La Stampa, 24 febbraio 2021
Una terza intervista a Luca Zingaretti
Si respira aria di addio, di scatoloni aperti, nostalgia, tristezza, una malia romantica che prelude al vuoto. Pensoso Luca Zingaretti, pensoso il produttore Carlo Degli Esposti, gli attori Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, lo zoccolo duro invecchiato con il personaggio. Eppure si sta presentando il 37° e pare proprio, ultimo dei capitoli de Il Commissario Montalbano, Il metodo Catalanotti, in onda l’8 marzo in prima serata su Rai1. Una storia particolare e che ribalta le certezze stratificate negli anni. Una sorta di ribellione pre-senile per esorcizzare la fine. E ancora il teatro e le sue regole, tema tanto caro a Camilleri e oggi di stringente attualità, soprattutto il passare del tempo, argomento pirandelliano per eccellenza.Zingaretti, ha avuto anche lei l’impressione dell’addio?«Si, la sensazione era quella anche se nulla è veramente deciso. Dobbiamo elaborare lutti pesantissimi. Questo è l’ultimo dei tre film seguiti alla tempesta perfetta che ci ha investito con la morte di Camilleri prima del regista Sironi dopo e di altre figure senza cui è stato durissimo lavorare. Tornare in quei luoghi e non trovarli più mi dava un senso di tristezza infinito».In questo romanzo si tradisce Montalbano per come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi. Lei si sente un traditore?«No, traditore no. È Camilleri e non io a perpetrare il tradimento del personaggio e lo fa ai danni della sua casa, del suo territorio, dei suoi uomini, della sua donna. Sovverte tutto come mandasse Cappuccetto Rosso a rapinare una banca. Amore e morte, sesso e ossessione».E lei,come l’ha presa?«Come una sfida, quella di un uomo che per innamoramento perde il controllo, si fa guidare dalla passione, da nuovi sentimenti che lo disorientano, adatti a questa incertezza generale. Un corto circuito, una crepa nel suo disincanto dovuto al desiderio per una donna libera, interpretata da Greta Scarano, personaggio femminile di straordinaria modernità. Così nega i topos di vita. Da regista ho pensato di far recitare tutti i duetti sopra le righe ai modi della commedia dell’arte. Raccontare quello che vuoi che esula da quello che sei».Altre tentazioni Montalbano le aveva avute, qui il terremoto mette in crisi un’esistenza. È stata dura?«Faticoso, da regista. Serviva coraggio per un salto nel vuoto, bisognava restituire lo scollamento del romanzo. E per giunta con un ruolo da condottiero che non avrei mai voluto, portato a termine solo grazie al grande aiuto di tutti. Questo episodio mi rimarrà dentro».E poi c’è la madre dei temi pirandelliani, il tempo che fugge, la giovinezza mantenuta tramite il possesso. Tipica reazione maschile all’invecchiamento. Lei ha mai pensato che un giorno dovrà fare i conti con questo aspetto della vita e anche lei, fuggire?«Ma dove vuole che vada! Meglio di dove sto non potrei e non saprei che altro augurarmi rispetto a ciò che già ho. Vede, nella mia vita cerco di raccontarmi poche fesserie, dunque non corro troppi pericoli».Non per tutti è così però.«A volte ci si perde per poi scoprire che da tempo non si decide più della propria vita. Io sono immune proprio perché tanto fortunato, ho un lavoro che mi piace, una famiglia stupenda che adoro. Me dovrebbero mena’ per portarmi altrove».Perché ci tiene tanto a sottolineare che l’8 marzo andremo a vedere un episodio inedito?«Ci sono state troppe repliche e la gente è confusa. Fosse per me le userei con molta parsimonia, anzi, non le userei proprio. Ma capisco che in piena pandemia facevano audience e la Rai ci ha guadagnato. Però le esagerazioni non vanno mai bene».Che cosa vi siete lasciati lei e Montalbano?«Io a Montalbano ho lasciato i capelli, lui a me il senso della giustizia, le sue simpatiche antipatie, la sua integrità nel trattare i deboli e i potenti. Anche io gli ho dato tanto, soprattutto i miei difetti».Progetti per il futuro magari insieme a sua moglie Luisa Ranieri che sta raccogliendo il successo di Lolita Lobosco?«Non mi piacciono le coppie sul set, almeno non mi vado a cercare le occasioni. Non ne faccio una strategia. Ma a marzo ho Il Re per Sky».