la Repubblica, 24 febbraio 2021
Larissa raccontata dal papà, Gianni Iapichino
«C’è stata tanta attesa, prima che Larissa venisse al mondo. Due settimane e mezzo ad aspettarla, lei proprio non ne voleva sapere di nascere. Fiona è entrata in ospedale alle 6,30, e a digiuno è rimasta ventiquattro ore prima che arrivasse Larissa. La gente conosce Fiona May per le sue medaglie, ma non sa che questa impresa, questo dolore, ne valgono un’altra di medaglia».
Larissa Iapichino, raccontata da papà. Da Gianni l’ex primatista italiano del salto con l’asta, l’ex marito di Fiona May, l’uomo col giubbotto di pelle nero che abbraccia la figlia ad Ancona nel sabato che ha sconvolto l’atletica italiana. Record italiano indoor del lungo (eguagliata la madre), record mondiale indoor under 20, minimo olimpico raggiunto. A diciott’anni già testimonial di REDValentino, Red Bull, Puma, e soprattutto di un’Italia giovane e multiculturale che guarda al futuro senza paura: ce n’è abbastanza per fare girare la testa a un padre.
Larissa si è fatta desiderare. Poi, quando è arrivata, ha dato subito prova di essere speciale?
«È sempre stata avanti. Leggeva moltissimo, soprattutto fantasy, chiedeva sempre di comprarle un libro. È cresciuta con una buona proprietà di linguaggio, che l’ha aiutata nella didattica a scuola.
Videogame? Pochi. Cartoni invece tanti, mi ricordo le colazioni guardando Peppa Pig, Doraemon, le Winx».
Lei è nato in Ohio da madre americana, Fiona è nata britannica e diventata italiana: Larissa dove si sente a casa?
«Lei, come la sorella Anastasia, è un miscuglio di culture. La Giamaica, la Gran Bretagna, l’Italia, gli Usa. Ma se c’è un territorio al quale lei è legata visceralmente, questo è la Toscana.
Firenze è la sua città, lei si sente fiorentina al cento per cento, rappresentante della toscanità. Qui le viene facile coltivare un’altra sua passione».
Non è difficile immaginare.
«È appassionata di storia dell’arte, adora Botticelli, Amore e psiche di Canova, nelle foto che posta su Instagram c’è sempre una simmetria che accarezza le opere d’arte e i panorami fiorentini. È stata aiutata anche da professori molto bravi».
Già, la scuola, qualche volta un problema per chi pratica lo sport ad alto livello.
«Eppure proprio quest’anno, in un periodo così difficile, al liceo scientifico Da Vinci lei ha trovato un atteggiamento molto comprensivo.
La preside le ha detto di stare tranquilla, di fare le sue gare e organizzare lo studio come se fosse all’ università. Si è sentita sollevata, sta affrontando la stagione con un altro atteggiamento mentale».
Non deve essere stato facile gestire la separazione con due bimbe piccole.
«Non nascondo che sia stata una separazione difficile, con parecchi contrasti. Non bisogna farli ricadere sui figli, ma purtroppo le bambine ne hanno un po’ risentito all’inizio.
Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, col tempo Larissa e Anastasia ne sono venute fuori molto bene, sono unite, hanno bisogno l’una dell’altra. Fiona era spesso impegnata e faceva il possibile per essere presente, io ho lasciato il lavoro, ben contento di sacrificarmi».
Fiona May era presente con lei nel magico sabato di Ancona.
«Io ho accompagnato Larissa, che vive con me e ha trovato la mamma a farle una sorpresa supergradita.
Dopo gli anni dei contrasti, così, senza dire niente, improvvisamente Fiona ed io abbiamo trovato un punto di equilibrio, un tacito assenso.
Sappiamo quel che vogliamo, e le figlie hanno i cellulari per organizzarsi coi genitori. Calma piatta».
Se dovesse raccontarsi in poche parole, come farebbe?
«Io sono uno di quelli che erano già eliminati quando Sergej Bubka entrava in gara. Sì, è vero, sono stato primatista italiano del salto con l’asta, ma ho anche assistito ad uno dei più grandi fenomeni dell’atletica di tutti i tempi. Quando saltavo io il mio tecnico aveva una cinepresa e una valigetta col vhs dentro, ora ogni salto lo trovi subito su YouTube.
Facevo summer camp nei boschi del Maine insieme al futuro re di Spagna, poi sono diventato maestro di golf.
Professione che ho lasciato per crescere Larissa e Anastasia. Ora ho costituito una società, “Jump” per gestire l’immagine non solo di Larissa, ma anche di altri atleti e artisti».
Che impressione le ha fatto vedere sua figlia modella di Valentino?
«È stato un tuffo in un mondo che sembrava lontano, eppure diventato così concreto grazie a uno staff che ha saputo mettere Larissa a suo agio.
Questa collaborazione con la linea giovanile di Valentino è stata raccontata anche da Forbes Usa, che ha parlato di un’atleta “che rappresenterà un’Italia che cambia”».
Larissa dopo il salto di Ancona ha detto di sentirsi “una cucciola tra le leonesse”.
«Anche se in questo si sente svuotata dall’adrenalina, è già diventata una leonessa».
E il padre come si pone con una leonessa che cresce?
«Lei non è una facile, è tosta, e anche se pure io sono un carattere forte, con lei divento un punching ball. Con me lei si può sfogare».