il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2021
Mr Suzuki se ne va in pensione
Osamu Suzuki è una figura quasi mitologica nel mondo dell’auto. La sua decisione di andare in pensione alla veneranda età di 91 anni non è un semplice retirement, bensì la fine di una storia di quasi mezzo secolo da protagonista in Suzuki (che giusto nel 2020 ha compiuto 100 anni), dove ha fatto l’amministratore delegato, il presidente e quindi il chairman nel consiglio d’amministrazione.
È il regista dell’accreditamento a livello mondiale di uno dei più antichi marchi automobilistici giapponesi, dell’espansione vorticosa in India dove insieme a Maruti è diventato il primo costruttore. Delle alleanze poco fortunate con i tedeschi di Volkswagen e gli americani di General Motors, nonché di quella più proficua con i conterranei di Toyota, con cui Suzuki sta lavorando su powertrain a basso impatto ambientale e sulla nuova frontiera della guida autonoma. Lottando nondimeno come un leone per centrare gli obiettivi dell’azienda nonostante i tempi di pandemia.
Uomo dalla disciplina ferrea ma dal carattere gioviale, pare abbia risposto così a chi gli chiedeva se la decisione di ritirarsi a vita privata fosse dovuta a motivi di salute: “non mi preoccupa la mia salute, nell’ultimo anno ho giocato a golf ben 47 volte”.
Sarà per questo che ciò che lo attende in realtà è una pensione a mezzo servizio: continuerà infatti a sedere nel consiglio di amministrazione Suzuki, da consulente.
Difficile rinunciare a uno così, anche a 91 anni.