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 2021  febbraio 27 Sabato calendario

Prché Biden se l’è presa con Mbs

NEW YORK – Attacco politico a Mohammed bin Salman in Arabia Saudita, attacco militare alle milizie iraniane in Siria: in poche ore Joe Biden scopre le carte della sua nuova strategia in Medio Oriente. La novità più sostanziale riguarda il rapporto con l’Arabia, un alleato storico dell’America con cui Donald Trump aveva voluto un legame ancora più stretto: sia per mutuo interesse economico, sia per consolidare l’asse tra Israele e le monarchie sunnite conservatrici in funzione anti-iraniana. La decisione di pubblicare un rapporto della Cia che accusa il principe Mohammed bin Salman (MbS) di avere approvato l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018, è una svolta. Lo stesso Biden ha deciso di parlarne con il re saudita ma non con il principe, un gesto chiaro: si vuole isolare e mettere in castigo colui che è il vero uomo forte di Riad. Però la Casa Bianca si affretta a dire che vuole «ricalibrare, non rompere», l’alleanza con i sauditi. Quell’alleanza è un pilastro storico della strategia americana in Medio Oriente, non un capriccio di Trump. In un Medio Oriente concupito da potenze regionali come l’Iran e la Turchia, più ovviamente la Cina e la Russia, “perdere l’Arabia” sarebbe un errore imperdonabile che un vecchio praticante di politica estera come Biden non intende fare. Dentro il Congresso di Washington voci autorevoli chiedono sanzioni pesanti contro MbS in persona e contro altri membri della famiglia reale. Invece per adesso Biden si limita a gesti simbolici: le sanzioni decise dal Dipartimento di Stato e dal Tesoro, chiamate Khashoggi Ban, colpiscono solo qualche decina di sicari e funzionari direttamente legati all’assassinio, ma non il principe né i suoi familiari. Le sanzioni ad personam varate ieri, contro 76 sauditi, vanno ad aggiungersi ad un’altra misura presa da Biden, la fine degli aiuti militari ai sauditi forniti nell’ambito della loro guerra nello Yemen contro i ribelli Houthi. Poca cosa anche lì. Anche se MbS è caduto in disgrazia con questa Amministrazione, Biden sembra intenzionato a non spingere i rapporti fino al gelo, bensì a chiedere un altro prezzo politico all’Arabia. Il presidente americano vuole usare la vicenda Khashoggi per ammorbidire l’opposizione di Riad contro l’accordo sul nucleare con l’Iran. Quando era il vice di Barack Obama, Biden fu coinvolto da vicino in quell’accordo del 2015, poi denunciato e disdetto unilateralmente da Trump. Biden ha detto che vuole rientrare nell’accordo, ma uno dei suoi problemi è l’opposizione saudita. È un’opposizione radicale, di principio, che non si accontenterebbe di migliorare l’accordo: non lo vuole e basta. Da anni Riad ha detto chiaramente che preferisce, al limite, un Iran con l’atomica ma isolato e in pessimi rapporti con l’America. L’Arabia così come gli Emirati, hanno un interesse strategico al permanere di un’alta tensione tra Stati Uniti e Iran, per mantenere l’America impegnata militarmente nel Golfo Persico in difesa dei suoi alleati. Biden vuole cercare di cambiare questo calcolo strategico, e l’affaire Khashoggi è uno strumento di pressione sulla monarchia saudita perché rinunci all’opposizione di principio e accetti di discutere come si può migliorare l’accordo nucleare con l’I-ran. Anche verso Teheran però Biden vuole indicare la sua “linea rossa”. L’attacco aereo sferrato ieri contro una milizia filo-iraniana al confine tra Siria e Iraq, è la prima azione militare in quell’area da quando il 46esimo presidente è entrato alla Casa Bianca. L’attacco aereo ha colpito una postazione di confine dove transitano convogli di armi. Sarebbero stati uccisi diversi uomini legati all’Iran. Il raid aereo era la reazione ad un attacco di matrice filo-iraniana contro una base americana in Iraq, colpita da missili all’inizio di febbraio. Il segnale del Pentagono è chiaro: nessun colpo sferrato contro gli americani resterà senza risposta. Ma Washington ha scelto una risposta limitata, non tale da scatenare un’escalation. Biden vuole riprendere i negoziati con Teheran e non ha molto tempo a disposizione, la finestra di opportunità è nei prossimi tre mesi, in cui l’Iran consente ancora alcune ispezioni internazionali ai suoi siti nucleari. Biden vuole migliorare l’intesa di Obama del 2015, possibilmente allungandone la durata. Altri obiettivi di Biden sono una riduzione delle attività iraniane in campo missilistico nonché a sostegno di gruppi terroristi in Medio Oriente.