Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2021  febbraio 24 Mercoledì calendario

Vaccini, le proposte della Moratti


Milano Prima Bollate, Meda, Viggiù e Castrezzato, adesso anche la provincia tra Brescia e Bergamo diventa fascia arancione rafforzata. Assessore Letizia Moratti, basterà a fermare la virulenza delle varianti?
«Dobbiamo mettere in campo due azioni. La prima è un’azione di mitigazione. Stiamo tenendo sotto controllo sanitario il territorio in modo da poter intervenire in maniera preventiva e circoscrivere le aree critiche in base al numero di persone positive superiori a 250 per ogni 100 mila abitanti e al numero di ricoveri in ospedale e in terapia intensiva. In provincia di Brescia stiamo osservando una forte accelerazione delle infezioni dovuta alle varianti che riguardano il 39 per cento dei contagiati. In particolare la variante inglese. Siamo intervenuti appunto con un’azione di contenimento per mitigare il contagio. Questa politica fino a oggi ci ha consentito di poter lasciare aperte le attività nelle zone non critiche. Ma da sola la mitigazione non basta».
Visto l’aumento delle infezioni nel Paese non sarebbe stato meglio una fascia arancione rafforzata per tutta l’Italia in modo da resettare i contagi e vaccinare il più rapidamente possibile?
«Noi abbiamo sia un problema legato alla salute sia un problema sociale con tante persone che rischiano di perdere il lavoro o di chiudere la propria attività. Sono due diritti entrambi. E comunque agiamo in base alle disposizioni che ci vengono fornite. Il governo ha deciso di usare le fasce e noi ci muoviamo nell’ambito delle indicazioni».
Stava dicendo che la sola azione di mitigazione non basta. Che serve ancora?
«Un cambio nella strategia vaccinale. Da una parte mantenere e portare a conclusione le vaccinazioni per il personale sanitario, le Rsa, il personale e gli ospiti delle strutture sociosanitarie e gli over 80. Dall’altra concentrare prioritariamente le risorse vaccinali nelle aree critiche in modo da contenere il contagio. Partiremo da domani, giusto il tempo tecnico per attrezzarci. Iniziamo dai comuni al confine tra la provincia di Brescia e di Bergamo che fanno da cerniera tra le due province. La strategia è quella di creare una sorta di muro ideale tra le due province per contenere quanto più possibile il virus».
Il cambio della strategia di vaccinazione con la priorità per le fasce arancioni penalizzerà altre categorie?
«Non va a scapito di altre categorie perché la rimodulazione del vaccino di AstraZeneca, con la possibilità di somministrazione fino ai 65 anni e l’allungamento da 10 a 12 settimane per la seconda dose ci aiuta. Come potrebbe aiutarci anche l’altra proposta che abbiamo fatto al tavolo tecnico che vede insieme il ministero della Salute, l’Iss, Aifa, Agenas e 4 regioni».
Quale proposta?
«Il tavolo tecnico si è costituito un paio di settimane fa. L’abbiamo chiesto perché abbiamo pensato che in un momento come questo, con l’evoluzione della malattia, l’aumento dei contagi e la scarsità di vaccini, fosse utile una sorta di unità di crisi che potesse aiutare tutti a prendere le decisioni nel tempo più rapido possibile. Come Regione Lombardia abbiamo già portato al tavolo il parere dei professori Remuzzi, Grossi e Gori sull’opportunità di estendere AstraZeneca fino a 65 anni e di allungare i tempi per la seconda dose. Il parere è stato validato prima da Aifa e poi dall’Iss. Questo ha consentito al ministro di firmare la circolare autorizzativa. Adesso abbiamo presentato una nuova proposta».
Il governo
Mi trovo a dialogare
in maniera costruttiva con il ministro
e con tutti gli altri interlocutori
Sempre sui vaccini?
«Due giorni fa, dopo aver fatto ulteriori approfondimenti basati su pubblicazioni ed evidenze scientifiche, oltre alle esperienze maturate in altri Paesi, abbiamo chiesto di prevedere la somministrazione di una sola dose e/o il posticipo di 6 mesi per chi ha già contratto il Covid. Un’eventuale risposta positiva ci permetterebbe di avere una maggiore disponibilità di vaccino. È all’esame del ministero».
Il rapporto tra Regione Lombardia e governo è stato costellato da infinite polemiche. Sembra di capire che con l’arrivo del governo Draghi il clima sia cambiato.
«Sono qui da troppo poco tempo per dare una risposta sul passato. Però, se devo esprimere un parere sull’oggi, dico che è assolutamente positivo. Mi trovo a dialogare in maniera costruttiva con il ministro e con tutti gli altri interlocutori».
La questione del personale mancante non mandato da Roma è stato risolto?
«No, ma non deve essere un alibi».
Resta il tema della scarsità dei vaccini.
«Nelle prossime settimane ci sarà un aumento dell’invio delle dosi. Le previsioni dicono oltre 190mila vaccini di AstraZeneca nella prima settimana di marzo e oltre 220mila di Pfeizer sempre a marzo».
Perché la Lombardia è partita dopo le altre regioni?
La Lombardia
È la prima regione per numero di vaccinati: 600 mila. E va ricordato che abbiamo 10 milioni di abitanti...
«La Lombardia è la prima regione per numero di vaccinati: 600 mila. E non dobbiamo scordarci che la nostra regione conta 10 milioni di abitanti, quasi uno Stato. Difficile fare paragoni con le altre regioni».