Diritto a Padova, «quasi collega di Conte, ma si deve vergognare per non aver mai nominato l’università. Comunque non penso che Draghi farà meglio sull’istruzione negata».
Alla fine nemmeno lo hanno visto: Conte è entrato e uscito in macchina, da un cortile laterale, quello del museo di paleontologia, con tanto di modello di dinosauro Velociraptor piazzato all’ingresso. Evitando così contestatori e giornalisti, ma perdendosi anche le uniche tre ultras contiane, venute ad applaudirlo. Tre signore sulla sessantina, «elettrici 5 stelle, con la speranza che lui prenda in mano il Movimento», ha spiegato Vincenza, con lo smartphone in mano per seguire la lezione via streaming. Accanto a lei Barbara: «Da Conte c’è solo da imparare – ha assicurato, squadrando da lontano il presidio studentesco – guarda questi grulli, ma non lo sanno che non è più lui il premier?». Non è più premier e non è ancora alla guida dei 5 stelle. Ufficialmente, chissà per quanti giorni, è un professore che prepara seminari.—