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 2021  febbraio 25 Giovedì calendario

Strane coppie della politica

P er quanto cinici è possibile ritenersi, a prima vista era sembrato un falso, o uno scherzo, o un gioco promozionale, sui social ne circolano fin troppi. Era invece la pura verità. Con un tweet il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha in tal modo salutato la conclusione anticipata della trasmissione di Barbara D’Urso in onda sulle reti Mediaset: “In un programma che tratta argomenti molto diversi tra loro, hai portato la voce della politica vicino alle persone. Ce n’è bisogno!”.
Ma perché?
Dice: perché lei lo invitava, lo trattava bene, una volta gli ha fatto anche dire che il primo Conte era «il governo di Mark Caltagirone», e alla fine si facevano la foto abbracciati, lui con la manona sui fianchi di lei. Dice che uno spin doctor zingarettiano è molto amico di Barbara; dice pure che può essere un impiccio di agenti tv, Presta versus Morando, come se non bastasse districarsi tra Area dem e Base riformista.
Dice questo e dice quest’altro, ma in realtà dalla D’Urso ci vanno tutti: abbracciati, lusingati, a ognuno la sua “carineria”, Berlusconi (padrone di casa) «mi si è fidanzato?»; Dibba, quanto sei prestante; Matteo (Renzi), annunciami tu la pubblicità. Poi il Covid ha dato la stura, per cui Salvini ha recitato l’Eterno riposo («che ci seguono da lassù», cioè i morti sintonizzati) e di recente s’è affacciato anche Arcuri: non sarà che gli arabi si sono fregati i vaccini?
E poi, o forse era prima, comunque è partita una gazzarra tra il super parrucchiere Federico Fashion Style, con mamma al seguito, e quel signore con la barba azzurra, Ciacci si chiama, che l’ha rivendicata come emblema di libertà. Che magari lo è pure, ma non c’entra con l’apoteosi barbaresca di Zingaretti, o forse sì.
E qui bisognerebbe andarci piano, ma anche chiedere uno sforzo di prospettiva e di indulgenza dinanzi ai processi profondi e alle rispettabili ripercussioni che hanno portato tanti a perdere di colpo la fede nell’impegno e in particolare nel comunismo; e quindi forse a oscillare, senza nemmeno poterselo dire, verso il Grande Nulla travestito da spirito di adattamento. Come se la necessità o la salvezza fosse nell’accettare il canone del più fantasmagorico, implacabile e contagioso peggiorismo tv, pure condividendo formato, tempo, spazio e speranzosi picchi di audience con l’ultima smargiassata di Fabrizio Corona, la confessione lacrimosa di Angela Chianello “Non ce n’è Coviddi!”, l’ennesima disorganica mutazione del Ken umano divenuto Barbie, l’autocontusione pseudo-omofoba dell’ex di Zorzi a mezzo di surgelato o i perfidi sospetti su Nina Moric che avrebbe mozzicato il cane della famiglia del suo ex Favoloso.
Perché gli autori di Barbara D’Urso sono formidabili burattinai; ma il terribile sospetto, ormai quasi una certezza, è che in questi anni Sua Maestà il Trash sia diventato non solo lo specchio, bensì l’interfaccia di tutta la politica che, vuota ed esausta, si fa parassita della scena oscena. Un trash divenuto, da forma estetica, progetto politico egemone, rivalsa populista che “porta” la voce (anche) di Zingaretti “vicino alle persone”. Trash carnale, mistico, virologico, zizzanesco, vezzeggiativo, “amò”, “tesò”, progressista: «Ce n’è bisogno!» esclama l’impaziente leader pd – ancora una volta l’ultimo a capire che con Draghi e tutto ciò che l’ha portato lì l’aria è talmente cambiata che a Mediaset hanno deciso che basta.