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 2021  febbraio 26 Venerdì calendario

Se dottor Jekyll e Mr Hyde continuano a uscire dalle caverne del patriarcato morente


Penso a Marta Cartabia alla Giustizia, a Luciana Lamorgese agli Interni, a Paola Ansuini a capo della comunicazione di Palazzo Chigi, a Francesca Bria a capo del Fondo italiano per l’innovazione, e a tutte le altre italiane, e sono sempre di più, che occupano ruoli di responsabilità. E mi chiedo: quando queste signore erano giovani donne, qualcuno, un uomo, ha detto loro “stai zitta! Non capisci! Non puoi farcela!
Impara a cucinare perché studiare non è per te! Avrai mica le tue cose!” eccetera?
E sì, devono averci riso sopra perché certo la villanata non le ha sfiorate e sono diventate lo stesso quel che sono; se invece nessuno ha osato è perché già allora, quando erano giovani “femmine” qualsiasi, parevano intoccabili e degne di rispetto. Oppure, e forse questa potrebbe essere la ragione più vera, uno ne hanno incontrato, fascinoso, ogni giorno un mazzo di rose, una poesia d’amore sussurrata: ma c’era nel suo sguardo una specie di allarme, e l’eccesso di squisitezza le ha spaventate, le ha fatte fuggire: prima che fosse tardi. Molto prima che fosse tardi, subito.
Allora mi chiedo, e chiedo alla folla di ragazze che protestano ovunque contro il maschilismo efferato che troppe di loro incontrano e troppe purtroppo accettano, perché gli uomini di oggi, quelli che loro conoscono e frequentano, con cui convivono e talvolta fanno figli, sono così orribili? Da dove vengono? Dove li trovano? Cosa li ha trasformati da allegro Topolino in orribile Gambadilegno?
(scusate il riferimento anni ’30). Non era capitato neppure a me di conoscerne di così primitivi, in tempi in cui si stava zitte, si studiava economia domestica, neanche veniva in mente di diventare ministro o chiedere al detestato amato di aiutarti ad asciugare i piatti. O forse era proprio per quello, per la nostra ipocrita inesistenza, che erano più diffuse le vedove dei vedovi, contesse e contadine non faceva differenza che, femminili secondo i canoni prescritti, giorno per giorno, usavano antiche stregonesche pozioni di famiglia, di cui la natura benigna è ricca, per liberarsi dell’uomo padrone, senza dar nell’occhio, cavandosela quasi sempre. È ovvio che questo insistente e inascoltato coro di giovani e fiduciose menadi (vedi La dea dell’amore di Woody Allen, 1995) mette a disagio noi signore dei tempi peggiori ma forse più facili, e credo lasci indifferenti la maggior parte degli uomini, sia perché sono sicuri di essere adorabili gentiluomini (e non è detto che non lo siano), sia perché sono contenti che le donne, incoraggiate a lamentarsi e ribellarsi quanto vogliono, poi si sfrenino meno in rivendicazioni che li coinvolgano e disturbino.
A me sembra che per frenare, se non cancellare, la tragedia delle donne ammazzate da chi avevano scelto di amare, 15 negli ultimi due mesi, non basti metterle in guardia contro i comportamenti maschili taluni al limite dell’inverosimile, che cominciano con parole che paiono innocue e sono invece l’annuncio di future atrocità. C’è il momento della scelta, dell’inizio di una avventura, ma come fai a capire che quell’uomo premuroso che dice di amarti un giorno ti darà fuoco perché hai detto «lasciami in pace»? Come fai a capire in tempo che non sia uno dei tanti, troppi dottor Jekyll e Mr Hyde che continuano a uscire dalle caverne del patriarcato morente? Anche loro, quei maschi, forse non lo sanno che diventeranno assassini, che ammazzeranno la compagna e magari anche i figli e se stessi. Quindi temo che quando arriverà il primo schiaffo, o una di quelle frasi che a me paiono fuori tempo (ma ce ne saranno altre più attuali), denunciate da una folla di donne tutte insieme, sarà troppo tardi. Perché malgrado le iniziative di protezione, attorno alla donna destinata a soccombere si farà un vuoto di incredulità, prudenza, rassegnazione, indifferenza. Per queste vite perdute si sta cominciando a dare non proprio una quasi accettazione sociale, ma forse solo l’importanza di un fatto di cronaca nera, uno come tanti; e per esempio le 30 coltellate alla matura signora di Genova (sottolineo matura) dalla desolata esistenza e dalla orribile morte annunciata, sono state ricordate dai tg giorni dopo, frettolosamente. E c’è chi ha provato un senso di colpa rendendosi conto della solitudine estrema di una persona che aveva accettato il suo destino pagandosi il funerale, sapendo che nessuno l’avrebbe salvata. Con sempre minor convinzione, mi pare, si cercano soluzioni, sollecitando separazioni, rifugi, denunce, l’intervento di forze dell’ordine, magistrati, psichiatri, medici, vicini di casa, amici, parenti. Un po’ succede e un po’ no, comunque gli uomini continuano ad ammazzare e le donne a morire. Perché? Non perché non sei stata zitta quando ti han detto di star zitta (io lo dico spesso ad ambosessi queruli e irrefrenabili che si zittiscono), ma perché hai avuto la disgrazia di incontrare un narcisista patologico, un manipolatore perverso, così sostengono gli esperti. E come lo individui? Difficile ti dicono, perché si maschera, e quando lo incontri ti pare di non averne conosciuto uno più amabile. Come se non bastasse, dicono gli studiosi, questo uomo gentile che poi ti darà fuoco forse soffre del famoso disturbo del controllo degli impulsi, può essere cleptomane, piromane, preda di shopping compulsivo e gioco d’azzardo, e poi sì, anche di femminicidio. Allora che si fa? Si pensa, si scuote la testa, si suggerisce alle donne come difendersi dai primi musi e dal primo spintone. Si studiano percorsi per recuperare l’uomo violento, si impone alle forze dell’ordine di dar fiducia alla donna che denuncia, di intervenire sempre; gli uomini della civiltà deprecano quelli delle caverne, le donne che aiutano le donne non accettano le spiegazioni psicologiche che sminuiscono la colpa, ma poi diciamo la verità, pensano gli sfortunati con le donne e sono sempre di più, un po’ di responsabilità ce l’avranno anche loro, quelle prese a martellate. Intanto il muro di via De Amicis di Milano, il Muro delle Bambole, una bambola per ogni femminicidio, è sempre più affollato. Forse intervenire sugli adulti perché accettino la fine del patriarcato è troppo tardi, forse lo è già anche dalle scuole, forse bisognerà cominciare dalla nascita? Se sì, ancora una responsabilità delle donne.