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 2021  febbraio 25 Giovedì calendario

Il partito della Meloni può diventare il primo del centrodestra. Parola di Paolo Natale

La Meloni, stando all’opposizione senza estremismi, potrebbe diventare il primo partito del centrodestra. Salvo il governo Draghi non riesca a gestire la crisi così che in estate l’epidemia si spenga e inizi la ripresa economica. E allora il suo ruolo all’opposizione si indebolirebbe». Lo spiega Paolo Natale, politologo dell’università statale di Milano, e consulente dell’Istituto di ricerca Ipsos. «Siamo in una fase di marmellata politica, in cui gli schieramenti si sono sfarinati e le maggioranze di governo sono variabilissime. Questo non consente la governabilità del Paese, mi auguro che alle prossime elezioni politiche, probabilmente la prossima primavera, gli schieramenti si ricompongano e si vada verso due blocchi alternativi». E su Matteo Salvini dice: «Il leader della Lega è costretto a essere un po’ di lotta e un po’ di governo se vuole tenere assieme la sua base elettorale».
Domanda. Salvini è sceso con il megafono in piazza al fianco dei ristoratori, salvo poi essere chiamato a colloquio dal premier Draghi e concordare sull’opportunità di adottare toni più sobri nella comunicazione. Quanti ruoli deve recitare l’antieuropeista Salvini ora al governo con l’europeista Zingaretti?
Risposta. È la sfida della Lega, lo strabismo di Salvini è l’unico metodo possibile per tenere assieme la sua base elettorale: da un lato rispondere alle richieste del mondo produttivo del Nord, che vede nel governo di larghe interesse di Mario Draghi una garanzia per la ripresa economica. Dall’altro, deve rispondere alla base movimentista che a stare con il Pd proprio non voleva e per la quale un governo di larghe intese resta indigeribile, e quindi deve dire che non è con i poteri forti e con questa Europa, ma al fianco dei lavoratori e dei piccoli imprenditori. Per tenere tutto assieme, deve essere un po’ di lotta e un po’ di governo.
D. L’antieuropeismo duro e puro è finito?
R. I Borghi e i Bagnai, nella loro versione originaria, non avranno grande spazio nella strategia della Lega in questa fase. Nell’Europa ormai ci siamo, si tratta di vedere come modificarla dal di entro, sarà il mood. Un po’ di alternità verso Ue e governo, un po’ di scossoni ogni tanto, ma senza tirare troppo la corda.
D. Un atteggiamento meno intransigente verso l’Europa porta a un riposizionamento della lega che nel centrodestra stesso?
R. È la logica conseguenza dell’operazione che sta portando avanti Giancarlo Giorgetti. Del resto, Forza Italia, almeno quella di Silvio Berlusconi, e dunque il partito di maggioranza del centrodestra, è finita, resterà un partitino del 6-7%, e magari farà anche accordi con altri. C’è tutto un bacino elettorale moderato che fa riferimento alla produzione, all’imprenditoria, ai professionisti, che la Lega può calamitare dimostrando di saper essere forza di governo nazionale oltre che regionale. I tempi del Papeete sono finiti.
D. Il partito di Giorgia Meloni è l’unica forza di opposizione a questo governo. A quale elettorato punta?
R. Inevitabilmente calamiterà la destra più inferocita che prima faceva riferimento alla Lega. Con la scelta del governo Draghi assistiamo a una inversione dei ruoli tra il leader della Lega e la leader di Fratelli d’Italia, ma tutto resta nel centrodestra.
D. L’ascesa di Fratelli d’Italia nei sondaggi è destinata a fermarsi?
R. No, anzi, i primi dati dicono che continua a salire, è proiettata a scalzare il Pd, che non riesce a sfondare quota 20%, e non è escluso che diventi primo partito. Molto dipende da cosa succede nei prossimi mesi: se il governo Draghi non riuscirà a gestire la crisi così che in estate l’epidemia si spenga e inizi la ripresa economica, per la Meloni si aprono grandi spazi.-Anche perché, e questo non è secondario, pur essendo unica alternativa al governo delle larghe intese non è mai apodittica, mai estremista.
Certo, se invece Draghi dovesse far ripartire il sistema Paese il suo ruolo all’opposizione si indebolirebbe molto.
D. Meloni leader dunque di una destra di opposizione ma comunque istituzionale?
R. Esatto. È da un anno almeno che la Meloni sta maturando questa strategia, finora coronata dal successo. E la sua leadership ha premiato molto Fdi. I leader sono decisivi per il destino dei partiti.

D. Chi è il leader dei 5stelle?
R. Bella domanda. Ne avevano uno, Giuseppe Conte, che avrebbe potuto dare al movimento un profilo solido e costruttivo, nell’alveo del centrosinistra, ma lo hanno perso per strada. L’unica salvezza per il Movimento è recuperarlo. Almeno per quel Movimento che corrisponde al 60% di elettorato grillino che era favorevole a entrare nel governo Draghi.
D. Certo è un movimento che ha governato con tutti, la Lega prima, il Pd dopo, ora Pd e Lega assieme.
R. Viviamo una fase in cui c’è una marmellata politica, in cui gli schieramenti si sono sfarinati e le maggioranze di governo sono variabilissime Questo non consente la governabilità del Paese, mi auguro che alle prossime elezioni politiche, probabilmente la prossima primavera, gli schieramenti si ricompongano e si vada verso due blocchi alternativi, magari con un sistema elettorale simile a quello dell’elezione dei sindaci.
D. Era lo scheletro dell’Italicum, la legge elettorale di Matteo Renzi.
R. Esatto aveva delle storture, indicate dalla Corte costituzionale che potevano essere corrette. Ma un ritorno al proporzionale puro sarebbe un grave errore per il Paese, assegnerebbe uno strapotere ai partiti, continueremmo ad avere maggioranze raffazzonate nate in Parlamento e non nelle urne.
D. Quanto piace Mario Draghi agli italiani?
R. La fiducia che gli viene accordata sfiora il 70%, con un largo consenso proveniente, con l’eccezione di una buona metà dei pentastellati, da quasi tutti gli altri elettorati, nonché dalla cosiddetta «area grigia» (astenuti o indecisi), che molto spesso è il vero termometro per giudicare l’azione di un governo o di un presidente del consiglio: se si ottiene l’appoggio di coloro che non sono politicamente schierati, le fortune di un esecutivo possono infatti durare a lungo nel tempo.